A dirlo in giro farebbe un po’ paura, ma è proprio così: quando sei in montagna ti accorgi che i bigoli in condizione di far fatica (anche “di patire” fa la sua porka figura!) sono veramente tanti. Ce ne siamo resi conto ancor di più sabato sera al Rif Branca in occasione della cena del Corso 2010, quando non si riusciva a colloquiare neanche con quelli vicino. Persino quattro rutti fatti a quelli di fronte sono passati via lisci senza offendere le buone maniere…..
Che dire, sembra che in giro questa passione faccia ancora un bell’effetto! Però si stenta leggermente a crederlo e soprattutto ci si stupisce che tanta gente si metta nella condizione di penare per “n” ore senza sosta e nella identica condizione di soffrire anche dopo, nei primi giorni della settimana e gratis. Un mondo difficile, un mondo da non imitare; eppure ci siamo dentro anche noi, non solo a trascinare noi stessi in questo calvario, ma addirittura pronti a stimolare nuovi adepti condizionandoli in una “canala senza via di scampo”.
Partiamo di slancio, ma completamente in ritardo rispetto alla truppa, che alle 8.00 di sabato 3 luglio lascia la Bassa per kagarsi in coda direttamente in galleria a Lierna! Noio…….partiamo alle 13.00 e finiamo uguale. Per la canzone “siamo fuori dal tunnel….” siamo ancora molto lontani. A Desio primo incontro di un certo rilievo: ci supera niente-po-po-di-meno che il Generale Lee……peccato che dentro c’era solo un pelatone e non la cugina Daisy…….che magari il San Matteo se lo sarebbe fatto volentieri! Esattamente la copia dell’auto che negli anno ’80 per molti di noi ha rappresentato un must dei telefilm. Incredibile l’uguaglianza di tutti i particolari: dal colore arancione alla bandiera sudista, dalle ruote al rumore del motore. Peccato solo non essere riuscito ad immortalarla con una foto. Alle 16.00 notiamo un certo anticipo rispetto al tabellino e quindi ci catapultiamo alla Samas dove gli sconti fioccano e la roba è anche bella. Ore 17.30 cominciamo a salire sotto il peso devastante degli zaini, che sono stanchi di posizionarsi sempre sulle stesse spalle. La camminata dura poco, nel senso che la prima Jeeepppp viene subito fermata e gli zaini ivi coricati: una libidine con fragole e panna ed un modo assai gradevole di affrontare la caldazza pomeridiana della salita, che si svolge ovviamente fra mille ciance: dalla bellezza dei paesaggi alla testa (assai) di minkia di alcune persone, alla gita del giorno dopo col toto-scommesse e via discorrando!
Arriviamo in mezzo ad una marea di Brutti Kuli, che hanno pensato bene di organizzare una caccia al tesoro coi nostri zaini; il tempo perso ci fa perdere anche la possibilità di trovare un paio di ciabatte decenti: di zoccole al rifugio ne trovi sempre…….ma ci sono zoccoli & zoccoli e noi finiamo per andare a piedi nudi.
La cena sembra molto simile a quella del Ristorante Il Griso: c’è di tutto e di più ed è tutto veramente buono; complimenti per il rifugio e per tutti i confort. Forse un po’ troppi, ma comunque degni di un weekend piacevole. Alle 21.00 circa è il momento dell’assegnazione delle cordate e delle cime. Un rituale che si ripete ormai da anni e che aiuta a smollare gli animi, preoccupati e mai domi di tutti.
Dopo un paio di Vivaldi e una canzone dei Verve, anche il Mastellone Secchio riesce a stare un po’ tranquillo, mentre nel frattempo anche un bel temporale e una fitta pioggia si posizionano in zona come le patatine intorno al petto di pollo. Dormiamo tutto sommato benone fino alle 4.00 quando le sveglie impazzite suonano l’adunata; le colazioni di una volta ormai sono fossili: oggi si parla addirittura di yogurt e nutella. Nella sala scarponi mancano solo un paio di Thailandesi per il massaggio anti-cima!!!!!
Le salite sono sostanzialmente due: il Palon de la Mare ed il San Matteo, mentre la Cadini viene scartata per la troppa (?) neve depositata sulla Nord. Le cime sono dei gran balconi sul Bacino glaciale dei Forni…..il più esteso ghiacciaio completamente in territorio italiano (…fino a quando?).
