Lunghezza: i soliti due tiri.
Grido di battaglia: Eooo, porco reeeo!!!
E vai, finalmente abbiamo piazzato anche noi il nostro bel viozzo! Dammi un cinque!!
Ora anche noi possiamo leggermente tirarcela, visto che qualcosa di buono abbiamo combinato.
Avevamo in mente da molto tempo questa salita e alla fine siamo riusciti a fare in modo che l’attrazione diventasse più che fatale.
Erano almeno 4 anni che la sognavamo, ma per una ragione o per l’altra non siamo mai riusciti a farcela.
Oggi, grazie alla nostra piccola esperienza acquisita, abbiamo saputo superare le “difficoltà” della via.
Da parte nostra eravamo convinti di non fare tutta la fatica che invece abbiamo fatto.
Stiamo parlando naturalmente dello spigolo Nord del Badile e la nostra soddisfazione è veramente grande.
Domenica 28 luglio 1996: piove ma è comunque fissata la partenza dalla civiltà per i Bagni di Masino, dove lasciamo una vettura per il ritorno. Quindi ripartenza per Bondo, con successiva salita al Rifugio Saas Fourà.
Lunedì 29 luglio 1996: ore 5.00 partenza per l’attacco della via, con discesa per la normale alla Gianetti; quindi discesa definitiva ai Bagni.
Obru: Luca, Antonio, Mauro e Jean.
Ma veniamo al racconto: giunti, di domenica, in prossimità della dogana obru 4 si accorge di non aver portato la carta di identità (Bravo!!).
Comunque i delinquenti non li beccano mai e riusciamo indenni a passare il confine.
Dopo aver pagato anche l’aria svizzera lasciamo la vettura sotto il bosco e ci inerpichiamo su per il sentiero sotto una cappa di umidità da paura.
In un’ora e un quarto siamo già al rifugio, dove migliaia di persone sono già assiepate.
“Ma si, questi hanno portato la roba, ma è tutta scena!”
Per attirare ancor di più l’attenzione ecco che il terone di turno decide di rompersi i tendini, ciondolando su per una doppia sullo spigolo.
Avvisato il soccorso ecco arrivare l’elicottero che in 4 e 8 lo porta via.
Alle 15.30 decidiamo di fare un sognetto per poi svegliarci e dissertare su metodi di conquista, romanticismo, ma soprattutto per risvegliare l’allegria che c’è sotto le coperte.
Da bravi ci dirigiamo all’attacco per studiare bene la via; scattiamo qualche faccia e giù, a mangiare la pappa.
Il servizio è da ristorante a 4 stelle (con quello che abbiamo pagato!!) e il cibo è abbondante.
Dopo aver letto le relazioni eccoci a dormire.
Lunedì: la giornata si preannuncia bella, difficile e lunga; nonostante le previsioni il tempo è dalla nostra.
Ci portiamo in un’ora circa all’attacco, facciamo un po’ di conserva e via, su per lo spigolo.
Centinaia di crucchi (di mmerda!) ci mettono i bastoni fra le corde, ma noi non molliamo, siamo troppo decisi e in un’ora e quindici siamo alla placca Risch (più lisch che risch); non una parola, non una bevuta, solo concentrazione e concretezza.
Tutti i riferimenti (placca, lama staccata, corridoio, filo, frana) vengono trovati.
Ogni tanto dalla Nord-Est c’è qualche scarica e sulla Nord-Ovest si aprono baratri da paura, ma noi….via decisi.
“Quanto manca?”
“Due tiri!” “Bene, dai che siamo fuori!”
Dopo un’ora: “Quanto manca?”
“Due tiri!” “Bene, forse è fatta!”
Insomma per 14 volte abbiamo detto la stessa cosa: due tiri!
Alle 15.00 siamo in vetta per le varie dediche e dopo aver pappato i dolci, siamo pronti per la seconda parte: la discesa.
Scendiamo per la normale che oggi è fittonata e dopo qualche passo, infatti, troviamo le prime quattro doppie.
Con un nuovo sistema brevettato qualche mese fa piombiamo a metà parete, ma da qui cominciano i casini.
Anzichè tenere un canale alla nostra sinistra, ci perdiamo per i meandri della parete alla nostra destra e così perdiamo la via.
Ma la cosa dura poco, in quanto sotto di noi c’è una cengia accogliente: se la raggiungiamo abbiamo buone probabilità di raggiungere la croce, da cui calarci definitivamente verso il nevaio.
Dopo due ore di tira, molla, meseda avvistiamo la croce: siamo quasi fuori.
Con due doppie da 50 mt usciamo dal manico del Badile.
Il resto è ulteriore fatica: 10 min. di contemplazione e poi 40 min. e siamo alla Gianetti, dove telefoniamo.
Dove gli altri si fermano, noi continuiamo: ripartiamo “ancora” in forma verso i Bagni, dove arriviamo alle 22.00 in punto.
Da notare che verso le 21.00 abbiamo cominciato a vedere una luna piena incredibile.
Ma non è ancora finita, almeno per noi!
Arrivati alla macchina dobbiamo riportarci in Svizzera a ritirare l’altra.
Obru 2 e 4 si fermano a Villa di Chiavenna per evitare la dogana e si appisolano sulle panchine come veri clochards, mentre obru 1 e 3 vanno a ritirare le auto.
E’ stata una bella salita e ora siamo belli allenati anche in vista del Bianco!!!
Alla prossima!!