Il Monte Bello

La salita sul monte Disgrazia è importante. Se ci vai da solo è perchè cerchi la creatura mitologica che abita in montagna.

Era il 29 settembre del 2002 e il Monte Bello (così si chiamava una volta) incuteva molto timore e rispetto.

Non sei ancora sceso dalla macchina che già cominciano le difficoltà: una rampa di sassi e sabbia piena di buche si rivela essere il punto chiave della salita (con la Nubira station Wagon ruote cinturate faiv-ten sembra almeno un 6b a vista). Questa strada è una delle tante storie all’italiana, fatte di cose lasciate a metà. Storia di cave e frane crollate sopra alpeggi bellissimi di case in pietra che hanno reso inutilizzabile la vecchia strada per Preda Rossa, ora bisogna seguire la sterrata sull’altro versante della valle che non è mai stata portata a termine…. vorrebbe un 4×4 o la Diane…

Abissi

Ci sono posti lontani e irraggiungibili come gli abissi degli oceani e allo stesso tempo facilmente accessibili

Questi posti si chiamano miseria umana

Chi ha provato a scandagliare la miseria umana, sa quanto sia senza fondo e senza limite.

La miseria umana è quella cosa che ti fa sentire perfetto, ti fa sentire arrivato, meglio degli altri, uno che non ha bisogno di critiche perchè la sa più lunga degli altri, in pratica è più furbo.

La miseria è la somma degli inganni della nostra mente, potrebbe essere un castello di bugie oppure la paura di scoprirsi moscerini. I sintomi sono la mancanza di umiltà e autoironia senso dello Humor.

Ricordi

Le valli del Desglacia sono piene di ricordi.

L’ho sempre visto come un luogo incontaminato fatto di condomini di marmotte e giardini di ginepro dove i pastori percorrono i sentieri con la moto da trial.

Quel giorno non c’era nessuno, l’assenza di tracce sulla neve fresca e l’assenza di gente tipo Riccione dava ai posti un che di selvaggio e di incontaminato (wilderness).

Paradossalmente nella solitudine della società contemporanea, abbiamo paura di rimanere da soli con noi stessi…

Prospettive

I punti di vista sono cose personali, sono parti intime…ed è giusto che ognuno abbia le proprie.

A volte però ci capita di scambiare la sorgente con il delta.

Ci affanniamo a credere che le cose che ci arricchiscono sono cose esteriori, esterne a noi, che magari si trovano nella vita degli altri (questo ci hanno insegnato).

Se così fosse ci ridurremmo come degli imbecilli, che credono che vivere significa vivere la vita degli altri o peggio far vivere ad altri la nostra vita.

In questo modo diventeremmo dei mentecatti pronti ad andare dietro al primo fesso che dice le cose con un po’ di convinzione.

In realtà la vita è una cosa diversa, il nostro dovere è prima essere noi stessi e poi vivere, non l’incontrario.

Bisognerebbe prendersi la briga di andare a verificare le cose senza dare niente per scontato e trovare il modo di non farsi ingannare (soprattutto da se stessi).

Chiuso lo sportello si apre il mondo

I piani di predarossa solcati dal torrente di acqua di fusione sono veramente posti bellissimi.

Anche il viandante più frettoloso si volta a guardarli…poi il sentiero si inerpica e non ci sono più soste fino al rifugio Ponti.

Avere le ore contate non è bello, ma necessario se si vuole fare le cose in giornata, certo che un poco di allenamento magari…

Era l’ultimo giorno di apertura del rifugio e il gestore doveva essere molto arrabbiato per i fatti suoi quando ha visto entrare un tale; lo ha guardato come fosse un marziano e dalla faccia che faceva, deve aver pensato che questo era imbecille a chiedergli informazioni sulla normale, ma gli ha risposto lo stesso dicendo che c’era tantissima neve…

Dimensioni

Le dimensioni contano eccome… In montagna tutte le cose hanno la giusta dimensione:

La paura è veramente paura, Il rischio è veramente rischio ecc. Oltre tutto sul momento più bello non ti mandano neanche la pubblicità.

Resti solo tu con il tuo vissuto fisico, in poche parole devi assumerti le tue responsabilità.

Il momento arriva dopo che hai preso il tapirulant della morena detritica con vista corni bruciati spolverati di neve, dopo i sassoni (antica tribù), dopo il primo nevaio (dopo il ghiacciaio coi crepi aperti) e dopo la sella di Pioda.

Arriva mentre stai evitando il primo gendarme della cresta per un breve canale di neve. …In montagna non c’è niente di scontato, ed anche a chi non pratica un alpinismo ai propri limiti può succedere di trovarsi improvvisamente al dì là dell’invisibile linea di non ritorno, oltre la quale non potrà che fare affidamento su se stesso… (Manolo)

Ecco la creatura, ecco quello che stavo cercando.

A posteriori fa anche sorridere il fatto che queste cose siano così soggettive e non reali, ma quando ci sei dentro, non sei così obbiettivo e mentre pensi che quel passaggio che stai facendo sarà impossibile da rifare in discesa, mentre lo fai e basta; hai proprio trovato la linea di non ritorno.

Falsa o vera che sia, in quel momento la senti la vedi, la annusi, ma è solo tua e di nessun altro perchè non è una cosa reale.

La Cima

Il desiderio di rinuncia è forte la stanchezza è tanta e gli scorci sulla nord sono impressionanti. Sembra di essere in un deserto le dune si avvicendano a migliaia e non finiscono. La cresta bianca e rossa ti ubriaca a tal punto che sembra senza fine.

Poi, finalmente, finisce! Meno male che hanno messo la croce, altrimenti non si capiva che quella era la cima.

Il freddo ha saldato la schiscetta con dentro il libro di vetta, la macchina fotografica si è bloccata sul versante nord, le nuvole avanzano, neanche al Polo Nord.

Non resta altro che scendere: il primo tratto all’indietro a quattro zampe, il resto come il solito bipede.

Si può constatare con gioia che nessuno ha rubato il materiale che è stato seminato sulla cresta all’andata.

Si ritrova perfino il sacchetto con la mezza banana e i fichi secchi, lo zaino, le racchette….

I due ragazzi che sembravano essersi fermati al limite del nevaio hanno proseguito fino alla sella di Pioda, si vedono i loro passi registrati sul vinile bianco.

Lo stomaco chiama e la mano risponde, ma la mezza borraccia di acqua è già vuota e la mela sguscia via dalle mani rotolando giù per il pendio, cavolacci suoi si arrangia…

Altro ??? …un tramezzo di pane pugliese con il Casera: immangiabile a bocca asciutta.

Linea invisibile

L’ambiente si popola, fuori dal rifugio chiuso si trovano dei ragazzi che parlano di geologia.

Si può fare la strada insieme a loro ed è bello stare in compagnia anche se il modo di camminare è penoso.

Indipendentemente da dove si trovi la linea invisibile, la domanda (ai postumi di una sbronza l’ardua sentenza) se sia meglio toccare il fondo o raggiungere la cima sembra interessante.

Resta il fatto che l’ambiente selvaggio e la terra di conquista, esistono ancora proprio dietro casa e alcune volte anche dentro di noi, basta cercarli e al limite, amarli.

L’importante è …..Non fare gli gnorri.

29-01-04

Fausto

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