SABATO 22 GIUGNO 2002: UNA VIA “CON….NIEDERMANN”.

Niedermann,….che ometto!!! L’abbiamo incontrato sabato 22 giugno 2002 che vagava in Bregaglia, forse senza meta, forse invece portando in giro i suoi annetti con una meta ben precisa. Fatto sta che gli abbiamo chiesto se ci accompagnava all’attacco della sua via in Albigna, al Pizzo Val della Neve; se non altro ci avrebbe raccontato qualche aneddoto, visto che noi abbiamo già ripetuto alcune sue vie e letto le varie relazioni fino a consumarne le pagine; quasi quasi al posto delle stelle alpine nei libri mettiamo le sue relazioni. Una via sognata da tempo, letta e riletta fino a sciupare in modo definitivo la pagina che mostra lo schizzo di salita, nonché le principali annotazioni; una parete che ormai conosciamo a memoria e che guardiamo con estasiata bramosìa ogni volta che passiamo sotto la funivia poco prima del Pranzaira; ogni volta che passiamo alziamo il crapone quasi per assicurarci che sia sempre li’ e per emozionarci ogni volta, come se fossimo ad aspettare che la sua conformazione cambiasse per ributtarci dentro in qualche nuova avventura. E pensare che a chi la mostriamo non dice nulla: niente di piu’ di un muro verticale, assurdo, tetro….inutile viste le tante cose da fare! Per noi, invece, rappresenta un bel banco di prova….una specie di “lavagna che, da sola, ci dirà se siamo bravi o cattivi”.

La stagione anche quest’anno l’abbiamo fatta cominciare presto, con allenamenti vari in tutte le zone possibili ed immaginabili, un po’ di scialpinismo e la voglia di spostarsi presto in quota. Come diceva quel famoso filosofo: “Il moto fa bene , ma in moto e’ meglio!”….

L’importante è partire la mattina, magari in macchina visto che di moto per il momento non ce ne sono, con l’entusiasmo “giusto”, poi il resto vien da sé:

  • di anni ne perdi da 7 a 8 in poche ore a causa della fatica;
  • le rotule le puoi mettere di bellezza sul comodino oppure te le porti al casino’ così le lanci ai dadi;
  • quando ti vien da piangere….continui a ridere come il classico dei pistola!!! Tanto sei stanco

E’ anche vero però che poi continui a pensarci e ti accorgi che il fine settimana in realta’ dura più di 2 giorni e che alle 12.00 del lunedi’ sei ancora li’….tra il rinco e l’estasi e in questo modo la giornata si fa meno pesante, anche se ogni tanto si sente SBANG e tu subito a chiedere scusa perché anziché appoggiare la pratica sul tavolo, hai simulato una picozzata nel cassetto del collega, il quale ti guarda con aria pietosa.

I rituali più o meno sono sempre i soliti: al lunedì già si pensa alla meta (prevenire è meglio che curare), al mercoledì una volata al Cai per assicurarsi che i “soci” non abbiano perso la voglia, al venerdì l’ultimo colpo di telefono per vedere se nel frattempo qualche contraccolpo (donne ???) ha frenato la voglia dei medesimi e infine la partenza, con il puzzle che si compone a meraviglia.

Gia’ la mattina sentivamo nell’aria qualcosa di magico…..quando siamo scesi dalla macchina per una breve colazione a Chiavenna al “solito posto”, abbiamo dato il cambio ad altri alpinisti….e quando siamo usciti ne abbiamo visti a loro volta arrivare altri che ci hanno scrutato da capo a piedi; in quelle occasioni non dici nulla ma tutto si dice da solo: “mizzega…. guarda quello come è conciato! Con i calzoni che si ritrova fa almeno il 7° a vista. Chissà cosa va a fare”; “osti, mi sa che il caffè lo bevo velocemente….anzi non lo bevo affatto perche’ quei quattro mi fregano la via!”.

