Il Moncucco è la classica gita ad una montagna a torto poco frequentata, come dice sempre qualcuno di noi. E’ una cima nella cima, anzi è una cima con due cime……..insomma bisogna andarci almeno una volta. Tocchi la prima croce dopo circa 800 metri di dislivello, ma ti accorgi che è uno scherzo e che la montagna ha una seconda e più importante cima “panettonata” che si erge al di là di altri 400 metri. Purtroppo (o per fortuna per noi questa volta!) c’è anche chi l’ha ripetuta una quarantina di volte, ed oggi grazie a loro anche la “cinquina della Bassa” ha potuto festeggiare la giornata dei Remagi in anticipo sulla sua cima.
La stella cometa non si vedeva (ma c’era), la mangiatoia l’abbiamo creata noi e la Befana era troppo vecchia per farsi un simile dislivello; ci ha detto che ci avrebbe aspettato al Moreschi.
Si parte da Isola, o dall’Isola che non c’è! Si gela solo al pensiero di uscire dalle portiere della Gonza-Bat-Mobile, più che una macchina, una specie di shuttle valido per le alte quote. Anche la funicolare di Campodolcino in confronto è un tugurio con le ruote.
Ma alla fine se hai deciso di andare a fare la gita, non puoi mica rimanere in macchina! Tenuto conto che a Isola il sole bacia solo per cinque miseri minuti la punta del campanile, se resti in macchina…….quando i tuoi soci tornano, come minimo sei pronto per essere spedito in Giappone alla sagra del pesce congelato o servito a cubetti in un cocktail dell’happy hour di qualche locale “in”.
Decidiamo di lasciar dormire noi stessi per qualche minuto in più e partiamo dalla Contea Brianzola con un leggero ritardo rispetto al solito, ma la gita oggi ce lo permette.
Gonzales, come nei cartoni animati, fa nuvolette sugli avversari e per poco non mi fa indiavolare un cornutazzo (bisogna dirlo!) che sul ponte di Giacomo e Filippo (o Filippo di Giacomo), insomma sul ponte che all’andata è di Giacomo ed al ritorno è di Filippo (…..che casino i paesini di questa Valle Spluga!), ha voluto a tutti i costi fare ….il Galletto (che la valle gli stia giovando!??!).
I “reali” di Rasdeglia ci stanno aspettando in panciolle presso la loro Reggia! Purtroppo non siamo riusciti a vederla, ma chiunque l’abbia vista, ne ha riportato lusinghe a go-go. L’anno prox dovrebbe fare il suo ingresso nella guida-michelin: è la baita delle baite, l’harem dello Spluga, il club Med degli ski-randonisti della Valchiavenna!!!!!!
Noi adoriamo il “randò”……alla brianzola.
Partiamo sci-muniti e subito l’eco della giornata: “Ciao sono Cristina Chiabotto!!!!!”…..Ancora!!!!! basta abbiamo capito…….adesso sei peggio delle pastiglie Falqui!!
Usciamo le pelli ed entriamo in boschi dorati, dove le baite a nove stelle (con sauna!) sono ormai un “must”. Vediamo scorci da favola, paesini arroccati in ogni dove, mentre la gita si sviluppa su pendii che a noi vanno benone; i rischi oggi per noi dovrebbero essere ben calcolati ed il pericolo qui fortunatamente è veramente basso, per non dire nullo, ma mi riserbo un po’ di cautela post-gita per maggior enfasi! Non ci sono “gonfie” in giro o per lo meno non ci sono nei pressi della nostra traccia.
Non c’è in giro nessuno, o quasi….visto che l’unico elementone (local ovviamente anche lui!) non siamo neanche riusciti a vederlo e a salutarlo: era talmente veloce che è sgusciato su per i pendii in una maniera esagerata. Solo Silvan è riuscito a strappargli di bocca qualche consiglio in più sulla zona. Dalla cima raggiunta da noi, ha piazzato circa 400 metri in una ventina di minuti; noi fermi sulla nostra e lui concentrato e filante per le montagne sopra di noi. Una roba da brividi, anche immaginare per un momento di essere un local.
