Un po’ di numeri:
a) 1.915 metri di dislivello;
b) 6 rifugi nel lungo peregrinare;
c) 1 cima: Pizzo Tre Signori;
d) 1 Lago: del Sasso;
e) 3 Stambecchi……forse di paglia!;
f) ……7 bambi.
Il sole bacia i belli, ma secca anche le merde!…..Ce ne siamo accorti arrivati in cima al Pizzo dei Tre Signori in questo sabato italiano.
Volevamo stare nei dintorni, ma vivere ancora di queste passeggiate meravigliose, prima che la neve metta il copriletto invernale e visto che quest’anno gli scialpinisti sentono ancora il bisogno di consumare i tacchi degli scarponi, per non lasciare il posto alle assi. Tempo molto incerto, ma convinzione che il budget sia imbroccato. Timbriamo alle 9,25 dopo aver portato giù tutto dalla macchina, noi compresi e siamo stati abbondantemente kazziati dal Personale……”Non si fa!”. Allora abbiamo recuperato evitando gli straordinari perché adesso, in periodi di spending review, non si possono fare e siamo riusciti a starci dentro.
Con noi c’è ovviamente Bionik Paolinux, che dobbiamo allenare….quindi scesi dalla macchina e non si sa bene per quale ragione partiamo a molla e cerchiamo di raggiungere il primo punto che è il rifugio Biandino; da qui saliamo in una vegetazione che cambia radicalmente e fa assumere a tutto il paesaggio una veste molto più gradevole; passiamo poi dal Rifugio Pio X e finalmente dalla Grassi, senza toccarla.
Il cielo sembra offrirci qualche speranza di essere visto e lungo la cresta finale, canalino compreso, ne abbiamo la certezza.
In cima quando il sole è fuori si sta bene, mentre in sua assenza un po’ meno.
Inizialmente decidiamo di kagarci-giù dietro, ma alcune placche verglassate ce lo sconsigliano e quindi decidiamo di ridiscendere sino ad un certo punto e poi deviare. Con una corda (non certamente di 16,3 metri!) tutto sarebbe stato più semplice, ma è anche vero che se il podio non viene a noi, noi ne possiamo anche fare a meno ed evitare di andare nei premi.
Incontriamo il Barlafuss della Cresta che ci indirizza su sentiero non proprio bello, tuttavia in poco tempo siamo al Lago del Sasso…..dove manca solo il guardiano dei pedalò! Un bell’angolino idialliaco e misterioso, soprattutto con un po’ di nebbia vedo-non-vedo.
Pier e Anna fanno il pediluvio, mentre insieme si scatta qualche foto, poi tutti si riparte alla volta del Santa Rita, dove quel furbone del rifugista ha lasciato un biglietto con scritto che era al Rifugio Varrone a bere il caffè.
Sulla porta c’è una scritta invitante……però se lù al gh’è minga…l’è dura!!!
Solo Gesù ha lasciato il crocefisso per dire che sarebbe tornato da lì a poco! Altra cosa che non si fa quindi.
Comunque e nonostante la stanchezza e il dislivello nei polpacci, resistiamo e scendiamo a Madonna della Neve, dove lo stretching regna sovrano. Siccome la rifugista è intenta a stirare e non vogliamo disturbare, accendiamo doverosamente una candela nella ormai mitica Chiesetta e poi giù a rotta di collo fra nebbia e speranza di un bianchino a biandino.
Entriamo al Rifugio Tavecchia e ci divertiamo a mettere cibo e nettare sotto i denti: i kg persi nella traversata vanno via tutti….in cioccolatini. Poi giunge l’ora in cui l’allenatore richiama tutti negli spogliatoi e quindi non ci resta che scendere.
Bella gita e l’unico neo alla fine è stato non passare anche dal Rif Falk, ma sarà per la prossima, sperando che esistano anche dislivelli in cui l’uso di droghe normali possa esistere ancora!!!
Poca gente in giro oggi nonostante il tempo non così brutto e tenuto conto che si tratta pur sempre di zone battute.
Alla fine: fame, fatica, fastidi e freddo,…..ma anche tanta felicità!
Partecipanti: Anna, Ongiul, Pier, Paolinux Bionik, Enrico, Ernesto e Patajean
Saludi, Patajean.
PJ