Cià che vémm à fa una bèla rampegada in Grignetta! Una bella vietta “ciüdada clasika” su roccia eccellente…..si dài che andiamo e facciamo Albertini+Lecco: un must che non deve mancare. Che spettacolino. Partiamo presto il sabato mattina per essere indietro altrettanto presto, però la meteo esterna non sembra inizialmente rispecchiare la meteo “su carta” analizzata sino alla sera prima sul web.
Vorrei adesivizzarmi sui Torrioni Grignosi in compagnia degli amici di Montevecchia, come ai vecchi tempi….o come sempre!
Nei pressi del Barro la situazione sembra precipitare, con cielo cupo e minaccioso; al solito parcheggio il morale è basso, come i calzoni nel momento “del bisogno”, ma solo per pochi istanti visto che decidiamo di vedere cosa c’è sopra le nubi. Detto fatto (oltretutto i calzoni bassi danno fastidio ed impediscono movimenti topici) e quando arriviamo ai Resinelli, ci mettiamo dieci secondi a capire chi aveva ragione. Partiamo con una tonnellata di afa-misto-umidità sopra i craponi e dobbiamo portarci litri di acqua per compensare le perdite idriche dovute alla caldazza. Saliamo tanto veloci quanto è necessario ad evitare di liquefarci prima dell’attacco, scomparendo prima ancora di alzarci dalla sosta ed andiamo ancora più spediti quando vediamo che molta gente rischia di affollare le nostre stesse vie. C’è infatti un Corso di Milano, ma non è quello di Magenta!!…..e molti altri stanno portando le loro manazze a toccare le stesse zone e le stesse prese. Per evitare code inutili, ci kaghiamo giù dalla forcella che conduce in quell’angolo sperduto, ma fantastico che adduce alla mitica Albertini: un tiro più bello dell’altro ed una roccia sempre eccellente. Mani & piedi riconoscono il posto e godono!
Con noi un duetto, zio-nipote, di Morbegno anche loro nell’ansia delle nuvole fino all’ultimo, ma bramosi di fare qualche tiretto calcareo. Purtroppo il silenzio delle guglie è rotto letteralmente dalle vomitate di parole che giungono da ogni dove (Spigolo Dorn e Normale ai Magnaghi), con un casino quasi infernale al “Passaggino”, dove la metafora della “Berta che filava” non basta a spiegare il casino di corde e cordate impegnate in questa “riga di chiappe” che occorre per forza passare; oltretutto kagarsi in doppia per fare la “Variante Polvara” non è certo invitante. Ad ogni modo scodinzoliamo allegramente nei meandri degli arti altrui ripetendo “Li vuoi quei kiwi”!….(provate anche voi a ripeterlo velocemente e di seguito!) e passiamo con “l’eleganza del Gegio” sino al culmine del Magnago Centrale da dove scendiamo all’attacco della Lecco. (ndr: detto così fa veramente veloce, ma si tratta di un dedalo di rocce, che quando sono infestate di alpinisti non sono così facili da oltrepassare).
Di solito in mezzo alle chiappe non è raccomandabile restarci a lungo…..ed anche qui non è il max: fa quasi freddo!!!!! Ed è una notizia. Partiamo quindi nuovamente veloci sulla fantastica Lecco (che rimane una delle vie più belle della Grignetta) e spediti arriviamo alla sosta da cui ci kaghiamo-giù in doppia per andare a concludere il nostro bellissimo giretto alla base della Via “l’Ultima Pagnotta”, 45 metri di roccia impareggiabile e sanissima che ci deposita alla croce di vetta. Un tiro di roccia quasi bianca, calda e senza il minimo accenno di sfaldatura. Poi giù ancora in doppia e meritato riposo con uno spuntino e poi giù a casa a respirare aria di temporale che poi non arriva. Discesa ancora una volta nella caldazza afosa del pomeriggio, con la solita motosega che ronza in lontananza (ormai esistono due tipi di rumori in Grignetta: la motosega…ed occorre conoscere questo elemento sempre impegnato che oltretutto coi tempi che corrono deve essere indebitato fino alle ossa con i benzinai e il cuculo che è sempre un segnale di nuova stagione e di belle speranze e quindi compensa la motosega!).
Insomma, niente di eccezionale, ma sicuramente un giro che vale sempre la pena fare, in un posto che ormai conosciamo come le nostre tasche e che si mantiene sempre eccellente.
In compagnia del Gegio e di Angelo!
PJ