L’INCANTESIMO “ROSA”: PIRAMIDE VINCENT 4.215 MT (31 LUGLIO).

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La fata più o meno smemorina ci aveva allertato: lasciate perdere la Svizzera e state in Italia; ocio al mal di testa, ma provate ad andare sul Rosa.
Dopo molte rinunce ricevute dagli altri (stavolta anche i soci dei 4.000 non erano totalmente convinti e/o in forma come desiderato), decidiamo di prendere ugualmente il largo, ben sapendo che l’incantesimo si sarebbe “sciolto” entro una data ora.
Partiamo alle 4.30 dalla Bassa e in molto-poco tempo siamo ad Alagna, dove i paretoni del Rosa fanno impressione, sono ancora pieni di neve, a dimostrazione che l’instabilità meteo dell’ultimo periodo gioca brutti scherzi a tutti quelli che desiderano fare gite (però tiene belle le montagne!!!).
Saliamo con le prime funivie ed incontriamo gente conosciuta, anche loro immersi in itinerari d’alta quota. Arriviamo a Indren (o giù di lì, perché adesso l’ultima funivia ti lascia nel bacino che prima si percorreva per raggiungere il rif Mantova e/o la Gnifetti da Indren) e comunque ad una quota di circa 3.200 metri. A dire il vero sarà bello il Rosa, saranno belli gli itinerari in quota, ma non si può certo dire che l’ambiente compreso tra il limite del bosco e i ghiacci sia da fotografare: un Gran Kagajo di pietre in continua evoluzione, poco stabile e per nulla estetico.
A dire il vero sull’ultima funivia l’unico vero episodio degno di una nota: un tipo vicino a noi, chiede al Gonza il perché dei chiodi da ghiaccio……volevamo rispondere che anche lui stesso era inutile in quel corpo ed in quel posto, ma per un pizzico (poco eh!!!) di educazione che ancora ci è rimasto, ci siamo limitati ad una risposta sin troppo razionale……
L’idea di “una scodella di suoi”, per non dire addirittura un “mastellone” di quelli giganti, ci è passata proprio davanti.
Percorriamo il canale ripido coi ramponi e su una neve congeniale, anziché percorrere il cengione che deposita appena in fianco al Mantova: si tratta anche qui di un percorso su rocce rotte, una specie di ambiente simile a quello che potete trovare in un vespasiano posizionato in piazza e mai pulito per un quinquennio!; quindi la scelta ideale è quella del canalone ripido posto davanti a noi, bello ripido ma anche rapido. Gli sci-alpinisti per qualche minuto ci fanno pensare a scelte sbagliate. Usciamo nel pianoro che sovrasta la Gnifetti ed incominciamo a buttarci nella corsia di immissione all’Autostrada GN-RM (Gnifetti-Regina Margherita).

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Il ghiacciaio era in ottime condizioni all’andata, mentre al ritorno qualche buco mostrava già i suoi connotati; comunque si parla ancora di roba ultra-generosa!
Sopra i seracchi poco invitanti della Vincent ci portiamo direttamente sulla spalla che conduce in vetta, senza perdere tempo in giri larghi.
E’ come essere in piazza: arriva gente da tutte le direzioni! Bestiale la quantità di cordate che escono da ogni angolo o infilano tracce alla ricerca di ulteriori itinerari. Anche noi avevamo intenzione di salire anche al Corno Nero e ci siamo improvvisati, dopo che avevamo già deciso di tornare, nella risalita verso il Balmenhorn. Arrivati al Cristo delle Vette, però, abbiamo deciso il rientro.

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Oltretutto nubi dense che fino a mezzogiorno si sono mantenute costantemente nelle valli, hanno cominciato a sentirsi importanti e, fattesi prendere dall’euforia, si sono “gonfiate” d’orgoglio e di cattive intenzioni. Con qualche passo nella nebbia iniziamo lo stanco rientro alla base.
Alle 16.00 più o meno l’incantesimo si spezza, la carrozza torna ad essere una zucca, l’attrezzatura sparisce (in compenso fioriscono birre e panaché), i calzoni diventano corti ed i 4.200 metri diventano si è no 300 metri.
La fata la prossima volta, prima di sparire, si deve ricordare di evitarci un po’ il traffico: questo sì che sarebbe un bel regalo. Alla facciazza dei TG che parlano di gente in ferie e di milioni di persone al mare. Noi continuiamo a vedere dei Gran Brutti Kuli in giro per la valli a portare a spasso se stessi!
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Kuli si nasce, brutti si diventa e bisogna ritirare il biglietto: non è da tutti!!!
Buone ferie e un bacio all’alta pressione.

Gonzales e Patajean
PJ

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