QUELLO CHE NON TI ASPETTI! MOUNTAIN?… JUST DO IT.
PIZZO MERIGGIO
21 MARZO 2010 – CORSO SA1 VdS
Giornata che rimarrà nelle memorie a lungo per il modo in cui è rimasta appesa ad un filo…….per tutto il giorno! Non avremmo scommesso (non tutti) neanche un cacio che potesse “tenere” per così tante ore senza profanare gli ombrelli e/o le mantelle. Invece la coltre nuvolosa ed il kagajo soprastante è sempre rimasto lì, come un seracco incombente, per tutte le ore in cui si è dipanata la gita.
In un dialogo a due con la giornata: “Io ti dico addio, tu mi dici ciao!”….”Io ti dico addio, tu mi dici ciao!!!”…….quindi è vero, vuol dire che è bello!
Kulo?, previsione?, 5+1 all’Enalotto? il Milan che se non gli danno il gol al 94° non coglie le occasioni????….sicuramente l’ultima. Fatto sta che ancora una volta chi crede poi è contento! Ore 6.28 parcheggio della “contro-taparella”: brisina acqua. A proposito di contro-taparelle: ….ma quanti kg di maranza ci sono in quel posto!?!?!?! E’ incredibile: dalle 6.00 della mattina fino alle 19.00 di sera è peggio della “sala dove si gioca la Pelota!!”; c’è un casino che non se ne riesce a comprendere la ragione. C’è un movimento che neanche una fabbrica a ciclo-continuo riesce a stargli dietro.
Ore 6.38: siamo in viaggio e a Giussano l’acqua bussa ai vetri ed ha il sorriso di chi la sa lunga. Ore 7.38: siamo ormai come i pizzoccheri distesi sul tavolo: la coda in Brianza e la testa in Valtellina; il cielo è coperto, ma non sembra per niente aver piovuto. I mastelli pieni di acqua incombono, ma la molla non scatta.
Oggi non ci siamo tutti: la meteo, la voglia…..o, magari, anche la lezione di giovedì sera col medico; praticamente Dottor House all’ennesima potenza, che alle 21.20 prende il suo bastone, lo trasforma in bacchetta magica e si trasforma in Jack (non Yack!) lo Squartatore: foto impressionanti sulle lacerazioni cui lo sci-alpinista (ma anche il povero pistola che vive la sua vita!) può inciampare. Una roba brutta da film dell’orrore.
Una serata così ancora e mi tocca succhiare anche la scatola di cartone della Tisana al Finocchio!!!!!! Se si pensa al potenziale fuoco di sbarramento cui sei sottoposto, meglio che ti chiudi in un sacello di plexiglass e conti le pecore della terra; magari fai qualche favore e conti anche per qualcun altro che magari non ne ha voglia!
Saliamo da Albosaggia appena dopo Sondrio, verso la nostra meta, sperando che la strada ci permetta di salire almeno fino alla frazione Campelli (1.073 mt), ma la sfiga ci vede benissimo; dobbiamo fermarci prima anche perché la neve sull’asfalto crea problemi e Sante con la sua Torpedo Blu crea scompiglio negli animi dei passeggeri che credo non abbiano mai visto così bene Sondrio e periferia dall’alto e non desiderino certo più vederli da così vicino. Calziamo gli sci dopo ca 15 minuti di passeggio (o portage come lo chiama il nostro Gonza) ed entriamo in Campelli. Da qui la traccia diventa evidente ed il paesaggio cambia in modo repentino. I boschi sono tutt’altro che brutti e noi ci lasciamo trastullare senza problemi: ci scappa come al solito una prova-arva. I gruppi sanno cosa devono fare e l’appuntamento ad una certa ora diventa la Punta delle Piade, poco distante dalla cima del Pizzo Meriggio, che nel frattempo si ricopre di nubi e nebbia. Dalla cima o dosso di questa “Piada” si riesce a vedere un bel panorama che spazia (quando è bel tempo!) dalla Valmalenco alle Valli Orobiche del Livrio e dello Scais, dove il Pizzo Redorta offre un paesaggio quasi unico; peccato che non si vedeva la classica “beata fava”, ma non fa nulla, oggi c’è quello che non ti aspetti. Comunque se non avete giacigli su cui posizionare il vostro testone stanko ed annoiato, catapultatevi in questa valle ed andate in estate a vederla in piena fioritura!
