“Homo sum, humani nihil a me alienum puto” – Sono un essere umano, nulla che sia umano mi è estraneo [Terenzio, Heaut, 77]
Se per una “tapparella”, c’è una “controtapparella” (è il luogo di ritrovo per le nostra gite, sito in quel di Verano Brianza), per uno “Zuccone” c’è un “controZuccone”. Sia comunque ben chiaro: lo Zuccone è sempre lo stesso e basta vedere l’esplicito riferimento nella seconda foto del racconto “ZUCCONE!” di Patajean (vedi Patajean blog, 232, 15 aprile 2015); caso mai lo Zuccone è in buona compagnia: cioè lo Zuccone ha scelto lo Zuccone (Campelli) come gita di apertura di un nuovo e già mitico corso SA2 in buona compagnia (Boris).
Peraltro l’input dato dal Direttore del corso per la gita era chiaro: discesa in doppia con sci in spalla, con gli sci ai piedi, con gli sci al contrario e con gli sci di inox per provare i nuovi attacchi marker (lui è il primo ed unico ad averli). Poi scivolata con trattenuta (che se non trattiene la picca ci pensa la corda opportunamente ancorata). Poi esercizi sulla progressione dal n° 6 al 18 del manuale CAI-ghiaccio e misto.
Orbene, dove trovare la location trattandosi pure della prima gita del corso e di non fare troppi chilometri, visto l’aggiornamento del Gegio del giorno dopo?
Ma, nonostante il titolo, non voglio qui accamapare scuse ad oltranza per giustificare le scelte mie e di Boris ed anzi vi comunico che mi adopererò da qui all’anno prossimo per individuare qualche altro canale , in modo che lo Zuccone Campelli non diventi la nuova corrazzata Kotiomkin, che tutti subiscono per poi esplodere alla Fantozzi: abbiamo già l’irripetibile e grandioso esempio del “Cimone di Margno”.
Se mai mi sono sentito chiamato in causa e sento quindi di esternare qualcosa, ne approfitto per fare qualche considerazione cui tengo.
Affermo comunque con decisione che il Canale dei Camosci e lo Zuccone Campelli sono sempre, e a prescindere, magnifici ambienti dolomitici che ogni volta che vedi e scali, ti si apre il cuore.
Ma il tema è: alla fine contano di più la montagna o le persone? Con le persone condividi unicamente la passione, oppure sono le persone il centro, e la montagna è la grandiosa cornice? Temi filosofici, mi direte, ma non troppo.
Insomma, vale più non prendere la funivia, o prenderla (certamente in dosi limitate) ….per gustarsi poi la scena delle racchette del Tony (vedi Patajean ) dimenticate alla stazione di monte da Inox. E sì perché una grande persona come Inox ce l’abbiamo solo noi della valle del Seveso; lo Zuccone è invece a disposizione di chi vuole.
Vale di più seguire la propria libertà di traccia in salita o, per una sola volta, circumavigare le piste dei Piani di Bobbio sottocoperta, pensando ai Carabinieri appostati per dare le multe e poi aprire un gustosissimo dibattito al rifugio Lecco sui diritti d’accesso allo stesso. Come sapete, al rifugio Lecco ci si può solo arrivare solo dalle piste che, per legge, sono riservate solo ai pistaioli. “Su de doss !!” cari scialpinisti e escursionisti! …sembra volerci dire il Legislatore “lumbard”.
La polemica dell’’accesso al Rifugio Lecco è certamente seria, nel senso che dà una volta di più evidenza di quali miserabili questioni dobbiamo discutere per mancanza di un minimo di buon senso; non dimentichiamoci però che il buon senso è figlio della cultura e dei valori che, se abbiamo perso nel tempo, non contiamo che possano venir fuori da un momento all’altro. “la merda mola la sta minga in pè, neanca col pontel sul de dre’ “. …diceva la nonna”.
Comunque se il dibattito di cui trattasi lo possono fare tutti, alla Lecco da noi è venuto fuori il progetto di gestire i flussi di traffico su due livelli tramite la posa in opera di un tunnel fatto con 4 lamiere modello Arc-Finsider. A chi evidenziava le difficoltà tecniche si rispondeva con l’esempio del tunnel del Groppera a Madesimo. Eppoi vuoi che non venisse fuori: datemi un escavatore che, mentre voi chiaccherate, io ho già fatto tutto. …certo, non c’era il Pier (chissà se si sarebbe astenuto dal dir la sua).
Il momento è stato così empatico che alla fine, Antonio ha pagato il genepy a tutti (a buona rendere!) . E lì fuori c’era lo Zuccone. Se ci fossero state le Grandes Jorasses, non ci sarebbe stato il genepy per affinare il progetto costruttivo del tunnel. Certo ci sarebbe stato altro che nel prosieguo del corso SA2 sicuramente ci sarà.
Insomma nella mia esperienza personale varrà più lo Zuccone del corso della valle del Seveso, rispetto a una Biancograt o a una Nord del Gran Paradiso dove il bel ricordo è la sola roccia e il ghiaccio: una magnifica cornice a un quadro vuoto.
Ma riprendendo la cronaca della giornata, si può dire che è stata un’uscita veramente molto didattica. C’è stato tempo per spiegare bene le tecniche di cordata su roccia, la progressione su ghiacciaio, l’uso dei ramponi e della picozza, Poi abbiamo affrontato la salita sui 40 gradi, che per molti costituiva la prima volta. La vetta era sì molto affollata ma, dopo aver cacciato chi era su già da tempo, si è goduto di un bellissimo panorama a 360°. La discesa è avvenuta in modalità didattica in corda doppia. Poi tutti alla Lecco dove abbiamo trovato pure un ex allievo fremente per la gita dell’indomani allo Zapporthorn. Come mai uno scialpinista va in pista con la moglie il giorno prima di fare lo Zapporthorn?
Poi si scende ed è il solito mercato attorno alle auto. Saliti sul pulmino Inox fa capolino come a rammentare di non far troppo gli spiritosi sulla vicenda delle racchette del Tony. Fatica inutile: alla cronaca di Patajean non si scappa.
Ma cosa è una gita senza che poi ci siano spunti adeguati per caricare di inchiostro la penna di Patajean? È la differenza che c’è tra una cosa che rimane e un prodotto da consumare, acquistato al supermarket della montagna. E secondo me non è una differenza così banale!
Grazie a tutti per la bellissima giornata!
Alberto