Anche Gonzales per un momento si è vergognato di chiamarsi così! Quasi-quasi volevano portargli via il nome all’anagrafe delle kazzate.
Dalla cima si vede molto bene il Pizzo Ferré da un’angolatura diversa, più maestosa e dietro di noi le cime più famose: dal Suretta all’Emet fino al Pizzo Stella.
Non ci resta che scendere; diverse le opzioni, ma prima di tutto indossiamo le tute da discesa…..sono quelle dei “discesisti canadesi”. I boschi diventano il nostro terreno preferito, gli spazi stretti (anche se gli alberi non sono snodati!) la ciliegina di questa magnifica torta.
Rinunciamo alla discesa all’interno di un toboga d’altura per ficcarci nell’ambito più recondito e sconosciuto di un bosco.
Con noi anche personaggi nuovi, come Ruggero…..che ha ciulato le perline in qualche rifugio e ne ha estratto un paio di sci di tutto rispetto: se lo avessero conosciuto ai tempi della “Valanga Azzurra” quelli della Squadra Spalding lo avrebbero assunto come controller per saving sui materiali!!!!
Dopo aver tolto le pelli e mandato l’ennesimo saluto alla Chiabotto (“Durante la mia prima intervista feci plin-plin, adesso…..solo feci!!!”), uniamo le punte degli sci e cominciamo la discesa; la neve purtroppo non è il massimo e deve essere controllata; le curve si fanno ma l’attenzione deve rimanere alta. Peccato non avere le “gambe al punto giusto”, ma non si può pretendere neanche la luna.
Ci skagazziamo giù per i pendii come fringuelli inferociti, fino al bosco canadese di Rasdeglia, fitto, talmente fitto che quando sei dentro pensi sia finita; talmente ripido che in alcuni tratti, senza esagerare, arriva a superare anche i 40°; gli spazi si chiudono e l’ombra viene rotta dal sole solo in particolari momenti, un po’ come quando c’è quell’effetto vedo-non-vedo tipico dei preliminari: insomma una figata incredibile che risveglia i momenti tipici degli anno ’70, dove i boschi erano preferiti alle piste di discesa e dove gli alberi venivano “seccati” come fossero paletti da slalom. La discesa nel bosco di oggi è stata una libidine contro-fioccata e goduta da tutti fino in fondo.
Nessun lamento, solo gli “spettaculorum” di qualcuno che come al solito non riesce a trattenersi ed un appagamento finale notevole: si sente solo lui.
Il fiuto dei brianzoli per evitare i problemi non è un elemento di secondo piano: abbiamo rinunciato alle tagliatelle con funghi porcini (forse meglio anche di quelle di nonna Pina!!!), ma mi sa che alla fine abbiamo fatto bene. Noi a casa in poco meno di un paio d’ore, al TG3 invece notizie delle 19.45 di code kilometriche in Valtellina-Valchiavenna; una volta tanto!!!!!!!!!!!!
L’Epifania tutte le feste se le porta via………qualcuno domani lavora, ma vada-via-ul-kù……va bene anche così; chi s’accontenta gode, ma chi gode è ancora più contento: vecchio, ma vale sempre un casino.
Nota di redazione: Silvan è completamente recuperato; dopo una sana riabilitazione, oggi ha dimostrato carattere, soprattutto al primo intertempo…..dove era nettamente primo con 3 secondi abbondanti sugli inseguitori. Per salire invece ha puntato contro di sé un fucile a “peperoncini” (rossi)……e ha vinto!
Alla prossima avventura ed un saluto ai soci.
Stefy, Silvan Tiger Woods (l’uomo che porta il golf oltre lo Spluga!), Ruggero “Mac Grego….magari già la prossima volta che uscite”, Ale detto Nicchio lo scodinzolatore selvaggio, Gonzales, GigiM e Patajean.
Ciao,
PJ