Fortunatamente le olive ce le hanno evitate ed i tramezzini li abbiamo solo immaginati, perché col freddo kano e le temperature di ieri, qualsiasi cosa commestibile che fosse stata ingerita in maniera sbagliata e/o con le mandibole esposte ai -20° sotto-zero, sarebbe finita immediatamente nelle wc-nanze dello scarico posto sul retro del corpo umano!
In Swizzera fa sempre freddo, ma fa sempre un freddo diverso; potrebbe esserci anche -70° gradi, ma tu lo racconti sempre in modo che chi ti sta di fronte, alla fine, si convince quasi e talmente tanto, che alla fine della discussione alle volte si toglie i vestiti, si tira su meglio il costume e si tuffa dove tu ti trovi, che ci sia o meno l’acqua!
L’happy new year lo conoscevamo e ce lo siamo augurato mille volte, l’happy hour pure e stavolta lo abbiamo pregustato, magari ai 3.303 metri del Corvatsch; quando lo abbiamo cominciato….siamo stati vomitati altrove dalla “gestora” del rifugio dove avevamo solo parzialmente appoggiato le fredde membra stanche e spossate dal gelo! Gli altri, invece, si sono spupazzati i pizzoccheri della Valtellina…..minchia, in Swizzera i pizzoccheri sono come il pesto mangiato nella Tundra.
Quando pensi ad un aggiornamento, devi sempre immaginarti qualcosa di nuovo e nuovo vuol dire nove volte su dieci….cambiamento! il problema è che con gli anni il cambiamento viene sì digerito, ma dalla parte delle donne. Qui ogni volta parti e sai già che qualcuno ti dirà che a sciare non sei capace e che il tuo metodo è ormai trapassato. Si, ….vai bene….però….tira fuori ste’ rotule; dovete rotulare molto di più.
Difatti, appena cominciato, la nostra Guida Renato, ci ha subito fatto capire come girava il fumo, ma quello che usciva dalle bocche assetate di sapere.
“Parente del Cesa Bianchi”, nel senso che anche da lui sono arrivate cose “non comuni”, ma capaci di stupire, Renato ha cavalcato mezzo arco alpino per spostarsi da Campitello di Fassa per kagarsi qui in Engadina…..un po’ come quando per lavoro ti dicono di spostarti da Milano a Bologna……sempre di lavoro si tratta, ma arrivare dalle Dolomiti, infilarsi su per lo scarico della funivia e venir fuori ad oltre 3.000 metri con un giornatone di sole….beh, da fare almeno due volte al dì…..anche prima dei pasti!!
Cominciamo dalla parte teorica, anche se stare fermi è una specie di condanna; ascoltiamo in religioso silenzio e cerchiamo di inghiottire il rospo del “non saper sciare sui due assi come la nuova tecnica richiede”. Mentre il corpo ti prende a ceffoni per chiederti di rianimarlo, la mente si chiede se non sia il caso di rinunciare a questa forma di masochismo: tanto sei nato e cresciuto sempre nel momento sbagliato; cambiare metodo è un po’ come scoreggiare a Colico e pensare che in piazza a Lecco succeda qualcosa! Serve solo per smuovere un po’ la Breva ed il Tivàn, ma le sorti del mondo ormai son segnate.
Invece non accettare questo tipo di aggiornamenti è un po’ come scoreggiare d’inverno nei propri calzoni col cappotto! Son soddisfazioni…..ma finiscono presto.
Banalmente si potrebbe riassumere nel fatto che siamo abituati a sciare su una gamba sola, ma se pensiamo bene, quanto insegnato domenica è veramente il perno del nuovo metodo: centralità, spigoli e velocità di conduzione.
Non essendo in possesso degli stessi “spatoloni” di Renato, modello sci-nautico “oltre gli scogli”, ci accontentiamo dei nostri “legni”, modello sci-natico…e cerchiamo di imitare l’immensa sua fluidità anche in condizione di neve non perfetta! Un vero modello di estetica.
Alla fine la sua lezione si risolve in una serie di imperfezioni mostrate con lo spirito di far capire , sciando in malo-modo, cosa bisogna veramente saper fare per saper sciare! E qui il richiamo a Cesare è molto forte ed anche questa volta non è stato un aggiornamento “qualunquemente” fatto!!!!
In sintesi potremmo ancora una volta trovare un motto: “quando aggredisci la neve, pensa sempre alla suocera!” e, “cerca di leggere il libretto del Cai, dove è spiegato tutto”.
