CORSO “SA1+” (Isole Lofoten – Norvegia, 15-24 marzo 2014)

“Hominum natura, novitatis ac peregrinationibus avida est” – Gli uomini per  natura sono desiderosi di vedere cose nuove e di viaggiare [Plinio, Natur. hist. 17, 10, 12]

Tutto cominciò a settembre dello scorso anno nella sede del Cai di Bovisio, quando Samuel e Silvano la spararono  veramente grossa.

“Perché non facciamo un corso SA1 in Norvegia?”  Cioè:  una roba che nessuno si era mai sognato di fare e che solo l’idea sarebbe probabilmente rimasta impigliata in qualche circolare della CNSASA o in qualche punto dell’assicurazione del CAI (absit iniuria verbis).  Le verifiche successive non evidenziarono peraltro  alcun impedimento burocratico ed inoltre i due in  Norvegia ci sarano già stati l’anno prima, asserendo che non ci sarebbero stati grossi problemi per l’alloggio, voli e automezzi.

Mancava anzitutto il merluzzo da prendere per la coda (ovvero il “pataccato” che avrebbe dovuto fare il Direttore del Corso).  Silvano, come vedete, agguantò (senza guanto però, tanto che il volante dell’auto puzza ancora) il malcapitato titolato, che avrete già capito chi è.

 Il nostro povero merluzzo  cominciò a pensare a questo corso SA1 “inconsueto”, comunque in  compagnia di altri quattro merluzzi sezionali (i predetti Silvano e Samuel, con Diego e Stefania)

 

dimostratisi poi abilissimi nella preparazione della logistica. Essendo poi necessario  dare un nome all’iniziativa e dovendola distinguere dall’SA1 tradizionale, alla fine si decise per:  SA1 + (….CNSASA permettendo).

 

Sì, tutto bene, ma senza un’altra pescata di merluzzi, gli allievi, il corso non poteva partire. Dopo un po’ di tentativi andati a vuoto nella rete cadevano  4 esemplari di prim’ordine (Elisa, Grazia, Adriano e Lorenzo).

Le lezioni teoriche furono le stesse  tenute a Bovisio per l’ SA1 standard (che anche quest’anno “ha girato veramente grosso” sotto la Direzione Inox-Patajean) con l’aggiunta a fine serata di esercitazioni norvegesi di topografia e meteorologia.

Nel contempo Diego diventava papà di Fabio e ciò aggiunse gioia in noi tutti, sapendo quanto gli sarebbe costato rinunciare a spalare roba marrone per una settimana,  invece che soffice neve bianca durante un’esercitazione Artva. Ma se dietro un uomo  c’è una grande donna, certe cose si possono comunque fare.

Man mano che la partenza si avvicinava più cresceva la preoccupazione per la neve che non arrivava. Il  freddo, che ha attanagliato gli Stati Uniti nei mesi di gennaio e febbraio,era di fatto sottratto ai paesi scandinavi, dove le temperature erano decisamente superiori alla media. In ogni caso il problema della poca neve c’era solo fino a  100 metri s.l.m., e nelle Lofoten del sud, come mi aveva ragguagliato l’amico Cesare, che era lì la settimana prima della nostra.

Tre giorni prima della partenza  ci ritroviamo per pesare bagagli e dividerci vettovaglie e vino. Le disposizioni sulla logistica le avrebbe date Samuel  e non avrebbero dovuto  essere minimamente essere messe in discussione (come poi ribadì “Herr Direktor” la prima sera  a Oslo, con la bacchetta da maestrino in mano). In particolare ai vari “check in” era stato fissato il divieto di avvicinarlo durante le operazioni al terminale SAS (vero Elisa?). Così pure l’economia ( che deriva da “oikou nomos”cioè  “regole della casa”) sarebbe state esclusiva competenza della ministra Stefania, che peraltro ha fatto poi girare la ruota senza mai riprendere nessuno. Tanto per dirne una, Adriano, il cui bioritmo imponeva la sveglia alla 6,30, provvedeva in automatico alla preparazione della colazione, senza che nessuno glielo dicesse.  

