Abbiamo trascorso questi ultimi giorni di agosto 2015 al Bivacco Borelli al Monte Bianco e devo dire onestamente che ancora prima che finisse la prima serata, che si trattasse di un avverbio di luogo o di un nipote di Paperone, la risposta data alla domanda “dove vorresti essere in questo momento?” è stata solo una: QUA!
Si, perché abbiamo deciso di tenere alto ‘lo Spirito del Borelli’ e la sua degna fama di posto dimenticato da Dio e dagli uomini…..quasi tutti tranne gli alpinisti, che qui salgono per un paio di ragioni, massimo tre: perché c’è la Noire, perché qui il relax, se uno lo cerca lo trova e perché probabilmente uno non ha tutti i venerdì al posto giusto (traduzione: “l’è mìa à post!”).
Il Borelli chiama e parte del suo pubblico risponde; partiamo in quattro il venerdì pomeriggio e, fatta la ferrata un po’ come l’ultimo bagno in spiaggia nella tarda serata, arriviamo per l’ora di cena nel nostro ricovero incredibilmente nascosto e protetto sotto le pareti all’interno del Feuteuil des Allemands, sotto l’Aiguille Noire al Bianco.
Se trovi gente qui con gli zainoni ci sono un paio di risposte: o Cresta Sud o Integrale di Peuterey e con queste ultime giornate di agosto non poteva finire diversamente. In più passa l’UTMB ed il sottoscritto è un po’ “di casa” su questa gara e voleva ritagliarsi un balcone d’eccezione per ammirare la corsa sul versante opposto nella primissima parte della mattinata.
Che dire, avevamo quasi tutto e ad un certo punto ci siamo trovati abbracciati da una luna quasi piena che è comparsa all’improvviso dietro il rifugio verso le 20.00. Le lacrime forse sono eccessive, ma chiedere di più in un momento del genere non si poteva ed anche se avessimo potuto non sarebbe stato possibile…….provate a cenare voi su un balcone del genere nelle identiche condizioni e poi scrivetemi pure un reclamo se ne avete il coraggio.
Difficilmente dimenticheremo una serata come la prima trascorsa almeno sino alle 23.40 con 13° a quell’ora! Tempo d’eccezione e forse conviene star male per quello che sta succedendo, però è stato semplicemente meraviglioso. Le facce tese degli Integralisti e quelle un minimo attente dei Crestisti si contrappongono alle nostre, ogni tanto non impegnate a tener conto delle salite da percorrere il giorno dopo, ma semplicemente intente a godersi il momento: è l’attimo delle gite eno-gastro-sessual-sportive! Con il dovuto rispetto.
Dormiamo più o meno bene (“E adesso con una bottiglia di Chianti vi saluto tutti quanti!”) perché la gente ovviamente parte presto e ad un certo punto ne abbiamo pieni i mmaroni di girarci nel sacco a pelo e così decidiamo di far colazione; sono le 6.40 e tutto s’incendia di sole: che roba!
Chissà perché se un posto è sporco rimane sporco e se, invece, è pulito rimane pulito; se fossimo in Svizzera non dovremmo scriverlo, da noi occorre fare come con i bambini. Peccato, se uno non capisce il valore di un posto simile è un imbecille senza giri di parole. Troppo facile essere concentrati solo sulla salita da intraprendere e devo dire che, guardando la guida inglese col suo cliente, c’è sempre da imparare. Anche da chi vive molto lontano da questi posti.
Alle 7.30 Andrea ed il sottoscritto scendono in paese a fare provviste e a mettere KG nello zaino, come se quelli del giorno prima non fossero bastati e a vedere se l’altra macchina in arrivo con gli amici è effettivamente in meta: così è! Cerchiamo anche di lavarci, ma i cartelli sulle fontane sono chiari: “Italiani testa-minchia stare lontani da acqua; solo bere e niente altri usi. Via i puzzoni”.
Comprati pochi altri viveri ripartiamo tutti, ma noi due scivoliamo dolcemente (e sudatamente visto la caldazza!) verso il Bivacco, nuovamente per la ferrata che non è proprio una passeggiata. A mezzogiorno siamo di nuovo al rifugio, non prima di aver ricevuto il “benvenuto” con la tromba dal nostro Chef Rubio e dalla consorte Annalisa!
La pasta mangiata nei minuti successivi era buona due volte: la prima per merito degli Chef, la seconda per il ‘ristorante’ in cui abbiam pranzato. Dopo un paio di ore è stata la volta degli altri che ci hanno raggiunto, con Lidia molto brava a percorrere il sentiero attrezzato nonostante la sua breve esperienza in montagna.
