ANDAR DI COCA! — DOMENICA 6 DICEMBRE ‘15

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  • CIMA: Pizzo Coca mt. 3.050;
  • GRUPPO: Orobie Bergamasche;
  • DIFFICOLTA’: SA….Stack Atent, sulla cresta;
  • DISLIVELLO: domila-cen méter e forse qualcuno in più;
  • NOTE: tra dire e fare c’è di mezzo IL e qui è lo stesso; l’articolo permette di distinguere il pizzo dalla polvere bianca, anche se alla fine della gita qualche dubbio viene.

Che ci fosse qualcosa di strano lo si sentiva nell’aria; prima di tutto buttar lì in questo periodo una gita con dislivello superiore ai 2.000 metri, poi organizzare una gita senza che chi l’ha proposta venisse ed infine un chiaro messaggio ai bordi della strada, ossia il passare con la macchina, prima di arrivare a Valbondione, attraverso la “Contrada Mola”, che rievoca non certo vicende belliche, ma instabilità terrene in cui neanche i ponteggi servono….a buon intenditor.

Cosa pensare oltre che dormire male e cercare di riempire poco lo zaino: buttiamo lì anche le membra senza dir loro che c’è un bel dislivello da percorrere e comunque alla base di tutto ci stanno sempre altre cose che non si possono descrivere sufficientemente bene se non vivendole in maniera diretta e sotto fatica.

A complicare le cose ci si mette un primo tratto in discesa, che ci fa perdere quei 50 mt di dislivello che rodono il fegato. Poi saliamo molto rapidamente al rifugio Coca, forse neanche rendendoci conto di metterci un tempo così breve o forse perché la ‘barretta di Sreck’ ha un effetto dirompente per chi la degusta;

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i pendii cominciano ad incendiarsi del sole che compare e che fa colare le fronti ancora ignare dell’altrettanto intenso percorso che manca. Saliamo alla deviazione che passa dal Lago Coca, dove chiamarlo lago in questo momento è un’offesa: una pozza d’acqua color bianco intenso che contrasta con il ‘fieno dorato’ dei pendii circostanti. In situazioni normali forse un paio di metri in più di acqua ci sono, naturalmente nascosti sotto una coltre nevosa che tutti noi aspettiamo con un misto tra ansia & angoscia. Qui si devia a destra risalendo una scarpata stupida, che Paolinux chiamerebbe ‘Killer Slope’, che deposita su una cresta il cui profilo non molla mai fino alla Bocchetta dei Camosci a più di 2.720 mt di altitudine.

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Sulla spalla che conduce alla Bocchetta i primi segni di stanchezza, guardiamo il tempo e siamo ancora in perfetto orario anche se ignari del tratto che ci resta da percorrere. Dalla Bocchetta inizia un percorso un po’ più difficile del precedente dove bisogna ‘far ballare l’occhio’. Ci si alza per ca 150 metri sino a sbucare su un pinnacolo (parte più esposta di tutta la gita) su cui…..le balle di solito non precipitano, a meno che non restino offese! Infatti qui un piccolo tracollo, qualche sintomo di crampi e la petara che crolla di fronte all’ultimo tratto ed alle parole di un paio di ragazzi che ci dicono non essere ancora finita. Il 50% di noi decide che comunque più di 1.900 metri per oggi sono sufficienti, mentre l’altro 50% capisce che le forze ci sono eccome e le vuole sfruttare in pieno per la cima. Altri ragazzi sul percorso, alcuni fermi al nostro stesso punto ed pochi altri che vanno e vengono.

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Giornatone impagabile e temperatura sicuramente mite ed apprezzata, anche se adesso sarebbe ora che venisse la neve! Le montagne wc-ne ci mostrano alcuni itinerari di tutto rispetto e idee bislacche per nuove gite.

Alle 13.10 circa decidiamo di abbassare le chiappe alla Bocchetta, vedendo gli altri che stanno per sommitare la cima. Appena giri o ti nascondi all’ombra delle rocce capisci che è dicembre, le mani saltano via e le devi prendere al volo per evitare che cadano nel vuoto.

Alle 14.30 siamo nuovamente tutti riuniti alla Bocchetta, introduciamo un po’ di benzina per rifocillarci e poi dentro la ridotta sino al rifugio per una foto di gruppo e poi alla macchina per mettere la parola fine alla giornata. Arriviamo poco prima di dover accendere le frontali, quindi per oggi va bene così. La discesa è un po’ come percorrere una condotta dell’acqua: jiò drizz fin in bass a goccia d’acqua.

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Unico passaggio degno di ricordo durante la discesa, l’incontro con una famigliola di stambecchi: faccia schiva, scodellina di…..loro e naturalezza da vendere; il modo con cui ci hanno ‘umiliato’ salendo una parete che forse aveva passi di IV è stata disarmante. Se poi ci mettiamo che hanno attraversato pure una placca ben più esposta in totale armonia, è la dimostrazione che la natura è incomparabile anche se molti sembrano non accorgersene. Chissà se almeno loro lo sanno…..

Una gita che forse è meglio spezzare in due giorni salendo a dormire al rifugio Coca/Merelli, ma senz’altro un bel momento per apprezzare un dicembre che assomiglia di più ad ottobre.

Pizzo Coca. Profilo

Oggi avevamo proprio voglia di andare in montagna, essendo reduci da forti contraccolpi emotivi per quanto abbiamo visto durante una serata a dir poco coinvolgente svoltasi in Lecco lo scorso venerdì su Marco Anghileri: una di quelle dove ti viene voglia di andar per monti per il piacere di farlo e per assaporare le cose che questo regala. Un’emozione veramente grande ed un dispiacere altrettanto marcato per quanto successo ormai un anno e mezzo fa, se non altro per aver anche noi conosciuto una persona speciale che non si è mai tirata indietro per scambiare due parole, con una semplicità disarmante che apprezziamo nel ricordo ancora oggi. Trasmettere l’emozione del gesto che si compie, qualunque sia e riuscire a far vedere certi momenti che lo stesso gesto emana rimane un modo per vederne anche la passione, che a questo punto si trasforma da parola ad immagine.

Oggi per noi proprio una “Tirata di Coca…!”

Partecipanti di oggi: Giovanni, Michele e Ongiul, il primo 50% del gruppo e complimenti a Ongiul che il giorno prima si era sparato anche il Grignone (!), no comment…..una spece di Burgada del Kurone; Max, Andrea e Patajean, l’altro 50%…..più contemplativo del precedente, ma neanche tanto.

p.s. L’alpinismo classico? In declino…..

by Patajean

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Un commento

  1. Ciao, bel gitone, cavolo, mi son sentito chiamato in causa .
    E’ vero mi dovete scusare l’ho buttata li e poi non son venuto , avrei fatto poco .
    Ho una caviglia che sembra quella di una pallina da tennis, ghiaccio, arnica, tiraoss, macchè niente da fare male boia ancora oggi. Di positivo c’è che non mi devo operare al menisco uau

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