Ritornando al vino, avevo dato la disponibilità a portarmi dietro mia cantina

Solo che il mio non era piu’ vino ma aceto di vario tipo. Quindi bocciatura immediata e tutti all’Esselunga a comprare 4 bottigie secondo le indicazioni di Diego che sarebbe stato colui che si sarebbe occupato del nostro palato per tutta l’avventura.

 

Ci troviamo alle 4,30 del 15 marzo a Linate con l’imbrago in vita per non sforare i 23+8 kg di bagaglio. Ma è tutto superfluo perché al banco della SAS un  chilo in più o in meno fa lo stesso (precisione scandinava SAS in salsa italica).

Arriviamo a Oslo (via Copenghen) e nel pomeriggio decidiamo di visitare la città. Ecco quindi la Valle del Seveso all’Opera.

 

E tanto per distiguerci una volta di più come italiani (= tamarri, bunga bunga) , eccoci sul viale principale della città in posa da veri “Poseroni”.

 

 Ma non basta. Per cena scegliamo un ristorante asiatico “all you can eat” e alla fine Silvano platealmente si fa un mega “doggy bag” con tutto il pane rimasto, cuccandosi  all’uscita uno sprezzante “ENJOY YOUR BREAD” dal mongolo responsabile di sala. Poco male, visto che dopo la colazione in albergo del giorno successivo sarebbe stata l’appropriata l’espressione “ENJOY TUS COSS” visto che, tra uno scherzo e l’altro, erano  sono spariti pure i tovaglioli. Già, tra uno scherzo e l’altro….una costante della nostra avventura….by  Samuel.

 

Voliamo a Evenes,

e quindi con le auto (due efficacissime Skoda Octavia 4WD con route chiodate) scivoliamo per circa 3 ore a 100 km/h  su strade completamente ghiacciate che….era  così stretto che non passava neppure un pensiero (“ipse dixit” dove ipse era Lorenzo, e di ipse dixit ce ne sarebbero stati tantissimi altri durante la nostra avventura).  a Stamsund ci attende una magnifica magione.

 

17 marzo: TORSKMANNEN m. 755 (MS)  

“Dimidium facti, qui coepit, habet” – Chi bene ha cominciato, è a metà dell’opera [Orazio, Epist., 1,2, 40]     

“Oh por Crist, g’ha portà via anca la cruz” si recitava ogni mattina passando davanti alla Chiesa ricordando la battuta di  Renzo dell’anno prima .

 

Le previsioni meteo, che avevo seguito puntigliosamente per 90 giorni asenza interruzioni, promettevano la miglior giornata degli ultimi 90 giorni.

Si inizia, quindi, con prova Artva e relazione della gita.

 

 All’inzio è un po’ una ravanata tra ghiaccio e una fastidiosa “boschina”. Più si va su e più mare e montagna si fondono in panorami mozzafiato che incantano, emozionano,  come non mi era mai capitato.

 

In cima è meglio mettere i ramponi perché le alte temperature delle settimane precedenti e il successivo rigelo, hanno formato una crosta superficiale di ghiaccio assai insidiosa.

In discesa si va alla ricerca di  accumuli di polvere dove i miei super spatoloni RESPONSE , comprati apposta per l’avventura norvegese e per sfinimento da parte del “Capitano, mio Capitano”: Antonio “Kitty”Meroni (che non finiriò mai di ringraziare, altrimenti avrebbe prevalso il mio braccino corto e avrei perso l’ “attimo fuggente”) avrebbero potuto finalmente attivare gli spigoli come si deve.

