A porta vuota non si sbaglia quasi mai e in zona spesso esistono giri particolari e di soddisfazione, basta guardarsi intorno. Su queste basi nasce un giretto lungo e articolato che passa dalle creste ai canali, attraversando spigoli e camini. Tutto però semplice e sgamellante.
Si parte la domenica mattina dai Piani d’Ern(i)a, dove se non hai il cinto ti cade il sentimento per la mole di macchine e gente che c’è in giro; poi, visto che non incontri nessuno e la funivia è chiusa per manutenzione, ti chiedi dove siano finiti tutti: è vero che c’è spazio per la “campora”, però è difficile pensare che ci sia libero qualche spazio.
In compenso c’è e si sente nei paraggi il kukulo…..e, visto che canta, vuol dire che non vola o, meglio, che non sta volando e……….non sta volando all’altezza di nulla!!!
Il kukulo fa molto primavera e fa molto lecchese, visto che lo incontri in 4-5 posti topici in prossimità delle gite intorno a Lecco; contenti di questo fatto cominciamo a salire verso il Bivacco Magnodeno e poi verso la Cresta della Giumenta, che percorriamo incontrando un paio di persone, di cui una col cane che ha fatto tutto il sentiero attrezzato “in discesa” dal Passo del Fo: ormai ai cani fanno fare di tutto, io sto aspettando quello che vada a lavorare al mio posto!!!!!!
Quando arriviamo al Rif Ghislandi al Passo del Fo, l’aria è frizzante ed il sole scalda al punto giusto: uno spettacolino. Poi tutti a dirci i tempi e i modi per fare la Ferrata del Centenario, senza che nessuno di quelli che parlano l’abbiano mai fatta, ferrata che è cambiata rispetto a 20 anni fa, quando con Armando e Gabriele ed una scolaresca, l’abbiamo percorsa nel “letto” del camino: praticamente era come percorrere in lungo il “couloir della chiappe”, visto che la parte è incisa da un spakkatura da fondo a cima. Adesso invece l’hanno resa un po’ più “complicata e acrobatica” spetasciandola sulla parete laterale e quindi rendendola anche faticosa.
Usciti in cima a Pian Serada, continuiamo alla volta dell’altra Ferrata intitolata a Silvano De Franco, che deposita proprio in prossimità della croce del Resegone: si tratta di una ferrata non lunga, ma leggermente più complicata della prima, con passaggi artistici, specie un paio, ma su roccia a dir poco eccezionale; peccato che il pinnacolo non sia sufficientemente ampio, perché una via qui l’avrebbero sicuramente trovata e le ripetizioni anche.
Usciamo in cima che sembra di essere in Galleria Vittorio Emanuele a Milano….senza piccioni, poi portiamo le terga al rifugio, dove è finito tutto: birretta, chinotto, panini……ci accontentiamo del caffè, l‘unica cosa rimasta. Vorremmo scendere per il Buco della Carlotta, ma i nuvoloni ci ricordano la meteo letta qualche ora prima…..scendiamo dalla parte “canonica” ed anche la discesa non è poi così corta.
In sintesi: non avendo a disposizione una giornata intera e volendo rimanere in zona, il giro è appagante e sufficientemente allenante; non c’è niente di difficile e c’è panorama per tutti.
E……, di questi tempi, riuscire a fare una gita il sabato o la domenica è già un successone!!!
Partecipanti: Angeletta, Alessandro e Patajean.
PJ