L’ICE GARDEN al Rifugio Monzino – WEEKEND 22-23 GIUGNO – CORSO A1

Da oggi anche un qualsiasi allievo 2013, con un esperienza maturata nel corso di un Corso, non potrà non capire la bellezza di un posto simile. I francesi di solito quando guardano il Monte Bianco hanno le pupille visibili, mentre gli italiani hanno gli occhi quasi totalmente bianchi; a Chamonix le finestre delle case sono sulla facciata, mentre a Courmayeur sono sul tetto. L’imponenza che regna sul versante sud è semplicemente maestosa e lo si percepisce proprio dall’inclinazione del crapone. Poi, quale sia il lato più bello è tutto da verificare.

Descrivere questa Valle è un po’ come arrivare al parcheggio senza sapere una beata favazza di nulla, pensando che il Monzino è un formaggio tipico della Val Veny e tornare stanco e a forma di straccio, ma con la consapevolezza di aver assaporato un lato del Bianco selvaggio, imponente e pieno di Storia! …….e senza formaggio, visto che quando lo ordini nel panino per lo spuntino al Monzino non te lo danno!!!

Quest’anno le manovre del jiazzzz e in sul jiazée le abbiamo scelte in un posto “nuovo”, lontano e costoso…..si, perché solo per far passare le terga dal casello di Aosta ed allungarle sino a Courmayeur sono 29 € solo andata (una ladrata che neanche gli Svizzeri riescono a combinarla così grossa); quando arrivi al Kasello di Aosta, oltre alla classica voce che ti invita ad inserire i tuoi risparmi, c’è l’immagine di un cestino con delle opzioni e puoi scegliere: un rene, due denti d’oro e, chi non li ha (ancora), due rotule non più vecchie di venticinque anni…….quando torni a casa, al confine col Piemonte ti sorridono contenti. Quindi?……quindi non resta che andare in dodici per auto, come gli indiani (quelli senza piume) perché è questa la fine a cui saremo destinati se l’andazzo non prende un’altra piegazza!

Partiamo da Bovisio verso le 5.05 e ci buttiamo nella seconda peggiore autostrada d’Italia: praticamente ogni cinque km c’è un cartello che ti dice che c’è un ostacolo a Novara Est, poi un altro che ti dice ancora di un altro ostacolo a Biandrate…..poi tu cominci a guardare in cielo se vedi qualcuno saltare perché o hai sbagliato canale sportivo oppure c’è la 150 km ad ostacoli o i 500 km siepi. Puntuali come i cammelli siamo in Val Veny come da taccuino del miglior segretario che le Alpi abbiano mai avuto, Max…..l’unico che verrà nominato, votato, adorato da tutti i popoli delle Alpi. E pensare che abbiamo già avuto richieste da tutto il Mondo per portarcelo via!!!!! Scandaloso. Comunque lui si svincolerà nel 2020 e fino a quella data non ce n’è per nessuno.

Ci imbraghiamo e la schermografia la dice tutta: circa 21 corpi completamente trasparenti ed altri 11 con le palpitazioni; la neve sembrava molta di più, tuttavia nessun problema a salire. Il ponticello sul torrente non c’è ancora, i pedalò sono ancora in rimessa ed il bagnino ha ancora le babbucce, quindi ci tocca fare tutto da soli, ma in men che non si dica si arriva tutti alla base della Ferrata che ci depositerà al Rifugio Monzino. Tutto ok, se non i soliti scherzi “del Léla” tipo: schiaccio la mmerda e la spetascio ben bene sui gradini della salita, così che gli ultimi non saranno mai primi e dovranno salire con il solo “aiuto del Sole” e dei quadricipiti.

Quando il cielo è squarciato il panorama è da sogno e prendi la linea senza decoder; le cime sono missili e ti dispiace solo che il rumore che senti è quello dell’acqua che si porta via i ghiacciai.

 Ci rifocilliamo, mangiamo qualcosina e ci immergiamo nel ghiacciaio del Brouillard per le manovre: un soffio di vento è una sberla, una folata è come un frigo americano che ti casca addosso, ma noi neanche una piega! “Bene…….disse il Conte asciugandosi la fronte, bene-bene disse l’amica, asciugandosi….la fronte!”

Siamo divisi in cinque gruppi ed in ognuno di essi sta il sapere applicato alla quota, vengono affrontate tutte le proble-natiche alpine e tanti bla-bla-bla divulgati a destra e a manca, con qualcuno che, stanco e provato dal freddo ha provato a giocarsela: “Me la salvi su chiavetta che poi la risento?”

Alle 19,00 circa suona la campana dei titoli di coda e tutti torniamo verso il Rifugio, dove alle 20.00 spaccate mettiamo (non senza fatica!) le gambe sotto il tavolo; i tavoli del Monzino potrebbero usarli tranquillamente alla Malpensa…..risparmierebbero le cinture di sicurezza!!!! Per entrare devi mettere le ginocchia in bocca a chi già è seduto e quando scendi se non ti saltano i legamenti sei fortunato; per non parlare poi di quando devi uscire: “Si invitano i signori passeggeri ad uscire dal tavolo solo quando l’apposito segnale  ve lo dirà”. La montagna è severa e questo lo sappiamo, ma che fosse fatica anche durante il riposo un po’ meno.

