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CIME: Piz Belvair (mt. 2.822) e Piz Kesch (mt. 3.418);
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ZONA: Engadina – Chamanna Es-Cha mt. 2.594;
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DIFFICOLTA’: MSA per Belvair e BSA per il Piz Kesch con cresta alpinistica;
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PERICOLO: moderato 2 con qualche punta di…..”marcato” 3;
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NEVE: D.M. dai 2.900 in giù…….D.M. ha una definizione ben immaginabile senza bisogno di traduzione; impossibile da sciare e crostosa come il compensato. Cadere, rialzarsi e curvare è stato come trainare un TIR!
Di solito il detto “Cash is King” è usato in finanza per indicare e sottolineare, soprattutto in tempi come questi, l’importanza che la moneta riveste in un’azienda…….però, e visto che il suono è lo stesso, oggi lo prendiamo in prestito per elogiare questa cima e la sua complessità “tecnica”, che ne fanno il Re dell’Engadina, con i suoi 3.418 mt.
Scampato il pericolo di andare sulle Alpi per abbinare la Tognazza e la Cavallazza, cime sperdute, ma dalle pareti ardite, ci spostiamo in Svizzera con frizzi e lazzi e naturalmente il nostro Nuzzo, che non fa Pizzo, ma è mezzo pazzo.
E’ la seconda gita dell’SA2 2013 e bisogna dire che, oltre ad avere la meteo dalla nostra, anche a livello tecnico una salita di questo tipo è sufficientemente apprezzabile anche per i palati difficili. Poi “tutti in cima” è sempre un bel ritornello.
Se ci mettiamo che sull’I-Pad della rifugista la meteo della domenica diceva: nubi sino a 2.500 metri e visibilità in progressivo miglioramento durante la mattinata dai 3.000 metri in su…….beh, dobbiamo confermare che la Svizzera, quanto a precisione, è seconda solo al Padreterno!
Stavolta l’abbiamo presa larga e ci abbiamo abbinato anche il Piz Belvair (che di metri ne fa solo 2.822!) il sabato (almeno quelli che han potuto!), quindi il sapore di questa due giorni è ancora più gustoso.
Nonostante si sia ad aprile, il freddo è sempre pungente e la neve abbondante in tutta l’Engadina, a tal punto che il portage è addirittura limitato, dieci minuti dalla ferrovia di Madulain. Tutti tranne tre……salgono il sabato all’alba e riescono a crogiolarsi ben presto sulla cima bianca del Belvair, per poi scendere lungo i pendii che portano alla Chamanna dell’Es-Cha a 2.594 mt circa.
Un Re va sempre rispettato e come tale noi, oltre a portargli una cima in omaggio prima di salirlo…..siamo passati dal rifugio e, soprattutto, dalla Porta in punta di ramponi: cerchiamo infatti di verificare da lontano quella che viene denominata “la Porta Es-Cha” come primo punto tecnico da passare per l’accesso al ghiacciaio sommitale, prima della cresta.
Verso le 18.00 del sabato arrivano anche gli ultimi tre: Stefania, Pier e Patajean, ritardatari per qualche ora per vari motivi. L’entrata in rifugio è scandita dalla canzone di Vasco “Siamo solo noi!”; non c’è in giro anima viva, salvo noi tredici e salvo la presenza della rifugista e della sua aiutante ventenne. Incredibile, ma la Chamanna è tutta per noi.
Mangiamo una sbobba a base di lenticchie e pomodori, speziata all’ennesima potenza, e tutta una serie di cose che ci portano alla classica esclamazione “ma come mangiano male”!
Il problema è che riescono a rendere le cose complicate anche quando sono semplici; poi è vero che “tutto va al kulo”, ma c’è modo e modo di portarglielo e di presentare il cibo.
A proposito di kulo e….naturalmente di cibo, la discussione non poteva che kadere lì ed è stata come presentarsi all’aula magna della Cattolica per discutere la tesi seduti su una tazza in ceramica bianca; titolo: “Fisionomia della scoreggia ed il suo ruolo socio-kul-turale!”
