LA SUPER-KAZZOLA – WEEKEND 24-25 GEN al Devero

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  • CIME: Corona dei Troggi mt. 2.309 e Monte Cazzòla mt. 2.330
  • ZONA: Alpe Devero sopra Domodossola;
  • DIFFICOLTA’ E DISLIVELLI: MS con 800 mt circa per la Corona dei Troggi; MS con 700 mt per il Cazzòla.
  • NEVE: bella e farinosa il sabato; soffice a tratti e nel complesso ventata e crostosa…..insomma difficile la domenica.
  • NOTE: la presenza di un vento talmente fastidioso, che per romperci i mmaroni è stato lì appositamente per noi due giorni.

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Ci sono due zone in cui la declinazione magnetica è presente e rende difficile l’orientamento sulle Alpi: una è arcinota e risiede nella zona del Monte Rosa, l’altra è presso la super-kazzola. Dirvi dove si trova quest’ultima mi è già difficile ora, dopo averla scritta: anche i tasti del pc si stanno spostando tra la destra e la sinistra…..quindi posizionatela dove volete, tanto si sposta subito e non sarà mai in una posizione che può dirsi conosciuta. Provate voi a mettervi davanti alla superkazzola e a prenderla!

Primo weekend con il Corso SA1 2015 all’Alpe Devero con meteo sufficientemente buono, salvo il vento, come detto estremamente fastidioso con raffiche persin nelle mutande, che non si son gonfiate solo perché strette dai pantaloni. Quando inventeranno un sistema di free-touring con gli sci d’alpinismo e la vela, giornate come questa saranno le più ricercate.

Saliamo in Alpe Devero dalla Brianza e sganciamo ben dieci euro per il parcheggio: bello, ma anche un po’ costoso e con una domanda che viene pronunciata da un omino che, al freddo e al gelo, non fa che ripeterla per tutto il giorno: “Scialpinista o Sciatore”?, domanda che poi va a spetasciarsi nell’aere sotto forma di cristalli. Cominciamo la nostra due-giorni verso la Corona dei Troggi, montagna dalla forma sinuosa e a cavallo della quale si arriva dopo innumerevoli sforzi, dovuti non tanto alla difficoltà tecnica, quanto al vento che sembra impedirci di toccare la cima. Il vento sbatte forte e prende a sberle le pelli, che prendono a sberle noi, che a nostra volta prendiamo a sberle noi stessi, per scaldarci un po’. Non c’è nemmeno il tempo per la cerimonia di assegnazione del “Cucchiaio di Legno”, magari per un Cucchiaio di Gruppo……niente. Occorre far presto, tenere le mani al caldo e muovere i piedi per evitare rischi di congelamenti.

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Scendiamo verso l’oasi di Crampiolo e poi ci riversiamo nuovamente verso l’Alpe, dove alla Locanda Antica dell’Alpino dobbiamo pernottare; il posto è degno del suo nome ed è molto accogliente.

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Ovvio che il nostro arrivo di massa non passa inosservato; inoltre l’effetto pavimento, con le travi che lasciano intravedere il piano di sotto, oltre che far pensare ai crepp e a passaggi tecnici d’alta quota, riempie di ansia il tempo serale ma ancor di più quello notturno.

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Il tempo vola mentre le terga sono sedute all’interno del locale da pranzo, ma vola ancor di più durante la lezione sulla Storia dell’Alpinismo tenuta dal nostro Ronz, che da oratore provetto intrattiene tutta la Sala con riferimenti temporali perfetti, ma soprattutto facendo riferimento e/o partendo dal Camino di Bovisio per arrivare ai giorni nostri. Che un camino racchiuda la Storia o sia semplicemente un trucco per mascherare il fumo che molti praticano…..beh, questo non è stato ancora colto del tutto. Sicuro è che il suo essere ben mimetizzato ha aiutato alcuni a sintetizzare la geologia, altri a considerarlo un totem e per la più parte a prenderlo come skipass obbligatorio per entrare al Cai. In Brianza i popoli locali potrebbero non sapere che i mobili ne sono parte integrante, che la kadrega è un posto dove appoggiare le proprie chiappe stanche, ma mai potrebbero rispondere picche di fronte al Camino di Bovisio!!!

Ogni architetto ha in casa una sua foto, mentre i mobilieri di fronte ad un potenziale cliente non si esimono dal mostrarne ed esaltarne contenuti e linearità: è diventato un must per tutti, anche per quelli che appoggiano il loro kulone di fronte durante le serate settimanali di apertura sede.

Andiamo a letto con i soliti dubbi se dormire subito o aspettare la notte successiva, nel caso non se ne fosse approfittato la notte precedente. Si, perché il timore è come al solito che la “macchina del rumore” possa scatenare le ira ed impedire al popolo tutto di tirare un respiro che non sia una russata galactika, dubbio che diventa una realtà evidente, anche nel buio pesto.

Non si fanno nomi, ma le putrelle di legno di una stanza (almeno) vibrano ancora oggi che è lunedì sera! Ci svegliamo comodi e ci apparecchiamo per la colazione, mentre fuori il vento sibila come un matto per ricordarci che comanda ancora.

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Quando usciamo la storia è ormai vecchia: c’è il sole, ma se togli un guanto ti gela automaticamente anche la chiappa corrispondente. Saliamo in gruppi separati come sempre e siamo in mezzo ad una folla: ciaspolatori e scialpinisti di ogni razza convergono con noi sulla cima, mentre al ritorno le prove Artva diventano un nuovo e doveroso must.

L’ultimo tentativo al rientro in rifugio è quello di scroccare una salita “aggratis” sull’impianto di risalita, l’unico in valle; i sakuciùni non sono solo lombardo-liguri……niente, non è fattibile ed il costo è di ben sette eurozzi per ciascheduno!!!! Da un incasso di 7 eurozzi per 20 bigoli si passa a “zero eurozzi” e tutti i bigoli a casa.

Scendiamo presto alle auto e rientriamo con tappa nei paesini della Valle tra Baceno e Crodo, dove scopriamo alcune perle:

  • Qualcuno è “come un ombrello buco”: quando serve non funziona;
  • Il cesso dei bar, se riporta la scritta “Signore”,……può voler elogiare colui che vi entra e non necessariamente indicare una lei.
  • La merda mola l’à stà minga in pèeee, ‘gnanca se te ghe mettett ul puntel dedréee……tranne che in cima al Kazz(ar)òla.

Partecipanti Leponzi: Stefy, Anna, Inox Antonio, Pier, Giuseppe (il Gran Visir 2015!), Barney, Ronz lo Storico, Boris, Samuel, GigiEmme, Renzo, Patajean, Andrea, Max e Teo (di tutti questi ben tre erano ‘scafisti’, ma non diciamo i nomi); e poi gli allievi 2015: Matteo, Elena, Andrea, Marco, Davide, Daniele, Matteo, Gabriele, Stefano, Gabriele, Andrea, Federico, Antonio, Stefano, Alessandro e Antonio.

Dài osti, veloooci!!! E……..solo e sempre per passione.

by Patajean

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