Nonostante il tempo passi, la gente non aumenta; il freddo tiene lontano chiunque e quindi salire e scendere è di una semplicità disarmante. Rimane il tempo per qualche fuoripista di spessore, con scelta del pendio meglio esposto…….almeno sino a quello che potevamo intraprendere subito dopo il pranzo alla baita. Usciti in cresta dopo l’arrivo in funivia, percorriamo a fil di cielo un’aerea crestina, con passaggi anche “cengiosi”, quasi da Brenta….per poi kagarci giù in prossimità di un colletto, da cui era evidente la pozza di acqua in fondo…..non eravamo al cesso, ma il canale di fronte era aggressive! Probabilmente molto più lungo di 400 mt (è solo una sensazione, poiché il fondo non si vedeva neanche), il canale aveva un ingresso gibboso, con qualche protuberanza sassosa e non lasciava intravedere in maniera perfetta la sua fine, avendo una tendenza a protrarsi da sinistra a destra e perdendo di vista il suo orizzonte finale. Nonostante nessuno di noi l’avesse percorso, c’è stata per qualche frazione di secondo l’idea di farlo, ma poi o tutti o nessuno e allora via, verso un’idea altrettanto bella, ma da fare tutti insieme. Prossima volta almeno una picca ed una bella “stretta” agli attacchi, perché se perdi uno sci lì…….sono amari!
Addiritturamente stimolati da questa possibilità, ci buttiamo in neve fresca, desiderosi di applicare la curva “a saltelli” oppure “il salto classico”. Stimolati ma con i quadricipiti sfiancati, cerchiamo di resistere e rubare il mestiere alla nostra guida. Solo il profeta Isaia riesce a tenere ritmi indiavolati, coi suoi muscoli sempre in atteggiamento esplosivo e a moto perpetuo; è una specie di folletto delle nevi, sempre sintonizzato sull’anarchia dello stile e selvaggio nello spirito! Una potenziale forza della natura……..in attesa di esplosione!
Alla fine escono alcuni messaggi chiari:
· Paolo Zeno Colò-Mbini deve buttare ai pesci i suoi legni, altrimenti gli spigoli attivi li può attivare solo centrando gli stipiti di casa sua!
· Isaia-Boris deve smetterla di pensare sempre di essere in settimana bianca;
· Tiziano non rinuncerà mai più ad un aggiornamento di ski-alp! L’entusiasmo è sempre il dodicesimo uomo in campo.
· Le rotule di Milka sono bioniche: escono e rientrano dalla sede come un turno di operai che hanno aderito ad un accordo sindacale: ligi!
Quando chiudono gli impianti noi siamo ancora lì, dove l’ombra si allunga e scompare e dove il freddo torna prepotente a farsi sentire. Dopo i soliti disguidi per cercare un cesso e pagare il pedaggio, dopo aver salutato Renato ed invidiato il suo rientro in Val di Fassa, che non sembra per niente un rientro, ci godiamo un bell’errore di strada (siamo finiti nella Quarto Oggiaro di Saint Moritz!) e l’immensa buona volontà del nostro Renzo, che è sempre vigile e ci porta in giro con il potente mezzo e senza la minima stanchezza; oggi siamo stati anche fortunati, perché i kuli in giro erano pochi e quindi tornare a casa è stato proprio un gioco da ragazzi.
Prima di finire vale la pena di dire una cosa: non raccontate mai ai vostri figli la favola del bosco, dove un fungo chiede al larice come sta…….creereste turbe psichica ai vostri figli e prima o poi vi svegliereste nel mezzo della notte, per andare dritti al primo reparto di “mattologia” e svegliandovi, dire: …cosa ci faccio qui e perché mi ci avete portato!?
Adesso si riparte per una nuova due-giorni, questa volta nella polvere della Valmlenco. Un nuovo aggiornamento ed un buon motivo per ritrovarsi in compagnia di chi ama questa passione; con noi oggi…noi stessi!
Un particolare ringraziamento a Renato, che oggi ha dovuto decomprimere un file istruzioni.win.zip, nel senso che ha cercato di condensare in una giornata ciò che dovrebbe essere partorito in almeno un paio di giorni: a buon intenditor….. Comunque ci è riuscito!
Oggi mi sono mancate le minkhiate di Klint Meroni e le sue parabole….anche Isaia credo abbia risentito della sua mancanza, perché di solito da queste giornate ne è sempre uscito rinfrancato (oltreché massacrato!)
La guida Renato, Stefy, Silvan, Giuseppe, Paolinux, Isaia, Renzo, GigiEmme, Ingemar Tiziano, Max, Milka Albert, Gonzales, Alessandro e Patajean.
Alla prox, ciao à tuch!
PJ