Cima: Torre Firenze mt. 2.496 nel Gruppo delle Odle (in realtà la Torre non è veramente nelle Odle, ma di fronte!).
Salita: via Gluck-Demetz 520 mt di sviluppo V- (o IV+ a seconda delle relazze), 14 tiri
Versante: prima ovest e poi sud…..al decimo tiro arriva il sole, se c’è.
Difficoltà: via piacevole, bella aerea in molti tratti ed impegnativa, forse più in alto sul facile, dove come al solito non c’è una beata favazza……e sotto le chiappe ci sta il classico baratro dolomitico. I chiodi della relazione (praticamente alle soste) ci sono tutti.
Non avevamo il registratore, ma la canzone di Celentano ce la siamo cantata al Rifugio Stevìa o, meglio, sui verdi pendii dello Stevìa, dove si esce dalla via. Dopo una bella vacanza dolomitica e per concludere con qualcosa di artistico e “tennico”, ci siamo concessi ormai come da tradizione e soprattutto di venerdì, una bella salita al cospetto delle Odle. Lo spigolone è quello della Torre Firenze, a pochi metri (per così dire) dall’omonimo rifugio che si spetascia al sole ed al verde di questa valle sopra Selva, dove il giallo grigio della dolomia è praticamente mascherato dalla verdezza incredibile dei prati e dei boschi: l’ordine che regna qui lo si vede in ben pochi altri posti! Per scherzare abbiamo detto che per venire qui si parte direttamente dallo screen-saver di Windows, dagli stessi prati, anzi forse migliori.
Fortunatamente la gente era impegnata a smaltire Ferragosto e quindi non c’era in giro praticamente quasi nessuno; inoltre anche l’esposizione dei primi cinque tiri non attira la gente la mattina presto: ovest.
Noi abbiamo trovato tempo ideale ed una cordata che però è arrivata all’attacco giusto giusto quando i semafori verdi dei box hanno lampeggiato la nostra partenza; in realtà abbiamo poi trovato intorno al decimo tiro anche una guida con una cliente e con i quali siamo usciti praticamente in vetta alla Torre.
Ci troviamo alle 7.00 in frazione Daunei e alle 7.40 siamo ai piedi dell’attacco (Ale è in vacanza a Selva e praticamente è a 7 minuti dal ritrovo, il sottoscritto arriva da Colfosco e quindi occorre qualche minuto in più); come al solito tanto di cappello a chi apriva le vie con gli scarponi e sapeva “immaginare” l’itinerario.
Qui i primi 5 tiri più o meno portano a mettersi in linea con lo spigolo vero e proprio, e se hai gli scarponi ai piedi probabilmente, insieme al tuo intuito, finisci per percorrere gli stessi tiri, però la classe di quei tempi è sempre unica; subito dopo il tiro duro arriviamo in una sosta che abbiamo battezzato dell’Eden, vista la sua bellezza naturale: sembrava un giardino bucolico.
Da qui la via prosegue sullo spigolone fino in cima tra tratti molto esposti e qualche difficoltà tecnica. I prati sommitali annullano tutto, ma è bello così, lasciando spazio al facile.
Nell’aria sentiamo un profumino di spaghetti al ragù pazzesco e……ce li paniamo al rifugio, grazie anche alla simpatia “teutonica” del rifugista. A stare con occhi e orecchie ben aperti, riesci come al solito a sentire quante kazzate e pretese possano uscire dalle bocche dei turisti in vacanza. Un cafferino e poi giù a “rotta-di-collo” fino a Daunei per ritornare ognuno alla sua casina.
Partecipanti: due Desiani…..Ale Nicchio e Patajean.
Patajean