· Cime del sabato 8/3/14: Grosshorn mt. 2.781 con 900 mt di dislivello; sempre sabato ripellata diretta al Chili Hureli mt. 2.798 con altri 460 mt di dislivello.
· Cima della domenica 9/3/14: Mittel Wisberg mt. 2.981 con 1.000 mt di dislivello circa, passando per la Tallinfurgga mt 2.817;
· Neve: no comment, rischieremmo di non saper esagerare; almeno il sabato;
· Sviluppo: siamo sempre sui 10-12 km a gita; ormai lo std dell’SA1 2014;
· Difficoltà: MS+;
· Caratteristiche: non me ne vengono, ma direi solo una cosa: tornarci !!!
Se stavolta esordiamo dicendo che è stato un fantastico weekend, non credo che andiamo lontano dal pallino, anzi. Doveva essere un ‘ripiego’, naturalmente non nel senso etimologico del termine, ma solo perché avevamo avuto parecchi problemi con la meteo in precedenza e quindi volevamo recuperare una giornata; poi le difficoltà di scegliere un posto che ci desse l’opportunità di kagar-fuori idee ‘non qualunquemente fatte’ ha dettato il resto.
Giovedì scorso sembravamo impazziti di fronte al desk del last minute, poi grazie al Ministero degli Affari Logistici del Corso, siamo riusciti a tirar fuori dal cilindro un bel cinghiale, altro che coniglio!
Corso iniziato sotto il più basso degli strati nevosi, corso finito con due bei fine settimana pieni di sole, dove la differenza fra la lingua e la sciarpa si è vista solo ad orecchie lavate.
La Val d’Avers non è poi così lontana, visto che basta sporgersi al di là dello Spluga per cominciare a coglierne l’essenza; poi è talmente carina che un giro sino in fondo bisogna per forza farlo: è un po’ come bere il chinotto con la cannuccia, quando lo vai a tirare su anche negli angoli più lontani!
Tatticamente distribuite nel fondo valle, molto limitato, le case o frazioni di località fanno da cornice ad un paesaggio tibetano, bianco, bianco ed ancora bianco, nonché silenzioso, visto che la gente c’è ma non fa casino. La nostra soluzione logistica si dimostra azzeccata, visto che abbiamo trovato posto in un alberghetto (Edelweiss) all’imbocco della valle, dove basta scendere dal furgone per entrare prima al ristorante e poi nelle camere. Essenza svizzera: ciò che serve, con in testa pulizia e praticità. Da imparare, oltretutto e per una volta a prezzi competitivi.
Partiamo molto presto per essere concreti da subito.
Tra autovelox, polizia e saluti non dovuti alle autorità (Samu, ma se al doganiere gli avessi detto anche “Ripelliamo?”…..dove saresti adesso?) arriviamo in Valle ammirando un paesaggio da fare invidia ai migliori venditori di detersivi: più bianco nun se pole!!!
Che ci si trovi in Svizzera lo dimostra la precisione: l’Edelweiss apre alle 8.00 e quindi è inutile presentarsi prima, anche se fosse una mera questione di cortesia, quindi via verso Purd. Nonostante l’enfasi data al momento, il Mostro non ha generato quel sano kagotto che di solito può incutere al visitatore che gli si prostra davanti; una delle cascate più famose della zona era formata, ma non come negli anni migliori. Se poi ci si vede qualcuno sopra, viene resa maggiormente l’idea. Senza nessuno è un po’ come vedere un film porno su un canale criptato.
RIPELLIAMO???…..osti, lasciamo almeno calzare le assi!!!?!?
Parcheggiamo ed iniziamo subito dal Grosshorn, che per noi più che un nome è un aggettivo; cerchiamo quindi un sostantivo che gli stia accanto dignitosamente e ce ne viene uno solo: Kulhorn! Si, perché chi se la immaginava una giornata così?
Ci dividiamo a gruppi e via, in circa due ore e mezza percorriamo i 900 metri che ci separano dalla vetta con andatura costante, tra azimut, studio della traccia e analisi della neve.
In cima c’è una ventazza che spacca i mmaroni, ma noi siamo ancora una volta contenti degli spazi circostanti. E’ un brulicare di cime, poi però dobbiamo coprirci visto che le folate gelano il sudore e fanno venire i brividi. Foto di gruppo, grazie a due krucche che poi finiscono per terra sotto i tiri del vento e poi via verso il basso (non ce la sentiamo di attraversare in cresta verso il Chili Hureli…..diuretico che ha dato il nome alla cima sulla sinistra orografica del Grosshorn).
Arriviamo a circa 2.450 mt tra un zig-zag di curve notevoli e lo stupore si impossessa di noi: pendio del Chili Hureli da brivido nevoso: RIPELLIAMO?
Di solito è domanda inutile, oggi no! Alla Gary Cooper estraiamo le pelli ormai stanche e rimettiamo in moto i quadricipiti; tracciamo in neve farinosa verso la dorsale che poi accompagna in maniera netta e precisa sino in cima, con pericoli inesistenti, se si eccettua forse qualche metro dell’ultimo strappo. Devo dire la verità: nel tratto che ci ha accompagnato verso la dorsale ho sentito i brividi della bellezza; quel tratto ovattato e totalmente vergine, nella sua semplicità, ha dato il là per andare avanti in maniera del tutto naturale. In circa un’oretta siamo nuovamente in cima per godere di panorami veramente incantevoli. Ci voleva e nessuno sembra patito o pentito. Altra foto e poi via al piccolo colle che prima vedevamo dal basso: discesa da leccarsi gli attacchi. Tanta roba!