In 4 e 8 siamo alla funivia e qui un episodio degno di nota visto che ci si alza all’alba o peggio, poi però quando si arriva davanti alla meta ti sbattono davanti il Presidente di tutte le Funivie Svizzere che proprio quel giorno era in visita in Albigna e che devono per forza far partire prima di tutti: “Porca Miseriaccia….ma possibile che con tutti i giorni in cui uno puo’ girare ce lo dobbiamo beccare proprio noi”. Considerato che è in pensione non poteva venire in settimana?

Noi semplicemente gli abbiamo fatto notare che con noi c’era Niedermann….avevamo anche un paio di immaginette, ma loro niente…..sono Svizzeri….e non ti cambiano neanche le figurine: una di Niedermann non ne vale neanche mezza del Presidente Funivie Svizzere. Per me loro non hanno capito!!!

Decidiamo di giocarcela ai dadi prima e al “Due” dopo….e in men che non si dica li stracciamo tutti e ci prendiamo la nostra quanto mai sospirata e meritata cabina! D’altra parte a che pro alzarsi alle 5.00 la mattina per venire e farsi fragare cosi’: forse l’educazione non l’hanno ancora capita e poi noi abbiamo quella sana punta di “Brianzolismo”….non ci facciamo bagnare il naso da nessuno.

Giunti in cima il tempo di sparare un paio di quelle cazzate che a 2.300 metri ti fanno sentire come a casa, di controllare se il lago che abbiamo lasciato lo scorso anno si trova ancora allo stesso livello e siamo già sul tratto di sentiero che porta al passo Val della Neve, ossia all’inizio del famoso canale per l’attacco, ca l’è propri brut: infido, ripido di bestia e per di più a nord, ma noi via….e Niedermann come un fringuello, manco per le balle.

Ad un certo punto sentiamo come una forza sulle mascelle, la bocca si apre da sola, piano piano con dolcezza e pronuncia un bel OOOHHH estasiato e piano piano si alza, in un movimento automatico ed incontrollabile, verso una parete immensa: ecco cos’è… è il diedro!!!!! Il bello del granito è l’incapacità di valutare in prima battuta il senso della misura: appare proprio come un libro aperto….il problema è quando abbiamo fatto la prima mossa per girare la prima pagina: meno male che eravamo in “cinque”.

Bastano quattro minuti e la carica è tutta in noi: calzato l’imbrago attacchiamo veloci, facciamo due tiri in uno e siamo sulle difficoltà; qui non te lo aspetteresti mai, però potevamo almeno immaginarlo. Quello “sciacallo” di Niedermann vuole farsela in solitaria….e noi come dire di no….ad un mito….ad un ometto….Conoscevamo il tipo, le cose fatte, sapevamo che si sarebbe emozionato, ma non immaginavamo COSI’ TANTO: le sue lacrime di gioia per questa ripetizione hanno cominciato ad invadere tutta la fessura del diedro, che bagnato fradicio….non ci ha permesso di proseguire oltre, mentre lui….si sempre lui, usciva tra il nostro stupore e l’incazzamento….ci ha salutato dall’alto e ha detto che, non avendo una corda, preferiva uscire “tranquillo”, tanto conosceva un paio di vie di fuga! Come dargli torto?

A questo punto noi eravamo praticamente bloccati, come i remagi!!! Solo che loro hanno avuto la Stella Cometa ad aiutarli…noi, invece,….

Pieni di rabbia posizioniamo le membra sulle seggiole delle doppie e giu’ verso i sassi della base dove progettiamo un’alternativa: ormai sono già le 12.30 e non è facile, ma la passione distrugge tutto….anche il biglietto del ritorno con la funivia. Perché dobbiamo per forza tornare a casa?….e poi quel canale a ritroso fa proprio pena, col rischio che tutto ci precipiti sulla testa. Non è che possiamo trovare una valida alternativa?

“Ma perché dobbiamo fare i pessimisti!!! Mi sembrate dei Gufi!!!”