Il tempo tecnico di prepararsi alla discesa ed il primo vero episodio degno di nota: l’Isa Orfei, crede di trovarsi al “più grande spettacolo del mondo” e quindi comincia col suo “numero”. Si appresta a compiere le prime curve, imposta la prima, prepara la seconda, poi spicca il volo, salta, primo salto mortale, lancio della spalla in cielo, due colpi di fucile dal fondo valle (ci eravamo messi d’accordo…..per mancarla!), altro carpiato, poi giravolta, presa plastica in volo della spalla, che nel frattempo ritorna “in sede”, rimessa in ordine di tutto il meccanismo spallifero, atterraggio perfetto ed applauso finale. Roba da lustrarsi gli occhi….senza bis!
Tutto bene quello che finisce bene; veniamo poi a sapere che l’esercizio non era previsto, non era mai stato eseguito prima, la prossima volta si spera non esista ed, infine, vada-via-ul-kù…….vista la neve!
In sintesi: c’è stato momentaneamente un grosso spavento per Alberto (non da Giussano, ma da Paderno), ma tutto fortunatamente è rientrato, lasciando solo un piccolo spavento.
In effetti siamo entrati nella fase della “Neve del Ghez”: dura il punta (all’inizio) e mòla in mezz..!
Neve così deve solo attirare gli occhi dell’attenzione, far suonare tutti i campanelli e sperare di diventare ancora una volta bella prima della dipartita; altrimenti bisogna andare in quota. Fortuna vuole che una traccia più larga ci ha permesso di scendere anche fin troppo bene; in certi tratti la resistenza basale era talmente alta che sembrava di essere Willy il Coyote quando ne studia una delle sue contro Beep Beep: robe del tipo “adesso parto per la tangente, mentre i legni rimangono qui a svernare”.
Altro episodio poco dopo: “Cosa stai facendo?….sto cercando la mano!”. Era proprio vero! Nella caduta la mano si era conficcata talmente dentro e sotto che era quasi impossibile pensare di risolvere il bandolo da soli. Ocio!
Neve a forma di palta o palta a forma di paciokka, neve umida e marcia da bollino rosso, fatto sta che in poco meno di un’ora siamo tutti nuovamente alle auto. Dopo il solito metti & togli tra scarponi, maglietta e robe varie e, dopo un bel colpo ben assestato sulla fronte di Patajean con gli sci di Mac Kallan, decidiamo che è giunto il momento di uscire le tolle dai tornanti di questa valle alla ricerca del pizzocchero che non c’è (sono le 15.04 ora locale).
Scendiamo e procediamo sulla strada verso Colico per un panino e speriamo che i bischeroni della domenica questa volta abbiano sub-odorato acqua alta e quindi si siano distinti nella playstation oppure abbiano partecipato alle semifinali dell’Ikea!
E’ così: dopo mezz’ora di auto scoviamo un barettino per la nostra merenda, a base di panini e toast, nonché di birre, coca e chinotto (chissà perché tutti ridono quando si parla di chinotto e poi………………va via che l’è un pièsé!!!).
Alle 17.45 siamo a Verano, robe da raccontare anche ai nipoti. Oggi soddisfazioni enormi visti gli esiti finali. Adesso c’è l’ultima gita, quella più interessante di due giorni, in un posto notevole, da Brutti Kuli. Speriamo nel tempo, visto che la compagnia mi sembra di capire che sarà numerosa e desiderosa di provare nuove emozioni….svizzere x la precisione!
Enjoy la “pacia” o paciokka.
Gonzales, Giuseppe, Boris, Max, Alberto, Achille, Sante, Marco, Rob1, Rob2 (è inutile che giochiamo a poker……perché è chiaro che se questi due sono insieme, chi li guida ha in mano una coppia e straccia per forza di cose gli altri!), Luigi e Patajean.
PJ