PARETE EST DEL MONTE ROSA: una Parete Rasta???

Weekend 26-27 Luglio 2008 – Gita di Montevecchia.

Esistono anche pareti “Rasta”? voi ne siete a conoscenza? Noi non so…..forse si, forse no!

Quello di cui siamo sicuri, in questo luglio “anomalo”, fatto di bel tempo solo durante la settimana alla faccia di quelli che lavorano, è che se becchiamo ancora in giro quel kretino, d’un asino e d’un somaro di rasta di Macugnaga, oltre a “diserbarlo” da cima a fondo, gli mettiamo le mani addosso.

Avere gente di questa risma a disposizione nell’ufficio delle Guide di un paesino di montagna, è come dire ad un islandese che il passo dello Stelvio lo può fare a 130 km/h sia in salita che in discesa, che è tutto dritto e che può fare il bagno in ogni stagione al 5° tornante sulla strada per Trafoi.

Un idiota fatto e finito…..anzi “finito” se lo ritroviamo in giro!

La nostra meta era una meta “d’altri tempi”, una meta storica, che registrerà due forse tre passaggi all’anno, da qualche anno a questa parte. Volevamo fare lo Stralhorn dal rifugio Eugenio Sella, che però è diventato bivacco…..causa poche frequentazioni e posizionamento “selvaggio & sgradevole”.

In settimana ci avevano detto che avremmo dovuto dormire sui tavoli, farci da mangiare da soli, insomma vivere all’avventura in un posto sconosciuto. Oltretutto la salita dal Passo Jachini non è per niente banale, soprattutto negli ultimi anni; e comunque più continuiamo su questo andazzo e meno riusciremo a frequentare certi posti: le montagne “stanno venendo a basso”, come dice qualcuno. A vederlo da altre posizioni, il passaggio oltre ad essere ormai perennemente esposto alla caduta di massi…….è anche complicato e poco igienico.

Quando siamo arrivati in Macugnaga, abbiamo preferito chiedere consiglio alle Guide locali (anche perché in un bar ci hanno detto che il tetto del rifugio è stato cementato di recente, perché ogni tanto di notte ci cadono sopra sassi grandi come quello di Obelix)(poi sapete meglio di me che quando la storia si mischia con la leggenda…è un attimo!), Guide che però erano probabilmente (e per fortuna loro) tutte quante in giro…..e hanno pensato bene di lasciare un remolazzo (rasta!!!) nel loro ufficio,ma non abbiamo capito “che parte recita”, nel senso che ci ha detto quattro cose e non ne ha azzeccata una (neanche con l’aiuto del pubblico e da casa!). In più ci ha risposto che in 11 nel bivacco non potevamo starci!!!!!!!

“Ma allora sei un pirla!!!”…..”non potevi dirlo in settimana via telefono,direttamente?”……..la distribuzione dei cervelli non è così banale……bisogna sempre assicurarsi che quando avviene, si sia presenti, perché se si decide di andare in ferie proprio in quel periodo, beh sono…..acidi!

Oppure prendi il numerino…..o fai firmare una raccomandata, così ti arriva a casa, magari malconcio, ma arriva.

A questo punto siamo di fronte a noi stessi e al “da farsi”; telefoniamo ancora alla Taschhutte (in Svizzera, dove il ripiegamento è ancora possibile), ma quella maleducata della moglie del gestore è la reincarnazione della RhotterMehier (che non so come razza si scrive!), ma all’ennesima potenza e ci gioca un tris di “due di picche”. Nein….niente posti per gli italiani. È la risposta secca che Fabiana si porta a casa, non con qualche desiderio di sfoderare la sua nuova “spranga”.

Allora partiamo con l’idea del Rifugio Oberto, ma anche lì i posti non ci sono e non possiamo dormire fuori coi nostri sacchi a pelo! Oltretutto il rifugista ci dice che è già finito nei guai e quindi non rilascia neanche informazioni sulla Traversata dei Camosci che noi vogliamo intraprendere, fino al Bivacco Città di Luino ed eventualmente fino alla Cima Jazzi o allo Stralhorn.

Oggi non ce ne va bene una!!!!!!!!!!!!!!!!!

Alla fine decidiamo per il Rif Zamboni-Zappa, al cospetto della Est del Rosa. L’idea è di fare il Pizzo Bianco e/o la Cima Grober, due classiche…………

Partiamo tutti contenti, la compagnia del resto è il “pilastro” di questo weekend e sana qualsiasi intoppo; questo è il bello! Riusciamo a trovare un accordo nonostante si siano dovuti cambiare più volte gli itinerari; e poi, l’arco alpino è talmente vasto anche in una sola valle, che la scelta di un itinerario, per quanto difficile,……risulta facile.