A valle nessuno ci toglie una ricerca  Artva. Fa freddo. Sono le sei di sera. Tra spesa e trasferimenti arriviamo a casa alle 21 e mangiamo alle 22. E’ anche il compleanno di Silvano, che riceve in dono una bussola (tanto non userà mai perché ha il GPS  (sbagliatissimo! Ndr))

 

18 marzo: GEITGALJEN m.  1085 (BS)

“Nec meus audet rem tentare pudor, quam vires ferre recusent” –  La mia coscienza non osa tentare una cosa quando sa che le forze non sono sufficienti [Virgilio, Georg., 3, 78])

Cerchiamo stavolta di partire presto; inoltre ho detto di portarsi dietro anche la picozza,il tempo è ancora bellissimo; inforchiamo  gli sci praticamente in riva al mare;

 

avanziamo nella “boschina”. Davanti a noi si prospetta subito una bastionata su cui vediamo un po’ di gente che sta “ravanando” . Non è un buon segno; incrociamo un gruppo di italiani che aveva appena rinunciato alla gita. Io mi dico: “proviamo !”. Se è vero che bastano  solo 7 secondi per formare un giudizio su chi ti sta davanti, a me è bastato  il primo traverso ghiacciato per capire la pasta dei quattro allievi, sicuramente  con limitata esperienza scialpinistica, ma comunque in grado di reggere lo stress  qualora avessimo dovuto affrontare qualche passaggio un po’ impegnativo.

Per superare una seconda balza si sono resi necessari di nuovo i ramponi. Ripresa la salita con gli sci arriviamo al colle dove forse godiamo del più bel panorama della nostra avventura.

Con un ultimo sforzo risaliamo a piedi un ripido pendio dove occorre piantare la picozza con la punta e fare molta attenzione. In cima la vista a 360° non si potrà mai più dimenticare. E’ il trionfo del “POSERONE”

La discesa nel primo tratto viene agevolata da una corda. Ci godiamo quindi una bella sciata con luce calante,

 arrivando in riva al mare giusto in tempo per le ultime foto senza flash. La gita è stata “un gitone” e qualcuno pensa di essere pure Gesù Cristo con gli sci.

 

Il rientro avviene a tardi anche stavolta. E’ comunque tempo di aperitivo e allora scopro perché al suopermarket  Adriano aveva riempito il carrello di Coca Cola. Strano – mi son detto- che un tipo così “smart” beva Coca Cola. Poi, mi dicono che invece di portare un litro e mezzo  di “Muller Turgau”, come prescritto,  il nostro si era tirato dietro un litro e mezzo di Rhum. Insomma, tanto per gradire, abbiamo staccato un bel “Cuba libre” post gita, allietandolo con un antipasto ribattezzato “Nacamuli” by Samuel (la parola “Guacamole” proprio non mi veniva) .

 Quando a fine settimana finì la Coca Cola scoprii il “purino”, cioè il Rhum puro.

      

19 marzo: VARDEN  (o Vared) m. 700 (MS)

“Est pabulum animorum, contemplatio naturae” – E’ pascolo dell’animo la contemplazione della natura [Cicerone, Acad. , 2, 127]

La finestra di bel tempo continua e si decide per il Varden. La salita stavolta è facile.  Incrociamo una bella norvegese intenta a gonfiare l’ala da snowkite. Ciò suscita in Lorenzo l’esigenza di lanciare la sua massima quotidiana: “quando vedi una così puoi sempre dire alla tua fidanzata che, anche se sei a dieta, il menù’ lo puoi comunque leggere”.

Dalla cima, altro panorama mozzafiato.

 

La discesa viene prolungata sul versante laterale, tanto che occorre una “ripellata”: del resto mica si può lasciare la poudre intonsa.

Giunti al lago costuiamo la barella di fortuna. Sapevo che che sarei stato messo alla berlina per la cocciutaggine nell’insistere a volerla fare (infatti il tema della serata sarebbe stato : “come allestire una barella –ambulanza  dotata dei vari apparecchi elettromedicali”). Certamente è sempre bene conoscere ogni tecnica utile in caso di emergenza.

