LA GRIGNETTA: UNA SALITA VINTAGE.

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  • CIME: Medale + Coltiglione (per Sentiero GER) + Grignetta (per Cermenati);
  • GRUPPO: Prealpi Lecchesi;
  • DISLIVELLO & SVILUPPO:  2.060 mt per 23 km totali; sopra i 2.000 di dislivello anche la discesa diventa importante e quindi si mettono anche in negativo, specie se fatti a piedi;
  • NOTE: a fine gita tutti a dire in coro: “Beh, beh, beh….proprio una bella escursione”. Che pecoroni! L’altra nota è che la settimana lavorativa è iniziata un giorno prima. Ore 7.30 — ore 17.30, praticament em timbràaaa.

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Meno male che la quota base di partenza era a circa 350 mt s.l.m., meno male che Boris non ha fatto studi-di-settore tali da scoprire che ‘da lì si può partire più bassi’ (ricordo che lui si emoziona a tal punto, quando vede le rocce metamorfiche, che pronuncia frasi sconnesse oppure se ne esce con esclamazioni a torte poco validate, del tipo: “…Eh, è stato un gran casino!”), insomma meno male!

Abbiamo calcolato che, rispetto all’orario impiegato dall’Orient-Express per compiere il suo giro classico, noi avremmo impiegato un’oretta scarsa in più. Una specie di trans-oceanica con fulcro tra Rancio e Laorca: un po’ come immaginare che queste due minuscole località assurgano a punti focali nel planetario mondiale per un giorno.

Non date mai a Paolinux il modo di scoprire che in zona si è creato un itinerario che supera i 2.000 mt di dislivello; diteglielo solo a distanza di anni oppure fate in modo che non lo scopra mai, meglio. Lui un Melma non lo riuscirebbe mai a fare, nemmeno se fosse prossimo al Cho-Oyu per fare allenamento.

Per l’inizio del Corso A1 2017, ci ha messi tutti in riga e per primi gli allievi: girettino fuori porta nel Lecchese, dove talvolta la bellezza degli angoli selvaggi prevale su qualsiasi altra cosa (ma vogliamo renderci conto della bellezza ambientale dello strappo finale del Coltiglione con vista sulle foresta boreale della Val Verde!, esattamente in fianco alla “bastiunada” che solo qualcuno può vedere prima di cotanta bellezza.…). C’è un Triplete di Cime che il nostro direttore vuole vedere, per andare più lungo e capire le potenzialità nascoste nella tenuta fisica degli allievi 2017. Detto fatto e, per questo inizio corso, decide di avvalersi delle lepri giuste: assume un nugolo di scialpinisti e pensa che, come un gregge, lo possano aiutare (lui buon Pastorello!) nella conduzione della gita. Noooo, quanto mai dicasi la parola “gregge”; a parte il fatto di auto-dispensarmi in maniera netta dal voler offendere qualcuno cosicché il resoconto possa continuare a rimanere nel nostro sito web (caso mai venisse rinfacciata una male-educata riproposizione scritta di atteggiamenti poco ortodossi ed etici nei confronti di coloro che si affacciano più o meno in maniera netta sia in VDS che nel mondo a punta, attraverso i Corsi), resta il fatto che il termine “pecora” porta con sé non solo zecche…..

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Si, perché innanzitutto evoca pratiche di cui non si può far ciarla (soprattutto tramite vivavoce dell’auto) e poi perché si ritorce contro, come è successo in occasione dell’avvicinamento a Rancio Alto, quando siamo stati letteralmente sorpresi da un gregge in transumanza giusto sulla statale che collega Lecco a Ballabio (e se le avessimo trovate nel Barro?). Che dire, abbiamo dovuto attendere pazientemente dietro il ‘convoglio’, abbiamo riso dello sterco rimasto per strada e pronto ad attaccarsi sul palmer dei ciclisti di passaggio, abbiamo ammirato il lavoro dei cani nella conduzione del gregge, modello cowboy del vecchio west. Ma abbiamo anche escogitato un passaggio via ‘tratturo-antico’, che ci ha permesso di by passare la massa di pecore e di arrivare al parcheggio in tempo ancora utile per partire; sarebbe stato quanto meno bizzarro il fatto che una Scuola di Alpinismo non avesse portato a termine una gita con una scusa fantomatica: una manica di capre fermate da un gregge di pecore.

