Ci siamo bevuti la “Levissima”

7/8 Agosto 2016 – Cima Piazzi 3.440 m. (Spigolo NNO)

JpegIl desiderio di Luciana di salire questa montagna, che da anni vedeva staglirsi contro il cielo quando si sale lungo la strada che da Bormio conduce a Livigno e che lei aveva immortalato in una delle sue fotografie scattate nei primi anni delle nostre vacanze in Alta Valtellina ed appesa insieme ad altre sulla parete della sala a Premadio e che inoltre è raffigurata su tutte le bottiglie d’acqua della “Levissima”, alla fine si è realizzato.
Cosi, dopo un breve periodo di allenamento che ci ha visti macinare in “scioltezza” si far per dire, la salita alla “Croce Reit”, balcone panoramico sopra l’abitato di Bormio, che però necessita di ben cinquanta tornanti e 900 m. dislivello per essere raggiunto e dopo aver percorso l’anello del Confinale in due giorni con partenza da Niblogo, sosta al rifugio 5° Alpini (2877 m.) in Alta Val Zebru,
superamento del passo Zebru a quota 3.005 m. e ritorno a Niblogo (1.600 m.), sabato 7 agosto constatato che le previsioni davano due giorni di bel tempo siamo partiti alla volta del bivacco Cantoni posto in cima al Dosso Penegaglia, crinale spartiacque fra la Val Lia e la Val Cardoné.
In estate è necessario pagare il pedaggio per poter usufruire almeno per un tratto della strada che conduce alla chiesetta di Presedont, cosi dopo aver espletato questa formalita presso il campo sportivo di Isolaccia ci avviamo in auto verso la nostra meta, lasciata l’auto dove inizia il divieto di transito iniziamo a salire lungo il sentiero che conduce all’Alpe Boron a 1.969 m.
Non appena il sentiero esce dal bosco la vista sulla nostra montagna e la strada che ci resta ancora da percorrere è notevole.
Sostiamo per il pranzo all’Alpe Boron dove troviamo dei vicini di casa anche loro in gita mangereccia solo fino all’Alpe Boron.
Ripartiamo lungo il sentiero che ci condurra al bivacco Cantoni e che si dirama appena dietro le baite ristrutturate dell’Alpe Boron. Il sentiero dopo un tratto in leggera salita comincia poi ad inerpicarsi con maggiore pendenza lungo il crinale che conduce al balcone panoramico naturale dove è posto il bivacco.
]Nel giro di un paio d’ore arriviamo al bivacco con ancora parecchie ore di luce a disposizione e con la piacevole e puzzolente sorpresa di essere circondati da capre.
Ci sistemiamo nel bivacco che tutto sommato è abbastanza in ordine e ci prepariamo per la cena e la notte.
Dopo un buon the caldo, il bivacco è fornito di bombola e fornello, ed un bel tramonto ci collochiamo nelle cuccette sperando di poter dormire, cosa che mi è risultata abbastanza facile, un pò meno a Luciana.
Alle cinque al “beep” “beep” insistente del mio puntuale orologio, che Luciana sta pian piano cominciando ad apprezzare (!?!?!) visto che ad ogni ora emette un “beep”, ci svegliamo e dopo una leggera colazione iniziamo la salita lungo la cresta di rocce un pò instabili che dal bivacco si dirama verso la vetta.
Saliti i vari risalti senza grosse difficoltà, ma sempre con attenzione, raggiungiamo finalmente la base di quel che resta del ghiacciaio con la piacevole sorpresa di ritrovare le capre che fino alla sera prima erano rimaste nel paraggi del bivacco ma che poi all’imbrunire erano scomparse. In cima all’ultimo risalto di roccia ai piedi del ghiaciaio si stavano godendo i primi caldi raggi di sole.
Calzati i ramponi proseguiamo per un primo tratto lungo il ghiacciaio, poi pieghiamo verso destra per riprendere ancora la cresta rocciosa che mi sembra più divertente rispetto al pendio innevato posto alla nostra sinistra che però poi faremo in discesa. Giungiamo cosi alla base della bella cresta nevosa che con una pendenza più o meno costante di 45 gradi conduce alla cima.
Alle 10:10 siamo in vetta, vista a 360 gradi su tutte le cime della valle; bacio, bevuta, spuntino, foto ricordo e giù per la stessa via di salita perchè la leggera brezza che ci ha accolto in cima comincia ad infastidire.
Decidiamo di scendere lungo il percorso glaciale anziche ripercorrere la cresta rocciosa in quanto mi sembra più sicuro e relativamente più agevole e veloce, l’unico punto che ci ha richiesto maggiore attenzione è il pendio un pò più ripido che inizia alla fine della cresta nevosa durante la discesa e che abbiamo affrontato faccia a monte anche a causa del fatto che la neve presente sulla parete poggiava sul ghiaccio vivo sottostante e che la slavina che era scesa nei giorni precedenti a lato della nostra traccia indicava una non proprio perfetta coesione fra i vari strati di neve.
Pian piano ripercorriamo il nostro cammino ed in breve raggiungiamo il bivacco dove ci rifociliamo e riprendiamo il sentiero che ci riporterà all’Alpe Boron.
Ovviamente, ormai più rilassati, ci si distrae e quindi imbocco un vecchio sentiero probabilmente in disuso che anzichè portarci speditamente verso valle ci conduce tra bassi arbusti e bolli sbiaditi molto più a destra rispetto al sentiero percorso il giorno prima. Pur allungando la discesa, giusto perchè ci piace stancarci per bene, alle 13:30 arriviamo all’Alpe Boron dove come insegna Pier una birra è d’obbligo.
Ci resta ora solo da percorrere il tratto che dall’Alpe Boron conduce sino alla macchina, fortuna vuole però che Roberto, il gestore della malga, non so se impietosito dai nostri zaini stracarichi e sproporzionati rispetto a quelli dei turisti che di solito frequentano la sua malga ci offre un passaggio sulla sua jeep, ovviamente nel cassone posteriore, come le capre che di solito trasporta …..

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