“Est haec natura mortalium, ut nihil magis placeat, quam quod amissum est” – La natura umana è così fatta, che nulla ci piace di più che le cose che abbiam perdute [Seneca, De consol. Philos, 16)
Alle ore 8:51 del 1 giugno arrivò puntuale il messaggio: qualcuno ha voglia domani di svegliarsi molto, ma molto presto per una pellata? Fatemi sapere, bye
Con gli interventi successivi si scatenò subito la discussione: ma Susten o non Susten noi, arriveremo sul Gelenstock: ritrovo alle 3 alla frontiera di Como. Osservavo con distacco le questioni, cucinato dalla settimana di lavoro e desideroso di un bel venerdì di svacco. Ma si sa, la scimmia salta addosso e in fondo mi sono detto: se vorrò ricordarmi della giornata di domani per il resto della mia vita sarà meglio fare la gita, altrimenti si rischia una giornata delle tante senza una memoria precisa. E la memoria delle cose belle e della bella gente è il vero patrimonio che ci tiriamo dietro.
Sveglia alle 1,15. Alle 2,05 da Gigi e alle 2,15 da Boris, dove cresce sempre l’angoscia per qualche tiro mancino del nostro. Fila tutto liscio e alle2,30 ci troviamo con Anna. Poi inizia il tour delle deviazioni per raggiungere Como. Ingaggiamo un match con un TIR che ci succhia la ruota e che dopo che ce ne siamo liberati, ce lo troviamo di nuovo davanti. Non per niente sul retro c’era scritto “fiuto Anna”. A Brogeda raccogliamo Giovanni, Andrea e Fabio. Poi via oltre il Gottardo. Sulla salita verso Andermatt ci risiamo con i lavori stradali. Una svizzerotta ci dice che il semaforo del senso unico alternato sarebbe stato molto lungo. Siccome era esageratamente lungo alla fine si è messa d’accordo con il collega dall’altra parte e ci ha fatto passare. Superato il Furka pass giungiamo al Belvedere, che è ormai un vedere quanto il ghiacciaio si è ritirato. E’ comunque sempre un bel vedere ma chissà come mai la ritirata dei ghiacciai ci stringe il cuore. Sarà perché richiama che l’uomo sta forse distruggendo l’ambiente, sarà perché il ghiaccio si scioglie come la vita che passa, sarà che quando ho fatto la foto l’8 giugno 1997 avevo 20 anni di meno, sarà quello che ha sentenziato Seneca, sarà ……
Inseriamo la ridotta e i rampanti superando prima un canalino e poi un tratto rocciosetto con togli/metti. Io comunque gli sci non me li sono mai tolti. La quinta ora di salita è un piacevole infinito su un piano inclinato.
Arrivati al deposito sci, io non deposito nulla e arrivo diretto in cima con gli sci. Mica che mi penta di avere rinunciato alla bella discesa dalla cima.
Il panorama dalla cima è dominante su tutto.
E Sua maestà il Finsteraaron domina la scena. E’ anche questo un Belvedere e quindi vediamo l’ultima comparazione 2 giugno 2017 – 8 giugno 1997 (giuro che poi la smetto)
La discesa è su neve top e scatena la discussione sulla gita perfetta.
Insomma, al di la’ delle chiacchere, discesa da urlo nella prima parte e neve un po’ marciotta in basso.
e la birretta finale. Sempre Iris ci fa dono di una perla di saggezza: “si stava meglio ….quando si stava meglio.; eh, mica quando si stava peggio”.
E ora? Operazione Susten prossimo weekend?
Alle 17 siamo a casa nella caldazza. Che gita e che venerdì da leoni!
Hanno partecipato: Gigi, Anna, Boris, Fabio, Andrea e Giovanni
Alberto