Ad ogni modo l’analogia tra noi ed il gregge, compreso il viaggio che ciascuno avrebbe intrapreso, non toglie questo dato di base.

Finalmente alle 7.30 siamo in ballo. Sentiero del GER, machete d’ordinanza e tanta voglia di portar su le membra sono stati i nostri must della domenica.

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La cima del Medale l’accarezziamo al volo, non prima di aver imparato il gioco “del gatt cüunt’ul ratt” ben spiegato dal Billa, poi ripartiamo subito per immergerci nella foresta alta del GER; usciamo sul dosso del Coltiglione con vista da favola e cominciamo a scendere verso i Resinelli tra cani da prendere a calci e gente in panciolle, che non sta certo attraversando le Alpi.

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Siamo tutti alla Pagnotta verso le 11.00 e qui perdiamo un po’ di tempo, anche per non sfinirci subito. Orario poco azzeccato quello in cui ripartiamo, ma non c’è alternativa: abbiamo ordinato un po’ di venticello e questo ci aiuta non poco, soprattutto nel mettere un piede davanti all’altro nell’ultima salita verso la Grignetta. Oggi hanno chiuso, probabilmente, tutti i centri commerciali visto che sono tutti qui, ma noi facciamo finta di nulla; determinati arriviamo in cima verso le 12.30 ore locali.

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E’ talmente sereno che vediamo una cordata sulla Molteni al Badile!

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Fotona di gruppo e pensiero che va non solo alla discesa, ma a tutto il contorno; di fatto, in tutte le volte che siamo arrivati qui, il cervello ha pensato all’unica fase successiva e finale, il rientro ai Piani Resinelli. Psicologicamente il fatto di non dover scendere solo alla Pagnotta, ma di continuare sino a Rancio si trasforma in una sintesi neurologicamente chiara: dü ball!

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Se si aggiunge che la Cermenati non è sicuramente il Voltarenn della discesa, ecco fatto il Bingo. Non c’è comunque altra scelta e piano piano rientriamo dal nostro peregrinare. Il nostro Giò ha testato via gps che il numero di passi è notevolmente aumentato al ritorno: la giustificazione del mistero è di tipo anatomico-neuro-empatico e si sintetizza con il fatto che il corpo, dopo tot kilometri si rimpicciolisce, a partire dalle gambe! Meno male che ci siam fermati a Rancio, altrimenti non ci ritrovavamo neanche più.

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Un bravi a tutti, soprattutto agli allievi dell’A1 impegnati, decisi e motivati sino all’ultimo; mai mollato e bisogna dire che il percorso non era difficile (potevano farlo anche delle pecore), ma sicuramente tosto per i metri di dislivello e per i km da percorrere. E’ stato come ripercorre un po’ di passato, quando quelli veramente ‘grandi’ facevano della passione uno strumento che passava dalla fatica, partendo magari da Monza in treno e salendo ai Resinelli a piedi o in bicicletta. Oggi è tutto diverso, ma c’è modo di divertirsi e di trovare nel passato un modo o il modo per apprezzare il presente non tralasciando l’eredità di chi faceva alpinismo in una maniera sicuramente diversa da oggi. Per noi è stato sicuramente un piacere lo stare in compagnia (di questo ormai ho lo stampo ed il copyright), non posso spergiurare la stessa cosa per gli allievi, ma l’ho intuito prima di andar via ieri e dopo il briefing di Paolinux e quindi lo scrivo. Difficilmente andrei a descrivere il gesto tecnico durante un racconto, a meno di situazioni veramente particolari, mentre mi piace un casino esprimere di più le sensazioni che si provano e che possono rimanere, come testimoniano molti esempi o persone che incontro anche a distanza di anni. Comunque al proseguo l’ardua sentenza.

Partecipanti: una sporca trentina tra istruttori ed allievi.

by Patajean®

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