Ecco la parolina magica….”ecco la nostra via!”….”La Via dei Gufi!”

Uno sviluppo di circa 500 mt con un po’ di cresta….dovremmo farcela. Abbiamo appena finito di pronunciare la “A” di farcela che siamo gia’ al 3° tiro. Ormai siamo dentro e che razza di dentro: tiri su tiri, diedri su camini, fessure su placche….insomma proprio come descritto nella relazione….peccato pero’ (come direbbe qualcuno) che i tiri sono stati mischiati ed estratti dal cappello….a caso. Non c’è nulla che corrisponde…! Ma non corrisponde perché è sbagliata la relazione o perché non siamo capaci di andare in giro? Bella domanda….comunque capita, non è la prima volta e non sarà nemmeno l’ultima e qualche anno fa ci hanno insegnato ad “uscire” in ogni caso.

Non è bello quando sei in mezzo ad una simile parete leggere la relazione e non capire un favo!

Dopo altri 10-13 tiri, mai estremi ma neanche banali eccoci sulla cresta: ci si spalanca davanti un ambientone micidiale fatto di guglie, baratri e tensione….quest’ultima per la nostra via d’uscita. “Dove sara’ la discesa?….perché come sappiamo la via non finisce mai dove noi vogliamo!!! La cima è dove uno la pone ma la discesa NO, è sempre e solo in un punto ben preciso!

Alle 19.00 siamo sull’ultimo sasso che forma la “sciom” felici come quattro bambini piccoli….le mani stanche fanno a gara per raggiungersi e per rinforzare il morale: l’importanza di un suono, una pacca sulla spalla, un sorriso, la solita vecchia emozione, davanti ad un inizio di tramonto fantastico, mentre tutto è perfettamente fermo….tranne l’acqua dei torrenti, con quel rumore perpetuo, ma estremamente elegante e famigliare.

Dopo aver diviso in 4 le ultime 2 gocce di acqua eccoci in cerca della famosa discesa fatta di tracce di sentiero. Purtroppo solo oggi, a distanza di mesi, ci possiamo ricordare quali fantastici colori ci hanno accompagnato in questo momento della nostra salita (discesa?)….purtroppo come diceva sempre quel famoso filosofo “La contemplazione è un lusso, l’azione una necessità” e quindi qualcuno o qualcosa (direi meglio qualcosa!) dovevamo pur perderla!!!

Comunque questo sentiero ha una pendenza del 100% e i gradoni da fare sono almeno di 15 mt ognuno!!! Fate un po’ voi.

Non ci restano che 2 soluzioni: o piangere e bivaccare sulla cima con tutta una serie di conseguenze oppure lanciare una bella doppia nel vuoto e portarci direttamente alla base. Questa seconda scelta sembra essere la migliore visto che dopo 10 minuti tutti e 4 i remagi sono sui gandoni con le labbra a baciare terra. Ci giriamo verso valle quasi per ricordarci che la nostra avventura non e’ ancora finita ed un secondo dopo….viene giu’ una scrivania dalla parete vicina, con un boato che ci riempie la schiena di brividi….come al solito ci ricordano che non si deve perdere tempo e che l’occhio in montagna vuole la sua parte e qualcosa in piu’.

Sono le 20.15, il tempo stringe, la luna è gia’ lì che ride, il buio avanza e noi???

Eh già, noi siamo come i bambini dopo una bravata….l’abbiamo combinata, ne siamo fieri, ma abbiamo lasciato tutto in ordine, come l’abbiamo trovato affinché qualcun altro possa goderne allo stesso identico modo.

Ci sono varie alternative, ma la piu’ logica è quella di catapultarsi verso valle, la diga prima e la valle poi anche se ormai comincia a fare buio e di frontali ne abbiamo 2, di cui una molto “mini”.

In circa 20 minuti siamo alla diga, dove svuotiamo i rubinetti….non avanzera’ piu’ una goccia d’acqua e poi via verso la discesa….lunga, ma lunga.

