I VALLESI !

Gita di Montevecchia allo Strahlhorn 4.190 mt (Gruppo dei Mischabel).

Dopo Ocean Eleven……eccoci all’Odissea di Müntavégia Nineteen, il prossimo film che uscirà nelle sale di tutta Europa (cominciamo da qui poi vediamo come butta!) e che narra della salita compiuta da un Gruppo di fenomeni del XXI secolo alla cima dello Strahlhorn, uno dei tanti 4000 mt che caratterizzano la Valle di Sass Fee (il paese….delle vacche!).

Gita presentata ufficialmente all’inizio dell’anno, predisposta di tutto punto sull’opuscolo pubblicitario della Sezione locale e sviscerata nei minimi particolari fino alla consegna dei pettorali ai partecipanti: tanti, ben assortiti e soprattutto ben coesi tra di loro. Del resto se non ci fosse feeling tutto sarebbe destinato prima o poi a tramontare, ma visto che il feeling resiste, i remolazzi finiscono sempre per andare a casa felici e contenti…..di ricominciare daccapo.

Ci sono un po’ tutti, ad iniziare dal presidente, passando per i Fassani (di ritorno da una tournée mista di relax e salite in quel delle Dolomiti; il maso di cui spesso ci raccontano dev’essere un misto tra il fiabesco e l’antico), per finire a quelli che accompagnano il gruppo per sostenerlo nei momenti del bisogno e che fanno un lavoro da dietro le quinte, tra logistica, fotografie e …..sonno: loro dormono anche per quelli che non possono farlo!!!

Magari vengono calpestati alle 2.00 di notte, ramponati persin sulle mutande durante i movimenti, magari fankulizzati perché vanno a letto tardi e rovistano nei sacchetti di plastica, quella plastica di mmerda che fa casino e ti sveglia proprio sul più bello……., ma loro non demordono. Sono quasi da invidiare: vengono, guardano, non provano sentimenti di conquista, ammirano e si accontentano.

Anche a loro va un bell’apprezzamento!

La cima si trova nel Vallese, il paese che a giugno tira fuori le bancarelle con su le albicocche, gustose e belle grosse, che quando passi in macchina ti viene l’acquolina in bocca.

Ritorniamo in questo rifugio dopo qualche anno, anche perché ci hanno detto che è a completa gestione femminile; l’alpinismo estero è proprio un’altra cosa!

Partiamo presto di sabato mattina ed ingolfiamo subito le strade e autostrade: al gazzettino padano sentiamo di essere chiamati in causa quando annunciano di ingorghi vari nei paraggi di Varese.

Quando arriviamo nelle Gole di Gondo dobbiamo mandare la prima pubblicità; c’è chi va in bagno, chi comincia a parlare di salite e chi si kaga addosso. Si, perché la fermata la facciamo proprio in mezzo alla strada, qualche metro prima della Dogana e facendo un’inversione a U…..con tutte le auto, nessuna esclusa, con i finanzieri che ci guardano in cagnesco e dai quali attendiamo presto una visita “approfondita”……

Tutto fila invece liscio almeno fino alla seconda pubblicità: la danno al Passo Sempione, dove il panorama sulla Nord del Fletschorn e sull’Oberland Bernese è come una maxi-pagina di Max col calendario della velina di turno nuda e stampata in mezzo! Quando annunciano la pubblicità, facciamo in tempo appena appena a spegnere il televisore, a chiudere il gas…..e a tirare su i vetri!!!! Giusto un nano-secondo prima che il getto di uno di quei cosi che innaffiano i prati (ben piazzato appena fuori la galleria, ma ben indirizzato contro il lato destro della macchina), non finisse per creare le condizioni di una nuova piscina all’interno dell’auto (avremmo per contro potuto dire di avere tutti quanti un nuovo optional …..!).

Sti svizzeri…….difficile pensare che siano così simpatici e goliardici tanto da fare uno scherzo simile! Che ci stessero aspettando?

Che fosse un nuovo gioco e per di più non a pagamento?, mahhh….

Entriamo in valle e non sappiamo se scegliere per Zermatt, ma non possiamo dilungarci tanto. La strada è ancora lunga e la salita al rifugio anche pesante.

Parcheggiamo nel silos di Sass Fee, dove girano solo persone munite di piedi e al massimo quei pulmini bi-posto che portano i clienti agli hotel; facciamo un bel giretto perché il turismo è sempre un’anima importante dell’economia e poi decidiamo di salire; chi a piedi e chi non la tecnologia.

Basta poco e ci rivediamo tutti alla BritanniaHutte, dove il popolo femminile è sempre numeroso; dove le ragazze vanno e vengono da salite, lavori di ramazza e preparativi per la cena; c’è anche la sorella di mezzo della Hunzicher (bella, brava e gnocca) e naturalmente riceve un casino di visite, per torta, thé e birre varie (vai Gegio!!!…che la casa a tre piani vien buona!).

La camera è un gioiello della fraternità: essere in diciannove nel camerone è una sensazione che tocchi con mano, ma una gioia che condividi sempre volentieri. Tutto va bene e persin il fatto di dormire poco e male lo compensi come se nulla fosse!

Ne approfittiamo per riposarci (vero Billa?!!?!? Fotografato mentre pendola sulla panca, sostenuto a mala pena dai vicini) e per bere un po’ di birra; non ci tiriamo indietro neanche quando il gioco in scatola che ci viene proposto è quello delle Hutte! Con le istruzioni in italiano, lo scopo è quello di visitare più luoghi possibile, con regole particolari. Ci prendiamo talmente gusto che tra questo e le carte, finiamo per monopolizzare un po’ di tavoli che poi risultano essere “di proprietà” di alcuni francesi che vorrebbero anche cenare.

