Se una domenica non sapete cosa fare, ma volete stare all’aperto solo per qualche ora e poi tornare nel vostro nido….beh, una bella visita al Canyon della Gallavesa può essere il palliativo giusto!
In realtà è un po’ come fare una “recto-scopia”, nel senso che vi dovete catapultare e spingere nelle viscere del Gran Canyon che, in maniera molto artistica, si apre sotto l’abitato di Erve (o, viceserva, al di sopra di Somasca!).
Si parte dalla Chiesa di San Girolamo e ci si immerge nell’abitato di Somasca fino a raggiungere i cartelli che segnalano la Ferrata. Da qui in circa 15-20 minuti si raggiungono i cavi ed il tutto ha inizio. Di fatto esiste una condotta che attraversa praticamente tutto il canyon e qualcuno ha pensato bene di attaccarci un cavo ed il gioco è fatto.
Peccato che nel momento di attraversamento sono iniziati anche numerosi spari e schioppettate di numerosi cacciatori nella zona! …non è bello, perché proprio mentre attraversi questo punto, esposto e ben aperto…..senti i calzoni stringersi e il fondo-schiena improvvisamente abbracciare la parte superiore del corpo! Proseguiamo decisi e speranzosi sino a quando, toccandoci in varie parti del corpo, riscontriamo ancora la nostra presenza!!!
Davanti a noi il Canyon è molto pronunciato e dalla parte opposta sopra le nostre teste c’è la strada che dalla statale porta direttamente a Erve: da qui sembra un serpente e pensare che di solito si passa di lì…..fa un po’ impressione.
Più ci si inerpica all’interno del canyon e maggiore diventa il divertimento e la strettoia; non ci sono difficoltà ed il percorso è proprio l’ideale per qualcosa di “diverso dal solito”. Ad un certo punto occorre by-passare il muro di un rudere e quindi si è obbligati a percorrere un tratto “di artificiale” appesi ad un intonaco antico vero & proprio!
Dopodiché resta una scalinata nei pressi di una condotta e quindi l’ultimo tratto, che ci si presenta come il posto ideale per il “canyoning”;
difatti un trio poco lescano…..è giusto indaffarato nelle doppie, presso una cascata di una trentina di metri, dove comincia senz’altro il loro divertimento per questa domenica di ottobre. Sicuramente si scoprono angoli e possibilità infinite; ieri faceva un po’ freddo per pucciare se stessi nelle gelide acque di Erve, però un giretto si può fare…soprattutto adesso che conosciamo dove “kagar-giù” le doppie (il chiodo è ben nascosto e solo un vecchio Trapper riuscirebbe a seguire le tracce giuste!
Arrivati nel centro di Erve, l’opzione migliore è quella di salire in frazione Saina, spostarsi alla Croce Vicerola, punto culminante del “viaggio”….sostare nei suoi pressi guardando gli strapiombi notevoli e poi scendere in direzione dell’Eremo e del Castello dell’Innominato.
Ieri in nostra compagnia una coppia di Calco, entrambi veramente simpatici, ed il loro “cagnolone” Sting (un rottweiler), simpatico anche lui, ma un po’ meno: un bestione di circa 60 kg, che non ama essere guardato negli occhi. Fatto questo gesto per sbaglio e per meno di quattro secondi…rimediato una ringhiata da paura e la necessità di averlo “guinzagliato” per tutto il tempo del ritorno. E’ un cane che ricorda molto bene la faccia di chi gli sta di fronte, non ama persone con gli occhiali da sole e/o cappelli che nascondono la faccia, mangia 400 grammi di krocchette al giorno (ma anche bipedi odiosi all’occorrenza!) e difende il territorio in maniera impeccabile.
Un gesto affrettato e la rotula è sua……..se siete dietro di lui (e non s’inkazza) siete nel suo territorio e vi difende fino alla morte; se, invece non vi apprezza e siete davanti a lui (la linea immaginaria conta-di-bestia!) allora vi fa fuori anche l’altra rotula.
Oggi gita facile, spensierata, caratteristica e….a casa in men che non si dica!
PJ