Qualche volta tutto nasce per caso: ti colleghi al cervello e trovi l’offerta last minute che gira tra i neuroni. Ti prenoti, versi una caparra, trovi posto e via: è fatta.
Stavolta il telecomando non andava in tre case diverse; dopo aver visto che né spostando l’antenna né cambiando decoder le cose cambiavano, i tre interessati hanno deciso di andare sul tetto a vedere cosa ci fosse di strano. Peccato che per salire sul tetto i metri sono stati tanti!
Tra il dover andare a lavorare perché ci sono kili di letame da spostare e scegliere il Canale dei Camosci…..la scelta è caduta….. sul “kanale 97” del digitale montuoso, punto!
La neve scesa negli ultimi giorni ha caricato tutto e l’ha messa lì per noi, un po’ Patagoniko ed un po’ artistico. Inoltre è molto meglio del letame, è inodore e quindi la scelgo a priori; ho voglia di pestarla e l’idea di Paolinux ci stimola tutti.
Partiamo da sotto-terra e decidiamo di fare un po’ di dislivello e di sviluppo, il tutto condito da sole e neve eccezionale; il freddo di questi giorni sta tenendo tutto bello incollato a terra e basta buttare l’occhio sulla neve per capire come la stessa sia bella, da calpestare, da sciare, da ramponare. La guardi e la sua consistenza dice tutto, poi il rumorino che “scrizza” te lo conferma. A Barzio ormai è impossibile parcheggiare, devi conoscere qualche viuzza sperduta ed avere fortuna; poi ti devi mettere d’impegno per salire nel bosco nojoso fino a quando il sole compare ed il paesaggio comincia a stimolarti al punto giusto.
Certi posti sono rimasti come 40 anni fa, quando imparavo a sciare sugli skilift a bastone modello francese: ci sono cartelli che hanno la mia età e che non riesco a ricordare solo perché è passato veramente tanto tempo, ma l’usura che hanno e l’impatto visivo ne testimoniano l’obsolescenza mai stanca ed inarrestabile.
Sulle piste c’è il mondo e basta guardarsi in giro per capire che pecola-petara e sloy non faranno rima, ma sono lì-lì per cadere: ti giri, ti lanci ed almeno lo scroto lo salvi, perché altrimenti anche lui finirebbe malamente in qualche burrone spetasciato coi suoi mmaroni. C’è la coda ad ogni impianto e lo sci non è purtroppo più quello di una volta; i tempi però cambiano ed è giusto anche così. Ognuno sceglie quel che vuole……far le code è un piacere mai domo. Diciamo che per i bambini lo si fa volentieri.
Attraversiamo le piste e ci dirigiamo verso “i Camosci”, la bastionata è tutta intrisa di neve ed il sole dietro gioca per noi; incontriamo anche un trio di ragazzi che ci confermano la bellezza del canale, dopo-di-ché anche noi partiamo di slancio, tra un gioco di luci meraviglioso.
Usciti in cresta non ci resta che impegnarci per portare le terga alla croce dello Zuccone Campelli. Qualche cornice, qualche bellissimo imbuto nevoso e la cresta sufficientemente aerea ci portano in cima, con un paio di passaggini ostici e da stremizio, da cui si gode come al solito una bellissima vista.
Foto, cibo e via verso il basso: in discesa non incontriamo anima viva e guadagniamo il Rif. Lecco molto velocemente.
C’è idea di tornare presto oggi e quindi meniamo le tolle verso la partenza della funivia. La prossima volta ci portiamo un bob di scorta che lasciamo in deposito vicino ai tapie-roulant, così le terga hanno il loro ben servito!
Ci rimettiamo nel bosco ancora più nojoso dell’andata e tagliando a destra e a manca ci kaghiamo giù tra gli alberi in uno sputo: ci abbiamo messo meno dalla funivia in alto al parcheggio in basso, che non a percorrere in paese le stradine che ci hanno condotto nuovamente al bolide a quattro ruote.
……comunque nessuno ci ha “sugà” el kanal, anzi l’è propri bell !!!
Ringrazio i miei genitori per avermi trasmesso questa “malattia ereditaria”, perché anche oggi ero così contento e sereno che avrebbero avuto difficoltà a distinguermi da un bambino….piccolo!
Un trio non inedito: Angelo, Paolinux e Patajean.
PJ
Ragazzi, ma ultimamente state dimenticando gli sci a casa… 🙂
Ciao
Conte Bob