Penultimo weekend di luglio: il Cai Desio organizza una gita al Rifugio Bosio in Valmalenco, più precisamente all’Alpe Airale. Un gioiello di bellezza posto a 2.086 metri in una conca naturale unica. Un’oasi incredibile nella quale appoggiare le membra, soprattutto se stanche, e ascoltare il silenzio che regna. Non ci sono passaggi alpinistici tali da attrarre masse esagerate o moltitudine di arrampicatori, ma angoli che meritano di essere visti almeno una volta nella vita.
Un po’ di parte sicuramente, ma è incontrovertibile il fatto che la nostra sezione possieda rifugi e bivacchi in luoghi spettacolari delle alpi e il privilegio è veramente grande, visto che qui potresti svegliarti dopo aver immaginato esattamente questi paesaggi, quindi il tuo sogno diventerebbe semplicemente realtà.
Con queste premesse, abbiamo aderito. Oltretutto i capi-gita Anna e Davide stavolta hanno messo sul vassoio un paio di opportunità: la Cima del Pizzo Cassandra da un versante poco frequentato (a torto?) ed il giro dei Laghi Cassandra, altro fiore all’occhiello di un angolo selvaggio e dedaloso che si trova nelle retrovie che separano il Rifugio Bosio dal Rifugio Desio, ormai purtroppo nella fase post-declino!
La meteo per il sabato non promette nulla di buono, nonostante le nostre convinzioni ed infatti conduciamo la salita dall’Alpe Piasci completamente a bagno-maria per tutto il tragitto. Tuttavia la regolazione della manovella -pioggia è stata sul minimo e quindi le gocce sono scivolate su ombrelli e mantelle senza intaccarci. Qui solo un episodio da ricordare: Anna di Inox, forse memore che il sabato è giornata da dedicare alla piscina, in un momento di euforia irrazionale, ha deciso di lanciarsi per una vasca a delfino proprio in una radura sotto al rifugio; probabilmente la vista dello stesso ha scatenato in lei un meccanismo istintivo. Pomeriggio in panciolle accanto al camino a luglio, quindi il che bello mi scappa per forza. Il Torreggio sembra rinforzarsi ogni ora di più per le gocce che via via lo riempiono, ma in compenso il panorama assume quel fascino che serve in queste occasioni.
Nel frattempo fanno la comparsa altri escursionisti o per visitare il rifugio oppure per continuare un lento peregrinare che, in taluni casi, li porterà a percorrere e a toccare altri rifugi della valle durante i prossimi giorni. Un po’ li invidiamo.
Alcuni di noi hanno già le magliette del 40° della Scuola e quindi non si possono non vedere.
Il tempo rimane brutto praticamente per tutto il sabato, con qualche leggera schiarita verso sera, come da copione. Solo la sera precedente, la quantità di acqua era ancora peggiore, proprio in occasione del VUT (Valmalenco Ultradistance Trail), passato di qui intorno alle ore 02.00 di notte.
Ci trastulliamo sino all’ora di cena e poi passiamo una piacevole serata in compagnia (accompagnati da un buon Strangola-Galli !), sino al momento in cui, delicatamente, ci portiamo a nanna.
Per quanto possibile, ognuno cerca di fare meno rumore possibile, ma il pavimento scricchiolante impedirebbe anche a Diabolik o a Due Calzini (penultimo capo dei Comanches) di non essere sgamato. Alzarsi di notte è quasi un sacrilegio che alcuni pagheranno nelle prossime uscite. Comunque c’è chi dorme e chi controlla i movimenti di tutti.
La mattinata inizia presto: c’è chi vuole raggiungere la cima e chi parte per un viaggio esplorativo dei laghi, chi si accontenta della cascata e chi decide per la terapia del benessere denominata “il kulo di pietra” (pratica occidentale, ancora poco conosciuta, che consiste nel credere fermamente che ogni tanto è necessario sotterrare l’ascia di guerra per godere della natura, del silenzio e di tutto quanto non si coglie durante il quotidiano).
Qui sembra dare i suoi frutti, però non montatevi la testa: per quanto ci si possa stare, prima o poi il ritorno in civiltà è doveroso.
Uscire alle 6.30 la mattina è stato godimento allo stato puro: un’area ed un panorama incredibile nel fondo dell’alpe Airale. L’unico rumore è stato quello del torrente ed una poltrona in granito massello è stato il modo migliore per ascoltarlo, provare per credere. Molti di noi trascorrono così tutta la domenica.
Una nota a parte: sabato, ad un certo punto, ci siamo chiesti cosa e come avremmo gestito una situazione potenzialmente critica in rifugio, con chiamata del Soccorso; di solito la simulazione di intervento la facciamo all’aperto, durante una salita scialpinistica, ma qui……..è bastato guardarsi in faccia e: “Dài che lo facciamo!”
Insomma, ridendo e scherzando abbiamo chiamato il Soccorso Alpino, abbiamo dato i riferimenti dell’infortunata, della meteo, della situazione e, soprattutto, del luogo in cui ci trovavamo. Tempo quindici minuti e l’elicottero atterrava di fronte al sottoscritto nella radura erbosa accanto al rifugio. Tutto ok, ci siamo tolti tutto: sfizio, dubbio e abbiamo avuto la certezza che non si trattava di nulla di grave.
Che dire: un bellissimo weekend con i due risvolti meteo principali, posizionati al cinquanta percento, con sabato piovoso e domenica incredibile. Compagnia ottima e naturalmente un saluto speciale ad una persona speciale, il nostro Egidio. Per l’occasione lo abbiamo voluto ricordare con un gesto semplice, visto che proprio recentemente era stato in vetta al Pizzo Cassandra; purtroppo causa peggioramento tempo nel pomeriggio non è stato possibile raggiungere la cima, ma solo il Passo Cassandra; però un ricordo doveroso è stato lasciato.
A lui un momento particolare dell’escursione, a nome di tutti quelli che lo ricordano con affetto.
Partecipanti: Anna, Davide (i due Capi-Gita del weekend), Ginevra, Giorgia, Chiara, Angeletta, Anna, Sara, Pier, Inox, Pier di Desio, Enrico, Silvano, Claudio, Marco, Christian, Davide T, Sibilla, GigiEmme, Flora, Paolo (i miei genitori) e Patajean; la domenica anche Silvia, Marco, Tommy e Luca.
by Patajean®