La cena è un altro momento di simbiosi e per essere in Svizzera, possiamo confermare di aver mangiato bene, soprattutto la zuppa iniziale, che te la immagini subito in “uscita”: pensi al “gas giuliani” e al male che farai agli altri!

Dobbiamo tirarci su alle 3,00 e quindi non c’è molto tempo da perdere! “Con che criterio andiamo a dormire se dobbiamo alzarci praticamente subito?!”

“Con che criterio possiamo dormire se appena si spegne la luce, i falegnami ed i lüstrurr, cominciano a fare il turno di notte?”

In effetti dormiamo veramente poco, perché alle 2,50 (ora locale!) siamo tutti pronti e cominciano i preparativi; il classico momento in cui ti accorgi che nella vita lo sport o passione che hai scelto è proprio quello/a sbagliato/a.

Colazione e gambe levate; partiamo talmente veloci che perdiamo i pezzi……scesi al ghiacciaio ci accorgiamo che a qualcuno mancano i ramponi, marpiosamente rimasti nella stanza, e a qualcuno manca qualcun altro…..incredibile ma vero, siamo riusciti (probabilmente nella nuvola di polvere alzata durante il rullo dei motori) a perdere qualcuno dei nostri!

Veniamo poi a sapere che costui ha mollato la presa per un disguido e per una serie di mancate coincidenze (se volete più ragguagli per favore compilate il modulo che trovate sul sito….se non lo trovate ben per voi e al massimo potete farne richiesta scritta appena avete due minuti da buttare nella tazza!).

Cominciamo la lunga marcia di avvicinamento: il ghiacciaio è lungo quasi otto km per arrivare al passo da dove comincia la cresta per la vetta. Meno male che le gambe non hanno la coscienza, quest’ultima abita un po’ più in alto e viene chiamata più volte, ma è talmente presto che è ancora in lidi migliori.

Partiamo che il crepuscolo è ancora lontano e quindi le frontali devono essere azionate; un pirla della Bassa cerca la sua e non la trova; quasi quasi comincia a credere che anche lui dovrà tornare al rifugio ed infine la moglie – santa donna – gli fa notare che ce l’ha in fronte; fosse possibile fare tutto nel silenzio totale, la figura farebbe meno effetto. Ma siccome tutto accade alla luce ….. degli altri, l’episodio scatena le immaginabili conseguenze.

Partiamo quindi con questo spirito e con la giusta allegria nonostante quello che ci aspetta.

E’ come fare cento vasche in una piscina da cinquanta metri! Devi proprio averlo nel sangue e ti deve piacere; altrimenti un ferro caldo in mezzo alle balle ti dà meno fastidio!!!!!!!

Tutti gli altri soprattutto stranieri di ogni-dove sono partiti prima, sono legati a grappoli e le guide li conducono verso la meta; tutti dormiamo, tutti siamo trascinati involontariamente in questa lunga avventura. Nessuno si conosce, ma basta passare accanto ad un’altra cordata per vedere la soddisfazione che corre lungo i volti di tutti questi remagi in cerca della loro stella.

Fa un freddo cane; il vento comincia a kagarsi giù dai colli delle cime vicine e sferza tutto e tutti. Non si suda e quindi il carburatore rende molto di più.

Lungo la cresta finale il vento viaggia forte e bisogna rimanere incollati per non prendere il volo verso la valle di Zermatt, che nel frattempo si è catapultata sotto i nostri occhi. Le cime di questa zona sono tutte a portata di mano ed è un piacere gustarsi la vista.

Alle 8,15 il Gruppo raggiunge la cima, che però non può ospitare tutti insieme e dove il vento non permette una sosta prolungata.

Si rimette piede sul jazée per il lungo ritorno.

Nel frattempo i tre rimasti al rifugio, dopo la lauta colazione che avranno fatto alla nostra facciazza e con quella calma che caratterizza il soggiorno tranquillo al rifugio, decidono di dedicarsi allo “shopping fotografico della zona” per poi cominciare a levar le tende verso Sass Fee.

Verso le 11,30 siamo di nuovo tutti alla Britannia, mentre anche le playmates del rifugio prendono il sole e cercano di imparare l’italiano; è incredibile che qualcuno voglia guadagnare questa lingua, ma è così.

Ci si rifocilla sapendo che non è ancora finita, la lunga marcia dai tremila metri della Hutte a quelli del paese richiede un bel tre ore di tempo almeno.

Si parte ancora una volta divisi e sotto il peso degli zaini, che per quanto zippati, fanno sempre senso.

Ci ritroviamo in Sass Fee per assaggiare quei bei e buoni paninetti salati che ci hanno deliziato anche il giorno precedente.

Poi purtroppo il ritorno!

La cosa più bella: essere così affiatati e……, personalmente, essere stato legato insieme alla mia mogliettina, come ai vecchi tempi!

Un salutone dai Vallesani (i Fassani mi perdonino, ma questo weekend li ha premiati e devono ritirare il distintivo vallese quando passeranno dal via!): Fabiana, Angeletta, Antonella, Fausto, Simone, Ongiul, Gegio, Alessandro, Lele, Kissme, Marco, Enrico, Daniele, Massimo, Andrea, Max, Mario (un osanna particolare ad un elemento così, difficile da trovare sul mercato e che porteresti sempre con te, quasi anche come un portachiavi) e Patajean.

Un ricordo speciale per un’altra due-giorni coi fiocchi.

PJ®

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