Si barcolla, si scende a memoria, dopo anni ed anni di camminate fatte con un passo avanti l’altro, ormai conosciamo a memoria questa manovra e meno male che è cosi’.

I piedi cominciano ad urlare, la gola esce dalla sua sede sparando fiammate….insomma è un casino.

Tutto cio’ dura fino alle 22.05 quando “freschi come rose” giungiamo alle auto.

La sorpresa non poteva mancare: sul vetro 3 fogli….3 richieste di divorzio….l’altra arrivera’!!! Ma come hanno fatto? Con chi sono venute? E si che avevamo fatto in modo di non lasciare a casa nessuna macchina!!!? Questa volta siamo proprio fregati!

Per evitare drammi ulteriori chiamiamo casa e tranquillizziamo tutti che nel frattempo si erano gia’ adoperati per avere nostre informazioni.

Stanchi marci prendiamo la strada del ritorno….ma,….ma si…ci sono sempre loro….gli Svizzerotti, e questa volta anche gli Italiani fanno la loro parte.

In dogana l’ultimo episodio degno di nota: il classico controllo delle 22.40: necessario, indispensabile, assolutamente lecito e rapido. Naturalmente noi ligi al dovere “scendiamo tutto dalla macchina”, “usciamo i documenti” (e pensare che sudavamo anche dalle foto della carta d’identità!!!).

Loro, invece, a controllare tutto anche sotto i sedili, negli zaini, negli scarponi….noi subito a rassicurarli dicendo che l’unica cosa da dichiarare era la stanchezza. Avevamo paura perché una volta un nostro amico alla domanda “Qualcosa da dichiarare?” ha risposto “Acqua Svizzera” con una serie di conseguenza che si possono ben immaginare. Ad ogni modo quello che cercavano di certo non l’avevamo noi. Abbiamo saputo dopo che, durante il ns controllo, sono filate via 2 macchine piene di cocaina, un camion pieno di mitra d’esportazione, una diligenza con su 4 clandestini di ignota identita’, ed infine 4 auto con 5 drogati, siringa direttamente nel braccio fuori dal finestrino!!!! Tutto cio’ non ci riempie di gioia….però noi almeno en fa’ ul nostr duer!!!

Espletate le varie pratiche ripartiamo finalmente con destinazione casa fino a che, sull’ultima curva della Bregaglia chi t’incontri? Ma sì, ancora Niedermann che stava mettendo a nanna le sue vacche!!! Lui mai stanco….ci saluta e dice che dobbiamo tornare; che si è divertito esattamente come trent’anni fa e che ogni tanto vale la pena di rivivere certe sensazioni. Ci vuole vedere ancora tutti per offrirci una birretta.

Noi sicuramente abbiamo vissuto una giornata intensa fatta di 13 ore ininterrotte di ginnastica, abbiamo fatto la milionesima ripetizione di una via, anche se non quella studiata a lungo, abbiamo messo via ancora un po’ di esperienza nello zaino (e questa solo noi sappiamo dov’è e nessun doganiere ce la trovera’ mai!), abbiamo qualcosa di piu’ in comune (oltre all’avvocato che ci assistera’ nelle pratiche!), oltre alla spada dei 4 moschettieri e….alla corona dei remagi.

In realtà Nidermann non è venuto con noi, ma la sua figura ci ha accompagnato in questa nostra giornata memorabile, una delle tante….e ci ha fatto sognare ancora di piu’, visto che di vie ne ha fatte mica da ridere e quelle poche che abbiamo rifatto anche noi non le abbiamo ancora dimenticate. Incontrarlo sarebbe veramente una bella esperienza.

Per il momento ci accontentiamo di quanto, ma soprattutto di come riusciamo a portare a termine le nostre esperienze.

Alla prossima….sempre che gli avvocati ci facciano uscire presto!

Un Tenaja, un Pollo..un Gegio, un Pata.

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