AFFACCIATI SULLA BELLEZZA – Dolomiti di Fassa

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  • CIMA: Catinaccio d’Antermoia mt. 3.004
  • GRUPPO: Rosengarten – Val di Fassa
  • VIE PERCORSE: Ferrata EST in salita e Ferrata Ovest in discesa. Il sabato è stato percorso il Sentiero attrezzato delle Scalette al Passo Lausa mt. 2.700, nel contesto selvaggioso dei Dirupi del Larsec;
  • DISLIVELLO & SVILUPPO: giro completo di circa +1.580 mt di dislivello (di cui +1.100 mt il sabato e + 480 mt la domenica) per 23 km di sviluppo completo sul giro a cerchio.
  • NOTE: un elemento su tutti che ha condizionato positivamente il weekend, il meteo super con due giorni da favola. Siamo stati partecipi anche dell’Enrosadira!
  • DIFFICOLTA’: solo nel contarsi; un paio di volte è apparso l’incubo del 32, un numero che non ha aiutato a lasciare solo la & commerciale che di solito si posiziona tra Ansia & Angoscia.

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Una vedetta su tutto il gruppo del Rosengarten, il Catinaccio d’Antermoia (detto anche Kesselkogel per gli antenati Ladini) è stata la nostra meta per la gita gemellata Cai Desio/Cai Montevecchia 2019. Quando si dice che la congiunzione astrale può giocare a favore: praticamente uno dei più bei weekend di questa estate, che sembra protrarsi in questo settembre piuttosto caldo. Dire che abbiamo semplicemente prenotato il sole stavolta è riduttivo; neanche nelle migliori ipotesi potevamo immaginare simili temperature o limpidezza di cielo. Mi sono accorto che fosse bello, ma la vera emozione l’ho avuta all’uscita in cresta proprio nei pressi della croce, dove l’immagine dell’universo era semplicemente unica e quasi completa. Peccato solo la curvatura celeste!

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Ormai questo gruppo di Brianzoli è conosciuto nelle Dolomiti da anni e quindi ogni tanto qualche local ne studia una peggio dell’altra per tenerci alla larga, ma lo racconteremo presto.

Non è stato facile, come al solito, mettere insieme un gruppo così numeroso, che doveva essere ben più nutrito; tuttavia le scosse di assestamento hanno portato a stabilizzarsi sul 33, numero comunque perfetto e vecchio adagio che porta immediatamente verso il famoso Trentatré Trentini (ex Brianzoli).

Ritrovo al parcheggio di Pera di Fassa per le 8,15 del sabato….poi ognuno faccia come vuole per raggiungere la meta: chi il venerdì, chi il sabato all’alba. Fare i biglietti e capire che l’impianto è a cinque km di distanza disorienta, soprattutto al mattino presto e quando sai che la seggiovia in realtà è sopra la capoccia. Motivo? Succede che il secondo tratto della seggiovia è guasto: più kulo che anima. Il disagio si aggiunge al fatto che le navette del Gardeccia non ci sono più e quindi? Con un prezzo via di mezzo tra seggiovia e funivia ci portano ‘gratuitamente’ con la navetta a Vigo e saliamo in funivia al Ciampedié, non senza i soliti problemi del mettersi in coda e rispettare il proprio turno. Chissà perché è sempre la solita storia e nessuno sul posto che regola il “flusso dei manzi”, senza che la gente si prenda a sprangate. Noi non abbiamo le picozze per questa uscita, ma un po’ di gente grossa l’abbiamo.

Anche perché quando ti metti a sbraitare, dall’altra parte trovi un kruco che ti guarda come la mucca guarda il treno….

Per questo scherzetto perdiamo un’ora abbondante sulla tabella di marcia, ma oggi ne abbiamo almeno dieci di riserva con il meteo favorevole, quindi un po’ di margine in saccoccia. Partiamo con l’incanto del Catinaccio e del Vajolet davanti agli occhi. Qui i ricordi sono sempre al top, ogni volta.

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Scendiamo al Gardeccia ed imbocchiamo il sentiero che attraversa sotto i Dirupi del Larsec , immettendo nel canalone di accesso al Sentiero delle Scalette. Qui sempre poca gente. Siamo accompagnati dall’alto da numerosi parapendii che sfruttano le correnti di questa incredibile prima giornata del weekend.

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Il sentiero conduce in angoli remoti e paesaggi lunari: conche dimenticate da tutti tranne dalle cartine e dossi che conducono al Passo della Lausa a 2.700 mt dove ci trastulliamo tra foto ed un primo assaggio di vinello bianco.