Svolgimento: c’era una volta la scoreggia (o scorengia a seconda della zona)….e c’è ancora; si, perché dipende sempre come la fai e anche quando è fatta è un po’ come il brutto anatroccolo: ti segue e non ti lascia. Fai fatica a liberartene: se sei nel tre-strati, ti coccola per qualche minuto; se sei in auto e la fai fuori, risale anche lei sentendosi abbandonata; se non la fai, sale fino al cervello e esce come idea!!! Insomma un tormento, proprio ed altrui, così come è stata coniata “la segugio” in questo weekend, visto come può star dietro al suo padrone. Quindi, qual è la soluzione in questi casi? Usare tatto e charme e muoversi sgusciando lateralmente rispetto alla zona di espulsione: in questo modo, disorientata, viene fottuta sul nascere e lasciata lì….in sintesi: è il vero liberarsene!!!
…dimenticavo: nel caso il docente dovesse addormentarsi, qualunque motivo esso sia, potete sempre tirare fuori il meglio di voi stessi con una frase ad effetto, tipica del passato WalleSevesano: “Egregio Illustrissimo, se vuole glielo peto…e glielo ri-peto!”
Tra un pesto di mestolo e le mele in insalata, passiamo un momento conviviale di estremo piacere, che si conclude con il Pier in cucina ad aiutare a lavare i piatti; comunque questo non gli vale né lo sconto sulla mezza pensione, né lo sconto “guida” che dagli spalti “tutta la Walle” gli suggerisce.
Andiamo a dormire più o meno presto dopo nodi, manovre e schizzi di rotta; anche il dormitorio, salvo spine varie, è tutto per noi. Si parla, si dorme e naturalmente si russa: stavolta anche “a picchio!”…….si, l’effetto del respiro, molto forte e spesso, è talmente “di peso” che finisce contro le perline risuonando nell’aere come se fosse il classico rumore del picchio che si crea la casa nel tronco. Ma io mi chiedo: ma è mai possibile che ogni volta che andiamo a dormire fuori occorre sperimentare qualche suono diverso!?!?!?!? Riusciremo mai a dormire senza resegamenti????
Ci alziamo nella nebbia (prevista), mettiamo la nutella sul pane ed il Nésquic nel latte e poi via verso la nostra meta; la prima parte si svolge su gobbe piuttosto ardite (ma anche su traversi che conducono prima verso dx e poi verso sx, che non è il modo migliore di spiegare, ma me ne fotto) e nel brutto assoluto (nebbia, vento ed anche qualche fiocco di neve!);
sino alla Porta nessuna chance di vedere l’uscita dal tunnel. Poi la Porta, piuttosto ripida e che percorriamo con una fissa ed i ramponi, in modo da passare tutti velocemente. Si tratta di circa 25 mt di passaggio tecnico che porta a 3.008 mt, in prossimità del ghiacciaio. D’estate con qualche catena ed il terreno libero dalla neve, questo passaggio dovrebbe essere molto più semplice.
Da qui il nostro regalo: la cima, che si apre davanti a noi nella sua bellezza. Carica di neve, ci invita alla sua base per la salita della cresta.
Il ghiacciaio si percorre senza problemi, anche se la quota comincia a giocare brutti scherzi; non vediamo ancora nessuno, neanche dal lato “svizzero”.
Arriviamo sotto la cresta e ci leghiamo per una salita alpinistica di tutto rispetto, dove l’attenzione per la manovre e la sicurezza delle singole cordate svettano rispetto al resto.
Ormai anche il sole ci regala se stesso e quindi salire diventa veramente bello; neve ottimale che tiene benissimo le peste, qualche spit che facilita i punti esposti e critici ed una placchettina finale che impegna tutto il gruppo, sino alla croce…..dove l’abbraccio sfocia sincero sopra un mare di nubi.
Che la giornata sia anomala o dimostra anche una mosca bianca rappresentata da un crukko che arriva con noi in cima e parla francese! Non si era mai visto prima.