Durante la cena Elisa esclama “AURORAAAA !!!”. No, non è una fan di Ramazzotti. E’ che fuori si vede l’aurora boreale, un’emozione riservata solo a chi frequenta le zone polari. Un’emozione che però suscita anche l’ironia di Lorenzo in versione coatto romano, per nulla emozionato dal il cielo verdino (dai Lorenzoooooo!)

20 marzo: tentativo al RUNDFJELLET m.803

“Calamitas virtutis occasio est” – Le calamità sono occasione di virtù [Seneca, De Prov.., 4 ,6]

Quella strana bolla di alta pressione al ivello del mare che non trovava riscontro nella vasta area depressionaria in quota a 5000m e che ci aveva dato 3 giorni di tempo splendido, se ne andò. Se da un lato non abbiamo esulatato per l’arrivo del brutto tempo, d’altro lato sarebbe stata l’occasione per tirare un po’ il fiato.

La salita al Rundfjellet inizia con un tratto pianeggiante di circa 3 chilometri in ambiente da steppa russa, visto anche il vento che tirava. La sensazione era proprio quella della storica ritirata. L’emozione era  comunque intensa  per l’odore della salsedine e per il colore plumbeo del cielo.

 Dopo 400 m di dislivello decidiamo di rientare a causa del vento ormai tempestoso. Stavolta c’è più tempo per fare i turisti e dedicarsi in particolare alla ricerca del merluzzo fresco a Svolvaer.

21 marzo: topografia al TORSFJORDTINDER  

“Difficile est tenere quae acceperis, nisi exerceas” – E’ difficile ritenere quello che hai imparato, senza l’esercizio [Plinio, Epist., 8, 14, 3]

Ci alziamo sotto una fitta nevicata. Sul terrazzo di casa ci sono già 30 cm di neve. Si decide ugualmente di mettersi in macchina, dirigendosi stavolta verso sud e sperando di trovare buone condizioni. Ci fermiamo in riva a un fiordo e io azzardo un esercizio di topografia  chiedendo agli allievi scendere dall’auto e portarmi a vedere le onde del mare aperto che si trovava a circa 3 km a Nord Ovest. Siccome tutto ciò avveniva sotto la pioggia battente, la contrarietà degli altri istruttori era palpabile, ma qui si deve fare addestramento di topografia e 2 gocce d’acqua non possono certo fermare la Valle del Seveso.  Quindi giù tutti dall’auto e in marcia verso l’Oceano , che bisogna capire dove si trova con carta e bussola.  Naturalmante per chi , come me, ha più c…. (ops, fortuna) che anima, smette subito di piovere e, anzi, il cielo sembra quasi aprirsi. Risaliamo sino al colle dove impariamo pure a fare il punto sulla carta misurando l’azimut di cime note (come il Monte Melma Norvegese).

Poi scendiamo a mare.

Giochiamo sulla sabbia bianca di neve e facciamo le foto di rito.

Una volta ripresa l’auto ci dedichiamo al godimento “fuori dal finestrino”

 

E alla visita del caratterististico paesino di Nusfiord.

 

22 marzo KVITTINDEN  M.710 (MS)

“Unusquisque sua noverit ire  via”– Ognuno deve imparare ad andare per la sua via [Properzio, 2, 25, 38]

Il tempo non migliora e ha messo giu’ 30-50 cm di neve fresca. Decidiamo all’ultimo per il Kvittinden che presenta pendii abbastanza regolari. Il pericolo valanghe segnalato  è 3 ma guardandosi attorno si vede qualche valanga sponanea. Procediamo con tutte le precauzioni del caso rendendo gli allievi ben consapevoli di cosa vuol dire fare nel concreto una valutazione locale del rischio valanghe, dopo che la sera prima i nostri si erano dovuti sorbire la regola del 3×3 del Munter. Imponiamo a seconda dei tratti la distanza di alleggerimento e di sicurezza.