La salita al San Matteo è cambiata molto rispetto a qualche anno fa, quando eravamo persin riusciti a farci la Nord diretta alla sciom, ma con un mitico Aggiornamento Istruttori: da ricordare la notte passata sul fianco alla morena con la tenda marcia e piena di muffa di Armando e l’arrosto di Luca mangiato con le mani alle 21.00 di una sera comunque fresca, …… che tempi! La salita al Palon de la Mare è un’altra classica che può essere percorsa anche attraverso un percorso di misto che porta direttamente in cima. È una giornata semplicemente fantastica e l’entusiasmo si comincia a leggere e sentire anche dalla voce degli allievi: che bello. Andiamo via tranquilli, ma in “soluzione di continuità”, cercando di non perdere tempo….visto che questa sgamellata è meglio non farla durare in eterno. In totale ci mettiamo circa cinque ore e alle 10.00 siamo in cima a festeggiare passione, entusiasmo ed anche un po’ di emozione. Dopo aver mangiato qualcosa ed aver ascoltato in religioso silenzio la lettura di San Secchio ai suoi discepoli, eccoci nuovamente verso il basso, anche per evitare la caldazza e i krep che, nella parte alta, sono numerosi anche se hanno la tendenza a nascondersi! Praticamente in meno di un’ora e mezza siamo nuovamente nei pressi del primo ponte “Tibetano”. Non vediamo l’ora di una bella birretta o magari di ciulare il pezzo di pizza che la padrona di un bel cucciolotto si sta spupazzando al sole del laghetto (dove tra l’altro abbiamo perso un bel quarto d’ora la mattina per una “kannata” del GPS mnemonico).
Pomeriggio ricco di fankazzismo generalizzato tra sdraio, maranza local, briefing e de-briefing e gocce di pioggia che tornano a minacciare l’aere; si racconta di ragazze che hanno allietato il rifugio con sfilate varie, creando anche un po’ di “perturbazione” non solo temporalesca……..fino a quando tutti decidiamo di portare tibie e peroni in località Hotel Forni dove le auto ci aspettano desiderose di code. Il “bilocale a quattro-ruote” di Giuseppe (non quello della mangiatoia!!!) deve ringraziare il solito Lucio che, dopo la partita persa con l’Olanda, ci ha raggiunto, accompagnato e naturalmente permesso di evitare ritardi enormi grazie ai soliti “cavi” che qualche tempo prima hanno permesso anche a Gonzales di uscire dallo stesso tipo di “premi”. Scendiamo immersi nel vento della Valfurva e cerchiamo di incamerare più fresco possibile. Ad un certo punto viene quella porka idea di svaccarsi in un prato (tutti e quattro i componenti della Lucio-mobile) per un bel pisolino alla valtellinese: plaid disteso nel prato, corda a fare da cuscino, fotografa ufficiale ed una ronfata di qualche minuto che permette al corpo di riunirsi alla mente (il tantra oggi ci faceva una cippa di lippa!). Nel “durante” è passata anche una macchina della “pula”, ma ormai ci hanno classificato.
A Morbegno prendiamo il “premio pulitzer” per mancata coda, a Colico prendiamo il nobel per le “scelte di vita”…. Ed infine, a Lierna, la prendiamo tutta in quel posto….senza premio (il podio di legno era sulla sponda opposta ma Clooney era là a limonare con la Canalis!); a Bellano ci chiediamo come possano passare dei Brutti Kuli e soprattutto come mai ci sta un Orrido; la scelta della strada vecchia si è dimostrata azzeccata in maniera quasi perfetta fino a Lierna-Mandello. Forse il fatto di evocare i fast passati, dove negli anni ’70-’80 le code erano come i bigoli nel mondo, ha fatto materializzare una codazza esagerata; a Lecco prendiamo il premio “galleria” per la scioltezza nel districarsi tra il traffico, restituiamo il pulitzer……e a Cibrone (che paese!!!!!) ne prendiamo un altro…….alla fine ne abbiamo talmente la macchina piena che Lucio non riesce neanche più a cambiare marcia….cadendo nel tranello e nella Leggenda di Costamasnaga.
Insomma adesso basta, mi si è seccata la penna tra le kazzate e non mi resta che chiudere la bottega; la salita al Palon de la Mare non posso raccontarla ma so che è andata benone; il San Matteo lo stesso e per quanto riguarda l’entusiasmo, credo che alcune parole sentite e i sorrisi mostrati nonostante più di otto ore di effettiva marcia, stiano a dimostrare che il bacino di chi “patisce” è destinato ad incrementarsi ancor di più. Chi non è stato bene avrà occasione di rifarsi e vada-via-i-ciap!
Adesso è il Vajolet la prossima incantevole e dolo-mitica meta. A presto!
Lucio, Lo Svizzero, Simona e Patajean per quanto riguarda la Lucio-mobile; poi tutti gli altri istruttori presenti e naturalmente un salutone particolare a Valentina e Giuseppe che sono stati veramente bravi senza mai mollare, ma anche a tutti gli altri allievi/e per la voglia di verificare tutti i nostri “bla-bla-bla” raccontati durante la gita e le lezioni; speriamo che gli zoppi e i Brutti Kuli “di pietra” rispettino il proverbio e un ciao a tutto il Corso 2010!!