Da notare che scendendo abbiamo incontrato un ometto lì in vacanza che saliva e che poi ovviamente ci ha visti ritornare e svuotare gli zaini di ogni ben-di-Dio. “Ma vi pagano per fare questa cosa?”…… la risposta è stata semplice, ma è stata deliziosa l’ingenuità e la freschezza della domanda.
A quel punto e in quel posto non ci sono tante cose da fare: ti lavi, birretta; parli, vinello; riparli, aperitivo e viene l’ora della cena. Il soffritto ed il suo profumo fanno venir l’acquolina in bocca anche ai kamuzz che ci sono in giro e che ci faranno visita nel dopo-cena. Ci mettiamo a tavola anche sotto l’occhio divertito degli stranieri ai quali non c’è bisogno di spiegare lo spirito italico e l’integrazione tra confusione e divertimento.
Offriamo anche a loro qualcosa, ma non mancano nel mentre alcuni momenti indimenticabili:
- Al Borelli c’è la corrente, ma le batterie hanno un problema; bene, Andrea-Dario & Co. si danno da fare ed i risultati si vedono, tranne all’inizio dove l’incertezza regna sovrana e si arriva a scene del tipo: “taglio il verde o il blu?”. Nel frattempo siamo passati dal telegrafo alla centrale idroelettrica o termonucleare, transitando per l’elicottero. E meno male che il rumore ha cessato, altrimenti vedevamo altro oltre alla luna piena!
- Arrivano due ragazzi: “par mi l’è una guida!”…….si v’un al guida, l’oltru al frena!
- L’ora della faina; non è il titolo di un film, ma è il momento in cui la faina fa visita al bivacco. O meglio sono i suoi occhi (inquietanti!) a farci visita (5 kg di animale di cui 4,8 occhi!).
Per l’ammazza caffè e la chiacchierata decidiamo di spostarci dal rifugio per evitare fastidi e maleducazione in ora tarda, oltretutto proprio dai Gabanat.
Andiamo a dormire per la seconda volta….
e più o meno è identica alla prima; solo che stamane l’è l’ultim dì e bisogna rassettare e pulire per lasciare il gioiello nelle migliori condizioni. Non prima però di fare colazione e di andare a vedere l’attacco della Noire e la discesa dalla Est.
Il resto è doverosa educazione e grande passione per posti, persone e cose; questo quanto occorrerebbe ripristinare per tutti a partire dai più piccoli!!!
Scendiamo dalla ferrata disassati e tutti siamo nuovamente a Peuterey stesi nei prati per il pediluvio e per la birretta finale. A casa verso le 17.00 senza ombra di coda.
Che dire: il Borelli è negli spogliatoi e sta aspettando il raccordo tra il primo tempo (la sua storia) ed il secondo tempo (il suo futuro!). Non sa che gli arbitri stanno un po’ litigando e faglielo sapere non sarebbe bello.
Quindi….se femm!?
Partecipanti: Annalisa, Massimo (Chef Rubio e la cucina è Sua!), Andrea e Patajean il primo giorno; Laura, Myriam, Max, Dario e Lidia il secondo e terzo giorno; inoltre ed arrivati senza conoscere il ns intenti: Marco, Annalisa e Emanuele.
Un bel gruppo e tanto tempo trascorso insieme, una volta tanto non parlando di vie, ma godendo in maniera estremamente sincera gli attimi e gli scatti fotografici di questi ultimi giorni di agosto.
p.s. Noi speriamo ovviamente che gli spagnoli siano ora in cima al Bianco, ma la risatina serale modello: “Ahhh, ahhh te se vegnù su par durmì e basta!?” non ce la siamo dimenticata.
Quindi, “la par Noire, ma l’è Marun e l’en fada in di kulzun!”
In questi giorni su una bella rivista c’è una frase che sta bene per un posto del genere: “Ci sono luoghi che non appartengono proprio del tutto alla geografia fisica; sono dentro alla carta geografica ma la topografia dice molto poco di loro. Sono i luoghi dell’”altrove” e i chilometri non rendono giustizia della loro distanza: sono molto più lontani della strada che bisogna fare per arrivarci e quando ci arrivi percepisci tattilmente la loro singolarità; devi adattare il tuo sguardo, la tua mente, le tue attese non solo a un paesaggio inatteso, ma a un’inattesa realtà” (Maurizio Maggiani).
Buon viaggio, che sia un’andata o un ritorno, godetevi settembre ed i suoi giorni.
by Patajean