Gli allievi provano anche a fare la traccia. Grazia ci grazia con una traccia super  accademica alternando uno “zig” a 40° a uno “zag” a 5° tanto per rompere il ritmo visto che deve prepararsi  per la “Monza Resegone”.  Guadagnamo la cima e contenti per l’ennesima volta,

ci lanciamo in un’altra discesa sino al mare. Anche oggi la gita è stata bella e molto istruttiva. Rientriamo passando per il caratteristico abitato Henningsvaer dove Stefania trova finalmente il suo stocafisso.

23 marzo: Quota m. 370 (STAMSUND)

“ Homines dum docent, discunt “ – Gli uomini mentre insegnano imparano [Seneca, Epist., 7, 8]

E’ l’ultimo giorno, dobbiamo pulire la casa e preparare i bagagli per la partenza del giorno dopo (ore 4). Usciamo da casa direttamente con gli sci e risaliamo la pista dell’unico skilift delle Lofoten. In cima grande spazio, per l’ennesima volta, a grandi scatti con neve e mare.  Ormai non ci rimane da fare che la simulazione della ricerca organizzata in valanga. Nella foga dello scavo Adriano non si accorge di aver spalato anche l’Artva che finisce a 2 m di distanza.  Non trovandolo nel punto cercato perde completamente l’orientamento e fatica a realizzare dove stava il problema.

Siamo ormai alla fine e non c’è nessuna voglia di tornare. Passiamo il pomeriggio e la sera a vederci e rivederci foto video come se non riuscissimo a distaccarci da quei posti così magici.

24 marzo: il RIENTRO      

Partiamo a notte fonda per Evenes e con un dislivello di 30 000m (Evenes-Oslo-Copenaghen-Malpensa) arriviamo a casa. Come ultimo atto, all’aeroporto,  riprendiamo in mano  la bacchetta sottratta  al ristorante di OSLO la settimana prima (quello dell’ “Enjoy your bread”) e con cui avevamo bacchettato  gli allievi per tutta la settimana. A queto punto la bacchetta passa agli allievi per l’ultima bacchettata: quella ai loro istruttori.

 

COMMIATO

E’ stato un bel corso di scialpinismo del CAI, molto probabilmente  il primo con questa formula in terre così lontane dalle nostre Alpi.

E poiché questo  tipo di iniziativa, così nuova  e innovativa,  non può che realizzarsi in un ambiente  in grado di promuoverla, vorrei iniziare con il ringraziare l’intera  Scuola Valle del Seveso ( e in proposito mi piace citare il  suo fondatore: Gabriele  Bianchi, la Commissione Valle del Seveso con il suo Presidente Maurizio Nessi,  il Direttore della Scuola: Angelo Pozzi (detto “Kocis”) insieme a tutti gli Istruttori).

Ringrazio poi, più nel concreto, gli istruttori sezionali di questa “avventura”, semplicemente fantastici e che mi hanno sostenuto  dall’inizio alla fine:

  • ·         Sfefania Castoldi  (ministra dell’Economia e Finanze)
  • ·         Silvano Giampietri  (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e ministro della Georeferenziazione )
  • ·         Samuel Bardi (ministro del Turismo, Infrastrutture e Trasporti)
  • ·         Diego Catallo (ministro dell’Agricoltura e della  Ristorazione)

…nonchè gli altrettanto fantastici allievi:

  • ·         Grazia Fossati  (l’Accademica)
  • ·         Elisa Cavalieri (l’Aurora)
  • ·         Lorenzo Mariani (dai Lorenzooo!)
  • ·         Adriano Mauri (il Poserone)   

Alla prossima

Alberto Ronzetti

Un commento

  1. Bravi !!! Complimenti a tutti per il successo di questa inconsueta iniziativa.
    Ora non potrete più esimervi dal riproporre un corso così negli anni a venire.

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