Mi viene in mente quando molti anni fa, era il 1993, prima di andare a dormire al Rif Vajolet ci mettevamo tutti in “coperta” ed attendavamo “Straccetto” che arrivava e prendeva un libro per leggerci inesorabilmente la stessa frase tutte le sante sere: “Chi non è mai stato nel silenzio di una notte australiana, non può capire cos’è il silenzio di una notte australiana”,…….non era mai stato in Australia, ma gli fu dedicato un lago che da lui prese il nome: Lago Mc Donald.
Una frase dal significato quasi “insignificante”, ma ognuno di quelli che erano presenti non avrebbe chiuso occhio se prima non sentiva queste parole! Oggi potrei dire che chi non fa un giretto almeno una volta all’anno in Valmalenco, si perde sicuramente qualcosa! Oppure potrei semplicemente ripetere le parole di un mito: “l’escursionismo è semplicemente fantastico, è un viaggio nel viaggio, perché se tu cammini al tuo ritmo, senza essere costretto a concentrarti sullo sforzo, puoi lasciarti andare e pensare al mondo, alle cose della tua vita (P. Berhault)”.
Fare escursionismo in questi posti è semplicemente uno spettacolo a quattro stelle; e pensare per un momento di abitare più lontano di quello che è, sarebbe solo una specie di suicidio. Potremmo goderne di più, perché lo doseremmo, ma sarebbe un gran peccato.
Oggi non abbiamo l’asso nella manica, ma solo “due coppie” di fanti e donne. La meteo promette bene nonostante qualche folata di venticello nordista, ma ci attezziamo più o meno (!?) con indumenti idonei. La meta è una traversata che porta inizialmente al Lago Lagazzuolo, dove ora sorge anche un nuovo Bivacco e poi, attraverso la Bocchetta del Can, al Lago Pirola e ai rifugi Ventina e Porro per scendere poi a Chiareggio via sentiero della Forbisina.
I colori sono quelli giusti, fra azzurro “jazz”, rosso lampone, viola mirtilli (pochi!) e blu cobalto, manca solo di toccare il bianco del ghiaccio circa mille metri sopra di noi e poi il gioco è fatto: manca solo la tavolozza e poi il quadro è fatto. Anche Picasso ci fa una cippa! Il Lago Lagazzuolo è impressionante quanto al colore, ma più in alto ce n’è un altro con lo stesso colore e non se lo fila nessuno. Come ci ha detto il tipo del Bivacco: “Non c’è da arrampicare, gh’è dumà di gran sasùni”…..non c’è in giro nessuno se non un paio di ragazzi d’altri tempi, che hanno completato un giro notevole e poi una coppia, dove lui sembrava ormai alla frutta, mentre lei sembrava la sorella di Iron-man, costumino con body e grinta da vendere.
Dall’alto si vede tutto: la catena di confine e tutte le cime hanno forme perfette e slanciate anche dal tempo terso.
Il Lago Pirola è molto grande, ma i colori non sono idilliaci tanto quanto il Lagazzuolo. Da qui la strada è un susseguirsi di sali-scendi che portano in prossimità del Torrione Porro. Sotto di noi i rifugi Porro e Ventina, con la gente che è nascosta in ogni anfratto a prendere il sole. Sono parecchi anni che non veniamo a visitare il jazzée e non sembra proprio conciato male.
Non ci resta che prenderci un meritato caffè alla Porro; serviti e riveriti siamo spaparanzati sul terrazzo basale………….quando finalmente decidiamo di entrare nella “macchina del tempo”: entrare nel rifugio è come ripassare nei 20 anni precedenti. L’interno è sempre di legno ed il cesso è quello di sempre!
Come ogni macchina del tempo, una volta entrati si deve anche uscire; quindi scendiamo per il sentiero delle Forbisine che porta “a piombo” verso il torrente, poi piano piano nel bosco di conifere, direttamente a Chiareggio…………..dove dobbiamo fare l’autostop per tornare a San Giuseppe! Oggi c’è un raduno di moto e macchine d’epoca quindi un posto per scendere dovremmo trovarlo; dopo aver visto tutti i fratelli di Tazio Nuvolari (mancava solo la bicicletta di Buhl quando è andato al Badile direttamente dall’Austria) scorgiamo anche il pullman di linea!
Incredibile il kulo rispetto all’anima. Però meno male altrimenti il giro diventava veramente lungo. Siamo abbastanza stanchi e quindi vorremmo anche riposare un po’, ma improvvisamente una sciura, forse galvanizzata dagli zaini, forse desiderosa di altro, fatto sta che ci ha attaccato un “bottone così”, talmente grande che quasi quasi facevamo fatica a scendere dal pullman alla fermata desiderata.
Il ritorno è stato ancora una volta una favola; probabilmente tutti i vacanzieri hanno già uscito le tolle in anticipo e quindi noi filiamo via lisci per recuperare la macchina a Lecco ed evitare brutti incontri!
Da domani una spolveratina al poster del grande Patrick Berhault e chissà mai che non ci scappi anche un’arrampicatina?
Angeletta, Adele, Beppe e Patajean.
Alla prossima , perché so che ci sarà!!!!
PJ