SCIALPINISMO A FERRAGOSTO.

  • META: Col Serena mt. 2.547
  • DOVE: Valle d’Aosta, Crevacol
  • DISLIVELLO & SVILUPPO: 900 mt + 10 km A/R
  • NOTE: lo scialpinismo ultimamente è duale, o freddo o caldo porco.

Una volta erano domande retoriche, oggi vedere che nevica ad agosto o, peggio, vedere che agosto è adesso e quindi vi nevica eccome…..è realtà. Chissà quanto durerà o chissà se potremo essere orgasmici in funzione della neve. Fra un po’ quando nevica saremo fortunati se potremo abbandonare qualsiasi cosa stiamo facendo per andare a pestar neve. Gli altri? Ciccia.

Continua il Corso SA1 24, dopo il giro in Val d’Avers eccoci proiettati in VDA, dove è meglio riempire le auto per ammortizzare il costo del viaggio. Il problema è che il verbo ‘riempire’ potrebbe non essere ben intrepretato. Stavolta la logistica l’abbiamo studiata male, anche se ce la siamo cavata non sappiamo ancora come abbiamo fatto a transumare fino a Crevacol. E’ stato un po’ come quella filastrocca in cui ti chiedono come fanno quattro elefanti a salire sulla Cinquecento…

Nel nostro caso userei la Smart e mi chiederei come fanno ventuno persone a salirvi, sci compresi. Tra conte, posti a sedere e attrezzatura specifica abbiamo compiuto un miracolo.

Anche la viabilità non ci ha aiutato visto che a Santhià c’è sempre qualche sorpresa ed il tratto compreso tra Viverone e Ivrea riserva sempre incognite: stavolta la strettoia ed un’unica corsia. Se un paio di settimane fa vedevamo Trepalle dall’alto, qui l’attrezzatura la vediamo molto da vicino e l’espressione non tarda ad arrivare, anche se limitata a soli due attrezzi!

Arriviamo a destinazione con un piccolo venticello fastidioso che tuttavia non scoraggia più di tanto; al parcheggio il sole non arriva, ma non arriva fino a fine marzo; abbiamo dovuto scegliere una gita in cui il manto nevoso fosse presente.

Partiamo come gli indiani durante l’insediamento nelle Riserve, poi piano piano prendiamo la giusta carburazione e saltelliamo fra gobboni che ci portano nell’unica direzione logica sfociante lassù nel colle. L’andata è praticamente un nostro dominio totale, nessuno oltre a noi, salvo qualche eremita senza amici; il ritorno, invece, sarà costellato da una miriade di ciaspolatori e ritardatari attirati dal nostro stesso obiettivo.

Arriviamo al Colle praticamente come i bagnanti arrivano agli scogli; non sappiamo più cosa togliere e dove parcheggiare i pedalò. Come al solito la vista è al plasma, senza decoder e dalla Francia alla Svizzera. Stavolta il vento non c’è, ma solo una gran calma condita dalla nostra presenza.

Ci apparecchiamo per la discesa dopo le foto di rito; il primo tratto è molto interessante e lo godiamo in pieno, poi la situazione diventa penosa: neve gessosa e sciabile con tanta fatica. Prevale il principio di portare a casa le gambe. Ogni tanto qualcuno prova a dare soluzioni estemporanee con suggerimenti per inclinazioni varie e pendii improvvisati: stessa solfa. Ci convinciamo che è tutto buono, ma conduciamo le curve con l’obiettivo di arrivare all’auto il prima possibile.

Finiamo nuovamente al parcheggio e terminiamo la giornata con una bella merenda; abbiamo tutto e non manca ovviamente neanche la tavola. Davide offre la sua splitboard che viene piazzata come fosse il tavolo di Sissi. L’unico inconveniente è il freddo, ma non possiamo permetterci ritardi. Ci siamo attrezzati con tutte le leccornie possibili proprio per evitare lungaggini da bar ed evitare ritardi per code….ecco, ci siamo riusciti. Infatti nella coda ci siamo infilati insieme a tutti i Merenderos con la nostra stessa idea.

Qualche sacrificio bisogna pur farlo, l’importante è che sia andato tutto bene e che ci siamo divertiti. Stavolta il Gruppo era numeroso fra corsisti ed aggregati.

Adesso la cosa dura sarà riprendere dopo le ferie e, a fine mese, via con le luminarie di Natale!

Partecipanti: Anna, Alice, Luciano, Luigi, Gigi, Ale, Ronz (per tutti ormai Frank Poncharello), Francesco, Lorenzo, Alfredo, Bruno, Davide, Giuseppe, Bob, Marco, Giuseppe1, Alessandro, Paolo, Andrea, Roberto e Patajean.

by Patajean