PJ
I brutti kuli che non sono partiti nel pomeriggio erano tutti in gran adunata in quel del parcheggio di Carate alle 8.00, o circa più, del mattino…questa volta Super Mario Bros si è rivelato magnanimo nello stabilire l’ora di ritrovo e così … nessuno si è presentato in pigiama!
L’appello e la formazione macchine per l’attacco alla SS 36 avvengono in men che non si dica. Ore 8.20 la carovana parte con meta primaria …. la SECONDA COLAZIONE c/o RISTOP di COLICO! E qui nasce il dilemma di molti sulla scelta del tipo di zucchero da gustare: i più vorrebbero far man bassa di ogni ben di dio ma vengono prontamente richiamati all’ordine dal Secchio e quindi finiscono per la scelta forzata verso un’unica delle 1000 tentazioni in esposizione.
Qualcuno si improvvisa MacGyver in soccorso ad un motociclista colpito da “foratura” improvvisa: a seguito del tentativo fallito per mancanza di attrezzi…si riparte! La meta seguente è il parcheggio dei Forni, da raggiungere possibilmente già mangiati, per approntarsi all toghether a raggiungere il Rifugio ( non l’amaro!) Branca.
Nel tragitto qualche buon salutista si ferma al super market di Bormio e acquista della sana frutta mentre i prodighi cavalieri con cui navigo decidono di proseguire la rotta verso S. Caterina, luogo eletto principe del nostro pranzo: panozzo ripieno di bresaola e formaggio locale della valle accompagnato da degustazione di un buon rosso valtellinese ( un bel 12% di tasso alcolico che farà diventare la salita al rifugio una discesa agli inferi sotto il sole cocente delle 13.30!)
Dopo il tour di assegnazione delle stanze nell’intento di vincere il premio “camera non russatori folli” ( IO MODESTAMENTE HO VINTO!!!!), il pomeriggio trascorre nel godere del paesaggio, nel saggio ripasso della lezione di topografia e nel tentativo di disegnare il nostro primo “schizzo di rotta”! La cena è stata ottima per cibo e compagnia ..la nottata ha goduto di un sonno tranquillo e sereno, come non capitava da giorni, e da piacevoli e divertenti sketch: camera 26, la sveglia delle 4 scatta puntualmente alle 0.00 del giorno 4, tutti svegli ma un po’ contrariati visto il dolce dormire interrotto…
Sale la voglia di prediligere il letto alla fatica …il giovane ma saggio Achille viene in nostro soccorso: realizza prima di noi altri che è solo la mezza e tutti godiamo delle restanti 4 ore di sonno!! Allo scoccare delle 4.00 siamo tutti sull’attenti, colazione e preparativi..
Alle 5.00 spaccate partiamo, io sono parte del gruppo diretto al Palon de la Mare:…risaliamo la morena in direzione sud-sud est fino a raggiungere il ghiaccio, quasi neve nonostante l’ora di primo mattino, ma si decide di non uguagliare altri gruppi di pionieri della fatica che si apprestano a ramponarsi e assicurarsi….. noi proviamo la variante Egidio…proseguiamo senza ramponi fino a raggiungere, due canali dopo, al ruscello e ad una splendida lingua di ghiaccio.
Qui San Antonio Meroni da Lissone inizia il suo calvario: portarmi a destinazione! Carlo è al seguito e nonostante la prima esperienza su neve con il gruppo va alla grande. La variante Egidio prevede un pezzo di misto: bellissimo!! Anche se ogni tanto la mia gambetta corta stenta a fidarsi a dove si appoggia, i prodi cavalieri della tavola rotonda vedono e provvedono insegnandomi di ogni!
La mia chimera non è più tale: SIAMO IN CIMA! Ce l’ho fatta! Alla nostra sinistra il San matteo, alla nostra destra il cevedale, di fronte a noi il zebrù: panorama splendido! Foto, baci, scherzetti, cibo e ripartenza. Soddisfatta, molto soddisfatta! Le mie gambe non mi hanno mollato e finalmente, dopo 18 mesi dall’infortunio al ginocchio, ho debellato la fissa mentale della sconfitta e del timore perenne. La controprova è stato il rientro, su un terreno non proprio dei migliori con anche qualche crepo piccolino che ostentava a farsi vedere sotto i cumuli di neve.
E non mi ha mollato nemmeno il mio neurone: nonostante l’altitudine ha ben recuperato gli insegnamenti del Morteratsch!
Si, credo che il bacino di chi “patisce” abbia recuperato un elemento perduto …un grazie a tutti per la splendida compagnia del week end, per la simpatia, la leggerezza, la convivialità del gruppo, la professionalità degli istruttori, la pazienza e la benevolenza di Antonio…. Gli scherzi di Mario !!!
At ce soir …..