La Chiabotto e Del Piero dovrebbero prendere esempio e scegliere scenari diversi……e Pier, oltre che sempre alla ricerca della sua Aquila, è pronto anche per Canale 5 e Radio 101 per la pubblicità.
A proposito di Plin-Plin: ormai è d’uopo vedere anche gli sci alpinisti, mentre si discostano dal gruppo, ma solo di qualche metro, per mettersi nella “classica posizion divaricata” a braccia flesse, mentre cantano “…tra le mani non ho niente, spero che …..!”
Riprendiamo il discorso a ritroso e vediamo di scendere veloci cercando di sgranarci lungo il percorso; la cresta, soprattutto in discesa, richiede ancora attenzione. Alle 15.00 siamo tutti alla base e qui…..sembra….che tutto sia finito, ma……l’effetto speciale è dietro le quinte e non si lascia attendere. Per un movimento sbagliato in “zona deposito sci”, la tavola di Samuel che non fa “segugio” di nome,….. parte!!!!!!!!!!!!!!! Da sola……e va, va, va……scende lungo il jazée, prendendo velocità e sparendo alla vista per il sopraggiungere della nebbia. Rimaniamo ammutoliti, come di fronte ai titoli di coda di un film che non ci sembra vero possa finire un questo modo.
Partiamo in tre immediatamente alla ricerca della tavola…“L’Anarchika”, che per qualche secondo ci sembra “impazzita” e come scappata dal suo padrone, quasi a dimostrargli il suo disappunto (impossibile) per averla portata lì.
Poi, per qualche ragione recondita e sconosciuta a noi umani, ecco che il Pier, il nostro Giancarlo Grassi della VdS, con fiuto kanino, riesce a scorgere la “Split” là, coricata in fianco ad una parete sulla sinistra orografica del jazéeee. Robe da non credere: avrebbe potuto percorrere km e km di discesa, acquistando velocità impossibile e sparendo da tutti noi, con il povero Samuel costretto a farsi altri 1.600 metri a piedi!
Appena toccata è uscita una scritta: “Hai vinto 1.500 €!”……
Tutto bene quel che finisce bene, anche perché abbiamo assistito alle litanie e all’abbattimento di tutti i presepi ancora presenti in Engadina….
Riprendiamo la volta della Porta, da cui ci caliamo con una doppia molto rapidamente. Rimesso piede sui pendii sottostanti, rientriamo velocemente al rifugio, dove ricomponiamo gli zaini e salutiamo le rifugiste.
Discesa non menzionabile che tuttavia può essere sintetizzata con un arrivo di fronte ad una stalla piena di wacche “in attività”……ecco così! Oltretutto, nel caso malaugurato di una caduta, rimettersi in piedi è stato veramente come trascinare un paio di camion a braccia; che fatica!
Questa due giorni si conclude veramente bene e davanti ad un tavolo al Crotto Quartino in Val Chiavenna, dove mangiamo, beviamo e recuperiamo le nostre forze, prima di un rientro tranquillo; salita tranquilla quella del primo giorno, molto più impegnativa quella del secondo. Un bravo a tutti gli allievi/e che non hanno mollato un attimo e si sono fatti/e trovare sempre pronti/e, nonostante alcuni fossero alle prime armi con la parte alpinistica; un complimento anche a chi le doppie le fa con la longe, ma in launge……..beato lui. D’estate la cresta non credo ponga problemi, ma d’inverno è una salita di tutto rispetto, una “montagna di carattere” come si legge sulle relazioni.
Adesso riposo per un po’!……ah, attenzione alle mosche: se volano basse, tira aria di mmerda….
Partecipanti: Anna, Stefania, Silvan, Ronz, Giuseppe, Pier, Bob il Conte, Trallallero, Samuel, Diego, Ale Barein, AleNuzzo e Patajean.
Tutti in cima!, BSA = BelliSsimA
P.s. Comunque dopo l’episodio di Samuel il futuro è wcino: tutti seduti intorno ad un “tavolo” alla base del canale del Kesch…..e poi via…apparecchiati lungo il pendio con un bel cocktail mentre si scende a chiodo!!!!!!!!!!!!
Ciao à tuch,
PJ