Andiamo a dormire non senza i soliti patemi: chi non sa come dire che russa, chi russa subito a scanso di equivoci, chi ha paura del letto in alto ed ha portato le fotocopie del mutuo e del neurologo che dimostrano la necessità di stare bassi. E il cessificio, dove lo mettiamo?…..ma io direi che avremmo potuto metterlo in mezzo al prato, isolato e senza mura, naturalmente sempre con la tendina di plastica per garantire quella praivasi che un cesso blindato non saprebbe dare. Stabiliamo così quelli che sono diventati due momenti importanti per la vita sconsiderata dell’alpinista: il momento donna ed il momento uomo. Sembra che una webcam leda comunque l’intimità presunta e non garantita da un velo di plastica tipico del dentista!

Sono momenti importanti ed immagini inconfondibili, da portare nella testa e nel cuore e valide anche per i racconti ai futuri nipoti.

Mangiamo di tutto e finiamo con la crema katalana, portata da una puledra tutt’altro che valdotaine…..

Poi a nanna e niente più rumori se non quello del silenzio; tutto tace tranne la mezz’ora che anticipa la sveglia. Ora, svegliarsi e pretendere di catapultarsi subito al tavolo già apparecchiati in tutti i sensi è come pretendere che la crisi non ci sia, ma svegliarsi mezz’ora prima della sveglia per dimostrare semplicemente di essere più bravi di lei, per rompere gli zebedei e crogiolarsi sulle coperte fredde non ha senso!!!! Eppure ogni volta si ripete, la prossima volta spaccheremo tutti gli orologi prima di chiudere gli occhi.

Ci colazioniamo e ritorniamo nuovamente alla base delle manovre, dove i Piloni del Bianco e tutte le cime più famose sono ben visibili sopra i craponi: iniziamo l’ultima fase della lezione e poi via col pascolo!!! In cordate da due col resto di tre cominciamo a percorrere il ghiacciaio alla scoperta dei suoi segreti. L’apparente tranquillità del manto nevoso nasconde un immenso Hemmenthal i cui buchi sono i soli non amati dall’uomo; si salta, si guarda, si comprendono parecchie cose e si vanno a riprendere i pensieri di ante-corso per capire cosa ci ha spinto ad una passione così strana! Tutto vero? Tutto vero.

Tra modulo a croce, ricerca della traccia e doppie su vite, il tempo scorre, il kulo pure……e finalmente, dopo le dimostrazioni della Piolet Traction e del recupero dal krep, possiamo tornare verso la civiltà!

Nel frattempo sentiamo continuamente l’elicottero e verremo poi a sapere da Mirko che il Soccorso Alpino ha tenuto un corso di aggiornamento proprio al Rifugio, con informazioni e tecniche molto avveniristiche. L’andi-rivieni del trasporto a walle ci ricorda più volte dove finiscono i nostri soldi!!!

Dopo aver masticato un panino vuoto e litigato con la vivandaja del rifugio per il formaggio che non c’è e fette di prosciutto simulate, alle 15.00 swizzere il primo gruppo “si kaga giù” dalla ferrata per il rientro. Piano piano la sgraza d’uga si dipana sul sentiero evitando ingorghi inutili: il nostro Diretur Paolinux è sempre vigile ed attento a garantire il miglior svolgimento di tutto: una garanzia!!!

Si torna a parlare di guado, visto che l’acqua del pomeriggio è sempre maggiore di quella della mattina, ma tutta la ginnastica del weekend ci ha reso elastici e pronti ad ogni evenienza. Rientriamo alle auto felici come i bambini al ventesimo giorno di asilo.

Restano due soli episodi degni di nota: il primo è legato al posto in cui ci siamo fermati per fare uno spuntino; senza fare nomi, lo ricordavo già quindici anni fa, tanto è vero che l’avevo intuito e scritto già allora. Praticamente al Rifugio Monzino c’era il cane, ma non il cartello che lo segnalava……qui, invece, c’era il cartello, ma del cane nessuna traccia!!! Poi, quando finisci di mangiare e tiri fuori i verdoni, capisci tutto!

La vita è bella perché è piena di esperienze, come l’ultima, quella vissuta in autostrada, dove un acquazzone ci ha quasi asfaltato. Una roba inaudita, con tre-quattro centimetri di grandine e tante auto ferme……anche qui il popolo italico è proprio pieno di bigoli; del tipo che venti macchine pretendevano di stare sotto un ponte. Alcune erano addirittura in posa da boulder……per non parlare dei cartelli che invitano gli autisti a servirsi dell’auricolare. E’ incredibile, mutui pazzeschi e fior di bigliettoni per acquistare macchinoni e canticchiare “anca mi g’ho ul suv” e poi tre euro per l’auricolare non ci sono…..Tristezza galattica e ancor di più se si pensa che per fare una cosa, si ha sempre bisogno di qualcuno che te lo deve dire…Questo weekend è stato semplicemente molto bello e coinvolgente e siamo sicuri di aver azzeccato il posto. Adesso “sòta chi biott”!!!

L’entusiasmo? Prepotentemente sale…….

Ciao Immensi Gratakù!!!!

Partecipanti: Sara, Roberta, Annalisa, Emanuela, Emanuele, Michele, Marco, Giovanni I e Giovanni 2, Adriano, Fabio, Ermanno, Massimo, Luca, Paolo, Alessandro, Matteo, Angelo, Edoardo, Stefano e Lorenzo; Mirko, Paolinux, Gigi Lo Svizzero, Andrea, Massimo, Max, Matteo, Egidio, Dave, Antonio e Patajean.

Dài che adess gh’è l’ultima de fa!!

Patapam

 

 

 

 

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