Una bella scammellata… i tre Palù e il Bernina. Dislivello: l’orologio di paolo è in tilt ma…

…basta su e giù per Grigna, Grignone, Alta, Bassa e il resto, basta dislivelli in bassa quota è ora di respirare aria sottile.
Il meteo è ok già dalla domenica precedente e noi tramiamo una scammelata in quota.
Paolo propone questo gitone: partenza funivia del Diavolezza, salita di tutti e tre i Palù, passaggio sotto i Bellavista, attraversamento del ghiacciao e tappa al rifugio Marco e Rosa, il giorno seguente Pizzo Bernina per la via normale e ritorno con ritraversata dei Bellavista e discesa dalla Fortezza fino alla stazionicina del treninno del Bernina del Morteratsch ….un incubo settimanale placato solo dal valium.
Appena mettiamo a conoscenza dell’idea anche i nostri compagni e badanti l’incubo diventa irrinunciabile.
Partiamo in quattro dalla nostra seconda… casa, la controtaparella, siamo Pier-Paolo, Anna e Enrico, al parcheggio della funivia ci raggiungerà poi Giovanni partito per Bormio il giorno prima, il tempo di scaricare la macchina e dire alla moglie….”anche oggi vado in bicicletta”.
Il ritrovo è al parcheggio della funivia del Diavolezza. Partenza alle 3:00 (minchia!!!) ci troviamo con Giovanni in un parcheggio deserto, colazione sull’asfalto e messo in spalla il sacco incamminiamo con l’occhio di traverso guardando la funivia e qualcuno calcolando che…. se dormiamo e prendiamo la prima funivia arriviamo allo stesso orario. Una vocina insiste, funivia,funivia, fun..via, ma le orecchie non sentono o si fa finta di non sentire. A testa bassa ormai si sale e l’arrivo della funivia si avvicina.
Oh ! Finalmente, prima noi.
Ci imbraghiamo e il sottoscritto comincia a lamentare ..acqua nel ginocchio. Ma come si fa a rinunciare davanti ad una bellissima mattinata e una vista perfetta… basta non pensarci e tiro avanti (lagnoso dicono).
Legati come si insegna ci incamminiamo e dopo, ma dopo, raggiungiamo la base del primo Palù passando tra crepacci ancora abbastanza coperti. Su una bella cresta ventosa raggiungiamo la prima cima. Siamo gli ultimi, chi è partito dopo aver pernottato al Diavolezza sta già scendendo. Incontro: due paracadutisti siciliani e della folgore…il mondo è grande.
Ci abbassiamo di circa 150 metri e risaliamo l’affilata cresta del secondo Palù, raggiunta ci si presenta il terzo, tutto roccioso. Dopo esserci nuovamente abbassati dei soliti metri ci dirigiamo verso una facile arrampicata su misto, blocchi e passaggini abbastanza esposti…. non ci passa più e finamente dopo essere arrivati in cima raggiungiamo in discesa il colle. Si intravedono solo tracce che portano verso la discesa della Fortezza poi….tutto bianco, da battere e disegnare.
Paolo con passo da scerpa (lui dice che fanno 40 passi e poi riposo, terrò presente) batte la traccia.
Attraversiamo a mezza costa ma ci accorgiamo di essere in linea perfetta con la linea dei crepacci, dobbiamo alzarci e piano piano stando alti raggiungiamo un costone e lontano, ma lontano avvistiamo il rifugio: un miraggio.
Davanti a noi in lontananza tracce cancellate che finiscono su mammelloni crepacciati.
Si va, si torna, si scende, si sale e finalmente raggiungiamo il colle tra la Cresta Aguzza e il Bernina e arriviamo abbastanza stufi al rifugio.
Totale 12 ore, dislivello a occhio 2.500 m. ci sono tutti.
Camerata coi “Pota” freddolosi (che notte, mi alzavo ad aprire la finestra, mi addormentavo e i “Pota” la chiudevano… sti…)
Alla mattina i “Pota” si alzano alle 4:30 ( gli chiedo se devono andare a mungere le vacche ).
Colazione, si parte e si pensa ”cià provum a nà all’attach e po vedum” ma chi la beve.
In breve siamo sotto la base rocciosa e dopo un traverso sulla parete est molto esposto raggiungiamo il costone roccioso, togliamo i ramponi e con un tiro di 50 metri raggiungiamo i “Pota” partiti cica una ora prima. Saltiamo sulla cresta ben pistata, la percorriamo con prudenza e attenzione e dopo le ultime rocce siamo in cima, chi per la prima volta e chi … non si ricorda quante.
Fantastico, panorama spaziale, pochi minuti si incomincia la discesa agevolata ma in ammucchiata coi Bergamaschi molto simpatici e collaborativi e organizzati su alcune doppie della parte rocciosa e su una da 50 m. sul pendio iniziale.
Raggiungiamo il rifugio, qui visto che Enrico ha male ad una spalla viene fatta la proposta di scendere da Campo Moro anziche dalla Fortezza.
Paolo e Giovanni opteranno comunque per la discesa dalla Fortezza, le macchine sono alla funivia. Partono e risalgono ancora il pendio sotto i Bellavista ( a occhio 250 m. ) e dopo aver fatto circa 5 doppie sulla parte rocciosa raggiungono il trenino del Morterasch alle 18:30 dopo 13 ore di “passeggiata”.
Io e Anna andiamo con Enrico (mi aveva detto che era tutta discesa, sti… ma lui dice che le montagne non sono in giu, ma su e giù). Scendiamo per circa 200 m. nel canale faccia a monte su pendii che in alcinu tratti superano i 45°i e finalmente siamo sul ghiacciao.
Arrivati alla Marinelli (chiusa ) spunta il nostro jolly o dal nome, il nostro angelo custode “Gabriele”, il quale è di un paese vicino a Sondrio ed è solo in macchina.
I pollici si alzano in segno di “che culo”, unica persona incontrata.
Arrivati al Rif. Carate dobbiamo recuperare le forze integrando con dei carboidrati e quindi ci scoliamo una birra e poi giù a valle accompagnati dai tuoni e dai fulmini di un temporale che per fortuna non ci “masarerà”. (12 ore)
L’arcangelo Gabriele ci porta alla IPERAL dove dopo aver riempito il carrello di zaini, corda, picozze attendiamo Paolo che ci verrà a recuperare e poi via a casa.
…….il dislivello supera abbondantemente i 3.000 metri solo di salita, la discesa non si conta, anche i sassi scendono.
E come dice qualcuno “tutto fieno per la cascina”, speriamo che la soletta tenga !!!
Alla prossima.
Pier -Paolo

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