Ci ritroviamo presto al Belvedere, dove comincia il sentiero vero e proprio che porta al rifugio e qui…….l’ennesimo episodio di questo “drammatico” fine settimana. Incontriamo un tipo del Soccorso Alpino, che con un ometto (cliente?) si sta mangiando un panino. Non vogliamo disturbarlo, ma poi è lui stesso ad atterrare sui nostri mmaroni,…..forse incuriosito e comincia a fare domande; insomma un bel tipo di elemento, che però sembra anche un po’ “in ritardo”:

  • risponde sempre dopo 15 secondi dalla domanda dietro i suoi occhiali da D&G (…le connessioni in quota funzionano, ma sempre con una certa difficoltà!);
  • ci dice che il Sella in effetti è conciato, ma “che si può tranquillamente fare”……anche se lui sono “tempi” che non ci va! L’ultima volta ha visto ancora il coccodrillo dei Flinstones;
  • Ci consiglia tutto-sommato le idee del Pizzo Bianco e, meglio ancora, della Grober;
  • Ci saluta dopo 8 minuti di “ciarle” dicendoci “vi auguro che non ci si veda domani”…e ribadendo che “è un augurio”.

Noi mettiamo le mani sui mmaroni, a tal punto che non ce ne stanno più (rubiamo anche quelle di altra gente sul posto!!!!). Ripetiamo cose che non possiamo né dire qui, né tanto meno ripetere ai nostri figli/nipoti; ma soprattutto ci chiediamo il perché di così tante coincidenze, del fatto che tutti i remolazzi finora ci si sono messi “fra le ruote”, senza neanche cercarli!

Dopo le pesche, le banane e i salatini, ripartiamo “mani giunte” verso la mecca e guardiamo le misere condizioni della Est, così sporca e tetra, così diversa dalle condizioni in cui appare dalle foto disperse “nel mondo”.

Ormai quando guardi un dépliant per scegliere un posto, devi prima mettere la foto sotto radice quadrata per capire se quando la vedrai veramente, sarà così; nove su dieci, per me fra un po’ per attirare il pubblico le ProLoco metteranno fuori le foto in bianco e nero.

Tutto bene fino a quando cominciamo a scorgere la Punta Grober (un 3.500 mt di tutto rispetto e forse una classica del Neozoico); la sagoma affascina, ma a noi sembra ormai divenuta una classica dello scialpinismo o al massimo da fare “molto presto” nella stagione.

Ci chiediamo perché certa gente dice o dà consigli così stupidi sulle cosa da fare! Sarebbe persino da scrivere sullo Scarpone (e non è detto che non verrà fatto!). Come si fa a consigliare una salita che, per quanto “all’estremo delle possibilità” (nel senso temporale del termine), non è più in condizione?….si sa che l’alpinista è un egoista che poi si auto-convince della riuscita, anche non nelle migliori condizioni, ma “a chi giova”?

E qui capisci che tutto è ormai indirizzato al marketing, tutti sono parenti, tutti convergono nel farti andare “a spendere i soldi” dove vogliono loro,…..verso il pernotto del rifugio!

Ora, potremmo essere dei bigoli anche noi, cha andiamo in una zona “difficile”, ma resta il fatto che incontrare deficienti….è la cosa più semplice che c’è.

Fortuna che a noi la vita “sorride” anche con altre cose!…ormai cosa potevamo fare?

Arriviamo al rifugio e anche qui la visione non è stata delle migliori: “la cima l’hanno fatta dei finanzieri ed una guida col cliente, ma sono mesi, mesi e mesi che non viene fatta”…..praticamente l’ultima volta che sono passati hanno visto gli Sterodattili svolazzare sulle cime!!!

Roba da matti!

Vabbé, entriamo nel rifugio, leggiamo, partitina al “due”, birretta, cannocchiale, di tutto un po’; poi la parte più bella: la tavolata!!!

Andiamo avanti all’infinito…non molleremmo mai, se non per spostarci nel camerone assegnatoci, tutti insieme appassionatamente, proprio come ai vecchi tempi o ai nuovi o come sempre.

Nel frattempo arrivano una trentina di …..non li so definire (rasta, leoncavallini, persi, bevuti, o forse solo gente normale!), ognuno con il suo “materasso” sulla schiena! Sono i boulderisti che hanno scelto lo Zamboni per le loro performances……….incredibile, non esistono più gli escursionisti di una volta e noi siamo ormai “stranieri”. Ma ve lo immaginate di andare in giro con l'”Emmiflex” sulla schiena, magari anche con le frasi da leggere per la pubblicità su Italia1??? Prezzi, sconti e depliant per far vedere le proprietà terapeutiche del molleggiato per eccellenza.