Nuovamente alla quota critica e……RIPELLIAMO? Forse qualcuno ci ha pensato.
Scendiamo contenti e la combiniamo: manovra di autosoccorso per recupero del travolto a sorpresa. C’è chi si toglie gli scarponi, ma c’è chi si toglie anche i sassolini……e bastardamente invita tutti a mettere i piedi a mollo. A lato strada ci si presenta un pendio consono a tutto e quindi gestiamo il caso reale.
Dopo una spiega generale da parte nostra è il turno dei mitici allievi/e 2014; ce la mettono tutta: tra richieste cortesi (“Scusate se vi disturbo, ma ci sarebbe da tirar fuori il socio”), diplomazia oculare e visite specialistiche (“ecco bravi, in questo modo risolviamo la questione-vista”), il Direttore T-Max prende in mano la situazione e conduce il gruppo al pieno successo, sia tempistico (due artva nel giro di 12 minuti), sia emotivo.
RIPELLIAMO? No, andiamo al rifugio.
Scendiamo, inchino al Mostro e dentro a rifocillarci all’Edelweiss: posto magnifico, con sala Lounge tutta per noi e fuori l’igloooooo di Davide, che però è tornato a casa, mannaggia!
Festeggiamo in compagnia del solito vinello, accompagnato da salamino e patatine varie e poi andiamo a cena. Thai che è tardi, Thai la cera, Thai la birra che ho sete, fatto sta che c’è proprio la Thai!!!
A dispetto del dubbio abbiam mangiato bene e nel mentre arrivano anche Adrian e Marta, che si sono incamminati dall’Italia solo in serata. Non c’è in giro nessuno e quindi……ve lo dico dopo?!
Usciamo a fumare, a parlare e ci mettiamo in vetrina………….
RIPELLIAMO?
Scambiando AusserFerrera per Amsterdam vengono in mente idee che si possono vedere solo alla fine. Andiamo finalmente a dormire trastullati. La sveglia ci porta nuovamente verso i tavoli alle 7.00 del mattino, quando arrivano anche i tre Re Magi, ultima parte della carovana proveniente dal suolo italico, visto che potevano dare disponibilità solo per un giorno.
Ritorniamo a Purd coi mezzi motorizzati e stavolta pelliamo in senso contrario al giorno precedente: meta il Mittel Wisberg, cimozzo dalla mole consistente e che appare in tutta la sua grandezza solo a metà percorso. Si tratta di pendii sufficientemente sostenuti nella prima parte, per poi passare un traversone di tutto rispetto e finire in un’ampia conca che porta alla Tallinfurgga, colle a 2.817 metri prima della rampa finale. Superato il traverso, la gita diventa immensamente tranquilla, rotta solo dalla fatica dei 1.000 mt e dalla stanchezza del giorno prima.
Lasciamo gli sci al colle della Tallinfurgga e saliamo verso la cima; qualcuno sale ugualmente con gli sci, ma anche lui ‘è costretto a lasciarli al colle’…..almeno uno!
Ultimo tratto decisamente ripido e poi finalmente l’estasi vettale; stessi riti del sabato e poi giù. Bevutina, fotone generale e poi su-dai-giù.
Gruppi più o meno compatti e discesone deciso; poi cancelletto e vedette per attraversare l’unico vero punto critico della gita. Neve plastificata in fondo, con solo qualche curvetta da libido e poi finalmente i titoli di coda.
RIPELLIAMO??? Eh no, adess basta!
Ci manca solo una cosa: mangiare il panettone a UFF o, meglio, andare a Juf per lo spuntino e la merenda. Bel posto, anche qui troppo pieno di bianco per non far invidia agli skialper.
Il rientro è caratterizzato da un passaggio da Brno e da Laguna Seka; ormai siamo pronti per Indianapolis. Certo è che i furgoni quest’anno sono stati la vera sorpresa del Corso; logisticamente perfetti per noi, hanno praticamente svolto la funzione aggregante che di solito è resa solo dalla notte in rifugio. Una rivoluzione per la Valle del Seveso. Un grazie quindi a queste entità meccaniche con il cuore umano.
E’ stato veramente un bel corso, iniziato con qualche difficoltà per via del tempo, ma terminato coi migliori auspici anche per il futuro, con gente estremamente simpatica e pronta a divertirsi, forse a trovare soluzioni e indicazioni ideali da tutti noi. Dispiace quasi che sia finito, nonostante l’impegno non sia stato poco!
Un grazie agli allievi che siamo sicuri si sono divertiti e ci hanno permesso di fare questo Corso e naturalmente un grazie a tutti gli istruttori, senza i quali tutto ciò resterebbe solo una bella idea, ma irrealizzabile!
Partecipanti di questo weekend: Laura, Giamba, Ricky, T-Max, AndreaS., AndreaD., Matteo, Max A., Giò, Davide il Ranger, Giulio, Tommaso per il Resto del Mondo;
Stefy, Silvan, Clint Meroni (Inox), Boris, Mirko (l’Himalaya è ai suoi piedi), Paolinux (l’Himalaya lui ce l’ha in testa), Samuel, Patajean e poi al 40’ del primo tempo sono entrati Adriano e Marta, con i Colombini che uscivano, mentre nel ‘secondo tempo’ sono entrati anche Pier, GigiM, e Barney.
Un grazie doveroso ‘di esistere’……..e tutto è avvenuto per d’Avers!
Alcuni vorrebbero salutare a modo loro……sti Brutti Kuli!
Adesso una bella pausa e poi senz’altro altre occasioni per continuare a divertirsi come sappiamo.
Ciao à tuch, Patajean