La tradizione continua ed il 23 dicembre ridiventa attimo di esperienza e momento conviviale quasi unico; dico quasi perché bisogna essere un po’ “Pistul” per non approfittare di altre opportunità, senza lasciarsi coinvolgere dal fatto di voler dormire fuori. Noi non sapendo rinunciare e non avendo altro da fare, decidiamo per essere Pistul…..
Ogni anno si cambia, ma si resta in zona; ogni anno si sceglie un giaciglio a poche miglia da casa e con poche miglia da fare, anche perché si parte sotto i migliori auspici e si finisce per portare sempre di più di quello che serve.
Stavolta decidiamo per il Kornizzolo, con la sua croce luccicante; sappiamo che il 23 dicembre non è un giorno qualsiasi e che nel Lecchese le montagne vengono prese d’assalto peggio che quelle Himalayane in stagione di conquista, ma per noi va bene così. C’è chi parte prima e c’è chi parte dopo, chi resta e chi ritorna: insomma l’amalgama richiede estro ed impegno ed ognuno ci mette del suo oltre a fare quel che può. L’orario del resto viene fissato in modo che tutti possano dare fiato agli impegni quotidiani e svolgere le ultime consegne prima del Natale.
Stavolta alle 22.00 ca siamo sul cemento che porta al Rif. Consiglieri, con i metri che mancano al raggiungimento scanditi sull’asfalto a ricordarci che la strada non è poca e che in montagna si suda non solo col sole: sotto di noi una gran nebbia, che non si ferma più solo agli irti colli, ma anche uno spettacolo di luci incredibili.
Il Kornizzolo è una cosa incredibile: un pullulare di gente, chi a piedi, chi in bicicletta, ma tutti contenti, tutti intenti a raccontarsela, tutti ad essere sorpresi di quanta gente è coinvolta. Ma su tutto una cosa: il dialetto che prevale e che ieri sera, personalmente, ho trovato essere uno stimolo incredibile al piacere di vivere vicino a questi posti: “….e vada via ul kù”!….”à to dììi de tirà via nagott!”……”Tal’ée vist kal sumarr là”…..e via di seguito. Per non essere più abituati a sentir parlare solo e sempre in dialetto, esser lì ieri sera è stato anche un piacere linguistico.
Arriviamo al rifugio verso le 23.00 e la freddazza comincia a fare il suo dovere: un venticello “de fesùra” inizia a massacrarci sotto la cute, incidendo via via il morale e gli strati di grasso sino ad arrivare alle ossa. Ci piazziamo vicino alla Cappellina e lì consumiamo una lauta cena con Kebab, piadine, affettati, vinello sincero, salame e via cantando. Che bello!
Di solito il cherosene si compra, ma le bio-masse si possono anche autoprodurre ed in assenza di mucche e capre (considerate peggio dei gas di scarico di auto e aziende), la nostra attenzione si concentra sulle spagnolette e sulla minestra, che prepotentemente fanno la loro comparsa al contrario e a fine cena.
Il passaggio dalla bocca allo scarico è questione di attimi e poi occorre inscatolare il risultato nel sacco a pelo. Detto fatto.
Nel frattempo il freddo sale ancor di più, il vinello e la grappetta scaldano gli ultimi momenti e poi ci sono le scelte da fare: alcuni ritornano ed altri si fermano. L’invernale del rifugio è una forte tentazione, ma la piuma ben gestita è uno spettacolo e lo verifichiamo nel momento in cui ci mettiamo a nanna.
Una volta dentro il calduccio è fantastico e addirittura c’è chi dorme meglio che a casa, senza girarsi continuamente. Dormiamo sino alle 6.50 più o meno, quando Andrea e Massimo si preparano per scendere (qualcuno lavora anche la vigilia, ma non dico chi……………perché poi si scopre tutto!; meglio lasciare il dubbio e non svelare l’arcano). Chi rimane prepara un bel thé caldo e si gode il Creato che mette a disposizione la tavola dei colori e prepara l’ora di disegno. Come sempre, basta veramente poco per avere soddisfazione e la natura compensa sempre.
Ci muoviamo per scendere, ma incontriamo subito qualcuno: quello che fanno i Pistul(s) non rimane sconosciuto e siccome la gente dorme sempre meno e non ha spesso di che fare, ecco altri che ci vengono incontro. Con loro scendiamo alle auto tra chiacchiere e risate e dopo un buon caffè rientriamo a casina per goderci, finalmente, le nostre Beate Feste!
Sotto l’albero ci stanno i doni, ma si mettono anche quelli che dormono fuori o che sono fuori per definizione. Adesso serve solo un bell’augurio di Buone Feste, sperando che tutti i bla-bla-bla facciano condensa e che la stessa si trasformi presto in particelle di polvere con successivo passaggio a neve, che manca all’appello, che ogni volta diventa oggetto misterioso e che si fa troppo attendere.
Buon Natale dai partecipanti Pistuls: Inox, Pier, Anna, Enrico, Ernesto…..i primi a salire, ma anche i primi a scendere; Egidio, Luciano e Renzo, con noi ma sino a fine cena; Andrea, Massimo, Stefania, Silvano e Patajean rimasti a bivaccare. Infine Guido e Roberto che ci hanno ‘svegliato & accompagnato’ logisticamente e nuovamente in pianura……duv’è cà serum un po’……
Alle prox,
Patajean