Stavolta sulla cima non si stappa né birra né vino, ma si festeggia con una bottiglia di acqua perché questo è un mountain-brand della salute. Cima simbolo dell’Alta Valtellina e fonte di acqua per tutti noi della Bassa. Praticamente un totem per chi passa da Bormio in direzione Livigno. Per alcune case automobilistiche fanno delle tendine da mettere sui vetri: ne vendono una sola con su Cima Piazzi e la si mette a destra quando vai verso Livigno e a sinistra (la stacchi e la rimonti!) quando rientri in Valdidentro.
Ormai tutto il vociare che si fa sui ghiacciai è arrivato sin qui e verificare di persona quel che succede è sempre doloroso, una specie di pugnalata al cuore.
Giornata nata “per caso” a seguito di un sopralluogo avvenuto al Bivacco Caldarini in Val Viola Bormina: l’occhio cade su un volantino in Pro Loco ad Isolaccia ed i riferimenti telefonici sono come i sassolini per Pollicino. E’ un attimo e si apre un’opportunità splendida, di cui ieri abbiamo verificato, di persona, il contenuto.
Farla in giornata è un po’ lunga, ma si può. Costa la classica levataccia, ma poi ti accorgi che è una cima –issima per usare il suffisso che di solito distingue gli aggettivi con cui viene proclamata in giro e sui palinsesti.
Simbolo della Valle e ricercata come la Grignetta per i brianzoli, Cima Piazzi è stata presa d’assalto in questa domenica di inizio settembre; i complimenti vanno agli organizzatori ed allo spirito con cui la salita è stata intrapresa, gestita e conclusa. Da noi ritengo si sia ancora un po’ lontani da questo metodo o, forse, troppo avanti per concedersi ancora questi lussi. Responsabilità, timori e molto altro non rendono più la gita così sciolta. Invece qui abbiamo respirato serenità.
Il legame profondo che mi lega all’alta Valtellina, in modo particolare a Livigno che frequento praticamente dalla nascita, unito alle ‘responsabilità’ attribuite dalla mia sezione in qualità di Co-Gabanatt del Bivacco Caldarini insieme all’amico Pier, rendono il sapore di questa giornata unico!
Prima parte nel verde assoluto sino al Passo di Verva e poi apertura con grandi spazi, la cui unica pecca è quella di essere senza più ghiaccio; un peccato mortale!
Angelo ed io veniamo subito coinvolti nei lavori sulla segnaletica: un bel paio di matite appuntite (!) che pensavamo dovessero servire per firmare il libro di vetta…..si sono trasformate nella nostra croce, che abbiamo portato praticamente sino ad oltre il canale che immette nella parte alta finale prima della cresta nevosa.
Bell’esperienza e che mancava; di solito si portano altri pesi e comunque ci sono stati anche lamenti dagli altri venti ‘palisti’! tutto sotto controllo. Le ragazze invece hanno socializzato.
Alle ore 12.00 la cima viene apparecchiata ed è bello toccare la croce nuova posizionata solo qualche anno fa. Purtroppo il meteo si guasta, così come la festa degli occhi, che non possono godere di tutto il panorama completo. L’attenzione si sposta sempre di più verso le cime di Lago Spalmo e Viola, dove i rimasugli dei ghiacciai fanno venire le lacrime.
Scendiamo quasi subito dopo aver toccato la vetta: qualche pallina di polistirolo avvisa che un minimo di pioggia, prevista per le ore sedici, sembra leggermente un anticipo. Guadagniamo terreno e perdiamo quota, mentre l’effetto nebulizzazione scoccia un po’ gli animi. Come nei migliori film è il finale che prevale, con il ritorno del bel tempo e di squarciature tra le nubi degne del “Kulo più Grande!”
Organizzazione perfetta ed accoglienza inaspettata: un Grazie lo diciamo a tutti i soci del Cai Valdidentro e del Cai Livigno, gemellati in questa giornata. Un grazie a Pietro Urbani che ci ha garantito l’accesso in Valle e ci ha aggregato a questo gruppo numeroso e simpatico. Ho scoperto persone che di solito vedo in maniera formale davanti ad un bancone e all’interno di negozi, così come appassionati o malati di montagna.
Rientro a casa abbastanza buono, una specie di bollino arancio-sbiadito per una volta!
Partecipanti: Angeletta, Stefy, Ongiul e Patajean ed altri 60 partecipanti.
by Patajean ®