ZUCCONE!

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  • CIMA: Zuccone Campelli mt. 2.159
  • ZONA: Prealpi Lecchesi, con partenza dal parcheggio Piani di Bobbio
  • DIFFICOLTA’ & DISLIVELLO: MSA per la salita e qualcosa in più se lo si scende ‘nudi sci ai piedi’; partendo dall’arrivo della funivia il percorso si riduce a ca 450 mt di dislivello.
  • NEVE: nel vallone un po’ gelata; nel canale ben compatta (calcestruzzo di quelli peggiori) e difficile anche da sciare.

La domanda giusta da porsi oggi è: “Chi è più Zuccone (krapa Düra in dialett)? L’istruttore che sceglie la gita, chiunque esso sia oppure lo Zuccone stesso che da millenni guarda coloro che lo salgono con un fare che non ci è dato capire?

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Qui ormai tutto parla in “ONE”: dallo Zuccone al Canalone, passando per il Crocione. A Bobbio Dottrina e Giurisprudenza vanno a nozze, però poi ogni tanto finiscono per fare a legnate e salire al Rifugio Lecco è ormai tesi di laurea: se ti beccano ti danno la multa, non puoi attraversare le piste, appena metti un piede in pista suona tutta la valle. Insomma l’argomento è talmente di moda che basta lanciarlo in aria che abboccano cavedani da 75 kg! Provare per credere: un cafferino dopo la salita si è trasformato in una quasi tragedia, a cui hanno partecipato non solo componenti della VdS, ma anche estranei incuneatisi fin sotto il bancone del rifugio con l’unico scopo di tuffarsi nella discussione per dire la loro!

Partenza da Brenva per questo sabato di SA2 e salita in funivia per accorciare i tempi, visto che le manovre in programma sono tante. Alle 8,15 siamo già in maglietta a circumnavigare i Piani: praticamente per arrivare alla Lecco passiamo prima da Saint Moritz e poi visitiamo anche il centro storico di Glorenza! Emozione da condividere. Non fa freddo, ma lo diventa nel momento in cui ci fermiamo all’interno del vallone per vedere e spiegare le varie manovre prima della salita vera e propria.

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Nel frattempo altri bipidi ci sorpassano. Entriamo nel canale che sembriamo una spedizione koreana alla conquista di un 8.000; quando usciamo in cresta e percorriamo gli ultimi metri attrezzati, quelli che ci vedono dalla cima hanno un momento di sussulto: o sono sbagliati loro e non sanno di essere a 7.900 metri…..ad un passo dal successo!

Nel canale e sulla cresta un infinito olezzo indescrivibile: un misto fra mmerda, fogna & letame. Ancora da capirne l’origine, vista l’assenza di strutture e/o aggeggi vari in ceramica; con gli sci sulla schiena occorre quindi il massimo della concentrazione per non finire ‘a basso’.

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Dalla cima il solito panorama sul circostante e, dopo foto e stretta di mano, immediato dietrofront per finalizzare le doppie, che installiamo in due tronconi simulando ‘lo skilift al contrario’ come l’ha definito un’allieva attenta. Va bene essere malfidenti e non fidarsi delle soste con chiodi vecchi e malconci, ma arrivare a pensare alle “preghiere” quando invece uno, scrupolosamente, si accerta che siano chiuse le “tre ghiere”, ce ne passa! Sarà la quota, sarà il vento, ma la scenetta è stata bella.

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La terza stazione dopo le due delle doppie prevede la scivolata su pendio ghiacciato con auto-arresto; propedeutico e scenografico, il momento non genera alcun episodio drammatico in cui gli allievi escono con ossa rotte e/o materiale lacerato. A metà del canale in discesa però si ode una eco:

“Madame…..à ghe piass ül salàmm?”

“Oui, à ma’ piass anca la pelll…!”

“Ohh, madama Purcelüna, ……la pelll l’ée minga büna!!!”

Un’ola sale bestiale in tutto il canale, il sorriso emerge prepotente e la faccia è sempre più fetente! Troppo bello il divertimento che siamo capaci di creare dal nulla: quasi dei maestri in questo.

Nell’ultimo tratto vediamo davanti a noi la bresaola e capiamo che ben presto faremo parte di altri scenari. Alcuni di noi percorrono il canalone anche in discesa, saltando e scodinzolando alla meglio, tra neve un po’ cementizia e sassi che compaiono sempre di più nella parte bassa.

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Ci fermiamo al Rifugio Lecco, dove stavolta non troviamo le cibarie attese; tutto sommato è giustificato dal fatto che oggi è il penultimo giorno di apertura. Troviamo ex allievi e passiamo un momento come al solito emozionante tra birrette che vengono bevute e soprattutto birrette che vengono versate a vuoto.

Ripartiamo per la discesa in un ambiente piuttosto triste, anzi tristissimo con poca neve nessuno in giro e la palta in fondo. Un ultimo episodio da memorizzare è quello delle Bacchette del Tony: scendiamo con l’attrezzo ovoidale e giunti in basso notiamo Inox tra il furibondo e l’indemoniato: la consueta struttura zen lascia il posto alla ferocia Lissonese! Tra il ripercorrere a braccia tutti i cavi portanti della funivia ed il concentrarsi in modo da spostare la webcam sui suoi bastoncini al fine di vedere l’eventuale intruso che si impossessa (per l’ultima volta, ovvio!) dei suoi bastoncini, sceglie di chiamare l’omino dell’arrivo affinché glieli tenga da parte. Tuttavia, magia dell’inkazzoso, sembra che i fatti si siano svolti più o meno così: i bastoncini, udita l’eco della telefonata, pare si siano indirizzati autonomamente verso la cabinovia in assetto tipico e preparatorio della discesa; successivamente, pare che gli stessi abbiano convinto (con le buone) l’omino dell’arrivo a farsi anche omino della partenza. Morale: le bacchette (nuove) si sono materializzate nelle mani di Inox (ridiventando quindi le Bacchette del Tony!), facendo si che anche noi tirassimo un sospiro di sollievo. Tra morti e feriti abbiam temuto anche in una fermata anticipata di tutto l’impianto.

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Tutto bene quel che finisce bene; rientro rapido non prima di un gelatino presso Mortissia e pomeriggio ancora lungo e da sfruttare. Ecco di seguito la lunga lista dei Bigul:

Laura, Andrea, Alessandro, Giovanni, Massimo, Adriano, Davide, Daniele, Gabriele, Federico per la parte allievi e poi noi medesimi: Inox, Stefy, Anna, Gonza, Silvan, Mirko, Andrea, Max, Teo, Massimo, Gigi, Alberto, Boris, Samuel, Barney e Patajean

by Patajean

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