Ad un certo punto – noi siamo nel prato a scorgere le vie di salita col cannocchiale e a bere una bella panaché “fatta in casa” – ecco che scorgiamo un gratakù su un sasso appena dietro il rifugio. Con tutto il rispetto che nutriamo per chi ha scelto uno sport diverso, beh……devo dire che se qualcuno della Neuro lo avesse visto, a quest’ora sarebbe internato!!!

Ognuno si sceglie la vita che vuole condurre; noi ormai siamo quasi “superati”.

Loro hanno tende e danno un “rave-party” che durerà tutta la notte.

La rifugista ci chiede l’orario di partenza, ma fa ragionamenti che ci fanno pre-intuire molte (altre) cose.

Il sottoscritto questa volta ha la fortuna di avere accanto la sua mogliettina! E per questioni di allenamento sceglie di salire con lei il Pizzo Bianco, dove non sembra essere richiesto nulla che la faccia apparire come salita tecnica, mentre gli altri partono tutti per la Grober. Ci alziamo tutti insieme e diamo il là tutti insieme! Fino al bivio in cui ci lasciamo.

Compaiono subito anche i primi camosci, armati fino ai denti per difendere il loro ambiente sempre più martoriato, ma che ripongono ben presto i cannoni dopo aver intuito le nostre intenzioni; anzi ci accompagnano lungo la salita.

……..non posso chiaramente scrivere certi commenti, perché non sta bene, ma dopo circa 4 ore……ci reincontriamo tutti sulla via di discesa, noi da una cima che non consiglio a nessuno, se non a quelli a cui “puzza la vita” oppure a quelli che gettandosi dal balcone sono finiti sul tendone del bar…..e vogliono ritentare in posti più ameni, oppure ancora a quelli che dopo aver litigato con la moglie hanno veramente deciso di chiudere con la vita!!!

La valutazione della cima è (C.I.)…ossia, cagaio infinito!!!! Un posto di mmerda. Una roba da non proporre a nessuno, neanche a quelli che vogliono andare a fare qualcosa di facile. E che dire della rifugista????, ma sono consigli da dare? ma se la gente che ci va non avesse un briciolo di intelligenza? E gli altri? Anche loro rientrano dopo aver raggiunto la metà circa della parete, viste le difficoltà “tecniche” e i tempi che occorrono per uscire dalle pettole (pettole che in realtà non sono tali e/o non lo sarebbero se ci trovassimo a fine anni 90!!!!!).

Che dire ancora???

Abbiamo capito, ma non perché noi siamo intelligenti e gli altri no, alcune cose importanti e cioè:

  • tutti i bigoli li abbiamo beccati noi (coincidenze);…vabbé questa è semplicemente sfiga e ci è andata male.
  • tutti portano (in questa zona) lo stesso cognome, ma non sta bene dirlo in questa sede;
  • è pauroso che certe informazioni escano dalla bocca di persone che dovrebbero “svolgere” un lavoro preciso e al servizio della comunità, non sempre….così attenta a cogliere le sfumature;
  • che noi abbiamo proprio un bel karattere…..

Il rientro al rifugio è fatto nuovamente di lamenti, sogni, nuovi progetti, sguardo al Lago Effimero, scariche di ghiaccio dalla Est, e nuovamente lo sguardo verso la meta originaria del Sella, dove vogliamo (forse) tornare!

Il tempo ha sempre garantito fiducia ed è stato anche parecchio “al bello”, visto il periodo. Torniamo quindi verso il basso, verso la macchina; ci sono un casino di escursionisti oggi (domenica) e finalmente è bello vedere “come sono impacciati” a muoversi in certi posti o come sono facilmente “impressionabili” di fronte alle cose che a noi ormai sono così scontate.

Scendiamo fino alla macchina e poi andiamo a sbattere direttamente contro birre, gelati e toast, fino a quando decidiamo di rientrare a casa, dalle nostre famiglie.

Una bella due giorni (didattica!!, come ha detto qualcuno), dove ha prevalso il “fallimento alpinistico”, ma dove ancora una volta abbiamo capito che l’anno prossimo ne faremo senz’altro un’altra INSIEME!!!!!

Giovedì questo poi parte anche la seconda fase del Corso 2008 al Vajolet; una bella zona e con una compagnia di scannazzati, alcuni dei quali (allievi) erano con noi!

“Lunga vita al Corso!”

Alla prossima

Fabiana, Angeletta, Alessandro, Angelo, Gegio, Fausto, Andrea, Massimo, Fabrizio, Lele e Pataejan

PJ

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *