J’ADORE!

Cima Mellasch 2.465 mt. Val Gerola BSA; Disl. 1.200 mt ca da loc.Castello.

I monti si stanno “rivestendo”. Dopo pochi mesi di calura estiva, ecco che i fiocchi sono tornati; e pensare che se parlate con gente che abita in paesini di montagna, loro……vogliono quasi che arrivi un po’ più in là, perché quest’anno la neve è andata via veramente tardi.

Noi però non ce la facciamo a dire una cosa del genere, e poi vedere i primi fiocchi o rimanere bloccati in qualche amena località alpina è sempre un’emozione che risveglia la voglia di tirare fuori “i legni”!

Spesso viaggiamo con l’arco alpino nel portafoglio! Basta dire A,B,C …..oppure Bla-Bla-Bla ed il gioco è fatto.

Questo sabato non era senz’altro il momento ideale, ma le valutazioni fatte e la scelta generale dell’itinerario hanno generato una gita “contro fioccata”, soprattutto dal punto di vista dell’inquadramento del pericolo, che come si sa, nello scialpinismo deve essere sempre considerato al cubo.

Neve a scarsa coesione, presente in quantità notevole e giornata contrassegnata da una velatura iniziale, sfociata poi in un sole non caldo, ma piacevole.

La cima è di quelle che fanno venire il torcicollo al Bradipo, che ha sicuramente un “girocollo” di tutto rispetto: vi potete girare dove volete e la vista spazia sul vostro portafoglio….ehm, pardon, sull’arco alpino; di fronte il Pizzo di Trona con il Pizzo dei Tre Signori, a Nord la testata della Val Masino, con il Disgrazia in pole position e ad ovest tutto il Gruppo del Rosa ed altro.

Si parte dalla Bassa e siamo già numerosi, ma dobbiamo subito raccattarne un’altra quindicina nei pressi di Dubino: sono ragazzi e ragazze di Dongo e conoscono bene queste zone. Un primo pit-stop ci porta ad estrarre un tavolino portatile per la decisione sulla zona da battere.

Il vento della notte e le condizioni della neve ci fanno abbandonare l’idea della Val Febbraro, per optare verso la Val Gerola, forse più riparata (naturalmente dipende dove!!!). Scelta perfetta e complimenti a Cesare, per l’intuito abbinato al raziocinio.

Riprendiamo il cammino sulle ruote per portarci ben presto in luoghi abbandonati da Dio e dagli uomini; posti isolati e con poche, veramente poche anime. Ne abbiamo viste un paio e non vi dico le facce. Ci sarebbe da aver paura di sera!

Comunque lo scopo della gita non era certo lo studio sociologico della vita in altura, ma una piacevole giornata in compagnia….degli sci e delle pelli!

Partiamo subito per boschi incantati, dove il sentiero sale abbastanza a fantasia e dove l’orecchio riesce sicuramente a scrutare il silenzio desiderato.

C’è anche il tempo di scattare fotografie singolari, con piante e frutti “di stagione” abbastanza strani.

Una zona centrale abbastanza pianeggiante porta pian piano verso i pendii finali; la gita non è certo corta e una delle cose normali è la differenza fra le parole pronunciate in salita e quelle in discesa: le prime sono quasi tutte ad alto contenuto normativo e sicuramente ricche di buon senso oltre che di senso compiuto; le seconde invece sono kazzate a 24 carati, nel 98% dei casi!

La neve in salita non fa una piega; è semplicemente fantastica, si lascia tranquillamente toccare senza il minimo problema. Ci sono un paio di pendii, tuttavia, di assoluto rispetto e verso i quali almeno il sottoscritto ha nutrito qualche piccolo dubbio interpretativo.

L’ultimo tratto lo percorro in compagnia di un ex nazionale italiano di Super-G e Discesa Libera: una brutta caduta a 130 km/h qualche anno fa lo ha costretto ad una lunga convalescenza ed ora, forse, ha trovato l’alternativa. La fatica che ha fatto in salita è stata compensata dalla discesa, dove chiaramente non ha avuto il ben che minimo problema. Arriviamo praticamente con la lingua sotto le pelli, ma felici e contenti. L’anticima e la cima sono caratterizzate da creste abbastanza aeree, senza grossi problemi…..ma anche senza via di scampo nel caso di cadute. La cima è come al solito un momento di saluti e convenevoli, fino al momento in cui si riparte per la discesa. C’è chi salta il muretto diretto, chi scodinzola per i canalini iniziali e chi se la prende normale. Ce n’è per tutti i gusti e, almeno per noi, bisogna tener conto che si tratta della prima/seconda uscita e quindi le gambe vanno salvaguardate: si scende con le cosce abbondantemente in neve fresca. E’ una neve bellissima, ma un po’ pesante e quindi se dimenticate a casa i quadricipiti….siete del gatto!

C’è chi scende via pulito e c’è chi se la prende più tranquilla, c’è anche chi cade, ma il “saggio” ha sempre le parole giuste nello zaino: “Io rido con voi….e non rido di voi!!”….abbiamo lasciato un paio di fazzoletti (bio-degradabili!) in zona.

Per riposare un po’ il fiato discutiamo dell’ultimo studio americano (chissà perché sempre da lì!) sul “perché le patatine piacciono così tanto”….poi riprendiamo il cammino verso il pianone, dove il ricordo dei ruscelli nel percorso inverso, ci porta brutti ricordi.

Se avete intenzione di aiutare i vostri soci a guadare un ruscello senza caderci dentro, magari con gli sci….vi conviene solo pensarlo, altrimenti dovete farlo bene, togliendovi i legni. In alternativa rischiate di dover scrostare le solette dal ghiaccio accumulato, col rischio di sfasciare gli sci dal nervoso.

In due abbiamo perso almeno dieci minuti per riportare gli sci a condizioni per lo meno normali, degne di poter ritornare verso valle in modo genuino; come ha scritto anche Gonzalito su On-Ice……questa gita non aveva niente da invidiare ad una gita canadese, almeno per le condizioni incontrate, visto che le foreste attraversate sono state semplicemente favolose.

Ritorniamo a Castello dove il sole ormai non c’è più…..anche perché in questi anfratti vallivi, in questo periodo, è difficile che il sole si faccia vedere; il tempo di apprezzare il fatto di togliere gli scarponi e rimettersi al caldo delle auto e via, verso casa!

Un caloroso saluto ai ragazzi/e di Dongo e anche da noi! Alla prossima.

Barbara, Luisa, GigiM, Gonzalito, Paolo B, Giorgio e Patajean.

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