Spesso la gita è come una torta. Tiri fuori il ricettario (la Libretta), prendi l’elenco e lo sfogli con entusiasmo alla ricerca di quella che ti piace di più; skagazzi fuori una stampa e……. ti dai da fare.
Cominci dagli ingredienti fondamentali, poi magari condisci il tutto con un pizzico di elegante fantasia personale, che non guasta mai.
Quando metti nel forno, congiungi le mani (almeno la prima volta!) e poi speri che la corrente rimanga (o la legna non finisca) e che l’orologio non si fermi prima del tempo…..che il campanello non suoni……che la moglie non prenda possesso dell’unico angolo che vi ha subappaltato in cucina, che la figlia non vi chieda di andare a fare la Brenva, ect ect…..
Le torte poi vengono meglio in settimana, perché c’è più calma, c’è meno consumo di energia domestica, c’è più tempo per pensare all’estro degli ingredienti!!!
Insomma basta far andare la materia grigia e il piatto è servito, magari due fette in compagnia rallegrano ancor di più.
Attenzione invece a quelle che vi fanno gli altri…….., o a quelle che trovate nei prati…….!
In data 31 marzo era possibile sfornare l’ultima torta di Marzo e quindi abbiamo colto questa occasione; abbiamo raccattato tutto l’indispensabile e ci siamo recati in uno dei posti dove le torte riescono meglio, dove il freddo mantiene bene gli elementi (alcuni di questi li avevamo nascosti sotto la neve in una delle ultime gite!) ed il sole di marzo permette di aspettare in panciolle la lievitazione del succulento e prelibato dolce!
Davano le tavole bandite e molti ospiti a rompere i mmaroni, ma noi ce la siamo goduta che meglio di così non si poteva; ci hanno quasi obbligato a bigiare per il tempo inclemente, invece più avvicinavamo i glutei all’Engadina e più il sole ci voleva abbracciare.
Qualche bischerone di turno, soprattutto in Dogana, ci ha suggerito che lo zucchero filato l’avevano messo a circa 3.200 mt di quota e che avremmo dovuto salire per prenderlo…..altrimenti la torta sarebbe si risultata buona, ma non come la nonna ci ha insegnato a farla!!!
Noi ci siamo guardati in faccia e abbiamo detto. “Cià c’à vémm!”
Di zucchero a velo ne abbiamo trovato un casino!!!!, oltretutto rifornito nei magazzini svizzeri giusto nei due giorni precedenti.
Molta fatica anche perché chi l’ha messo nella dispensa…..nel ripiano “così alto” è stato proprio inside ….nelle viscere; qualcuno di noi era “uscente” dalla “settimana dell’antibiotico”….gioco a premi di ultima generazione, e la fatica che ha fatto per salire era paragonabile a quella di Idefix senza pozione magica, per portare una trave nel villaggio gallico…….
Ad un certo punto la sua immagine era paragonabile a quella di un paio di sci che vanno da soli, poiché lui era sotto insieme alle pelli, in perfetta simbiosi.
Alla fine il gateaux l’abbiamo tirato fuori dal forno e ce lo siamo mangiato con la bocca, con gli occhi e col cuore.
Mangiare dolci fa bene, forse fino ad un certo punto, mangiarli in compagnia è ancora più piacevole…….vedere i forni d’alta quota è sempre bello; vi aspettiamo solo per apprezzare anche in futuro questo tipo di avvenimenti.
Non sempre le ciambelle escono col buco, ma quando le giornate si preannunciano in un modo e finiscono in meglio, il buco che si propaga è “quello che non si può citare per questioni di buona educazione”.
Bisogna comprare il materiale giusto, partecipare visivamente ad un paio di puntate della “Prova del cuoco” e….via, se non avete le pentole giuste fatevi vedere, magari andiamo a fare un bel corso di “nouvelle cuisine” e poi mettiamo le mani su una bella sacher!!!!
Al prossimo dolce…..
PJ