Scendiamo poi al rifugio Antermoia che si manifesta nella sua bellezza: non è un posto facilmente accessibile, visto che occorrono un po’ di ore da tutti i lati per raggiungerlo, ma poi se ci passi una notte ti accorgi di tutto: trattamento ed accoglienza super. Ottimo il costo della mezza pensione. Che dire: bisognerebbe invertire i rifugisti, magari con certe nostre valli (Val Masino per esempio?) per verificare se la valorizzazione di un luogo è figlia del passato a tutti i costi o della bellezza unita al progresso, nel rispetto di tutto.

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Passiamo una serata cordiale tutti insieme e la luna piena ci accompagna verso il riposo: camere perfette e igiene ai primi posti. Quest’anno non abbiamo avuto episodi emblematici: anche la Tempesta Vaja dello scorso anno ha più che compensato gli eventuali episodi notturni. La quantità di legna presente ai lati delle strade dell’Alto Adige ha fatto scendere il prezzo di questo materiale e quindi anche russare oggi è poco conveniente; non ti porta sul mercato ed anche se ci vai il margine è negativo.

Quindi? Quindi foto notturne, sonno ristoratore ed alle ore 7.00 operativi come in cantiere.

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Stavolta ho temuto che la colazione fosse fatta dopo la salita: tutti pronti prima dell’orario convenuto. Colazione super con tutti i crismi e poi alle ore 7.50 partenza verso la nostra meta. Temperatura fantastica e via. Attacchiamo la base della Ferrata Est del Kesselkogel verso le 9.00 ed alle dieci e qualche minuto siamo in vetta, dove la gioia prende il sopravvento. La giornata è a dir poco unica, si-vede-in-ogni-dove e non siamo i soli ad essere rapiti dalle emozioni. Anche dal lato ovest sono contestualmente arrivate altre comitive. Tempismo perfetto così che anche le discese diventano più gestibili.

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Baci, abbracci, foto…..insomma il solito rituale che si tramanda da una cima all’altra, col tempo che si mantiene al super-bello. La cresta sommitale va percorsa con massima attenzione per evitare voli altrimenti gestibili e poi la discesa avviene per noi sul lato ovest (opposto a quello che abbiamo percorso in salita).

Arriviamo al Rifugio Principe dove troviamo un po’ di baraonda, ma soprattutto i soliti noti: stavolta vorrebbero salire la ferrata con un paio di cani. Ognuno fa quel che vuole, nel caso specifico sembra che il Qi dei cani abbia prevalso….

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L’euforia irrazionale a km zero si manifesta di solito così: birra accompagnata da speck & patate! Il Passo Principe è un angolo fiabesco dove cartelli di legno ti invitano a buttare via la fatica per immergerti nuovamente in anfratti calcarei più o meno profondi, con nuove vedute e nuove visioni sui giri futuri. Che dire di una capatina al Rifugio Bergamo coi suoi interni in legno e l’atmosfera mistica che lo circonda? Eh, un peccato non averlo fatto, ma oggi abbiamo già dato.

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Il rientro adesso ci aspetta in tutta discesa, prima verso il Rifugio Vajolet e poi verso il Rifugio Gardeccia. Passare sotto il Catinaccio e le Torri per noi ha un valore molto profondo; c’è il tempo per un saluto anche al nostro Egidio o, meglio, al posto in cui per anni abbiamo condiviso canzoni che lui accompagnava con la chitarra, in fresche serate di agosto, nel dopo-cena dei corsi roccia…..

Ci ritroviamo tutti a Gardeccia per l’ultima parte del viaggio: non transiteremo più dalla funivia, ma dalla seggiovia che ora sembra ripristinata e che ci depositerà sul tetto delle nostre auto.

I trentatré trentini si cambiano e tornano ad indossare la casacca brianzola (che con tutto il rispetto non è seconda a nessuno!), ma non immaginano ancora il quinto teorema della Teoria del Caos.

Questo recita più o meno così: nel weekend di metà settembre, quando l’anticiclone delle Azzorre crea un incesto con quello Africano, vuol dire che la Brianza si stacca geo-morfologicamente dalla sua sede per accoppiarsi con le Dolomiti. L’effetto è devastante (un altro Caos per dirla ‘alla Boris’) e produce in tutti i cittadini che abitano dalla Romagna al Brennero un’eccitazione ed una vendetta che si traduce nel mettersi alla guida ed ingorgare tutto il Nord. Elemento di disturbo ulteriore il nostro Marinelli con le sue “mele”: il fatto di non saper scegliere velocemente dove comprarle acuisce il suddetto caos.

In queste circostanze gli anagrammi sono lungimiranti: abbiamo capito che il CASO ci porta a casa in scioltezza e senza traffico qualche volta (rispecchiando il principio delle probabilità), mentre il CAOS è proprio devastante (e si presenta il più delle volte).

Se i TrentaTré trentini entrarono in Val di Fassa trotterellando, non altrettanto fecero al rientro. Potremmo dire che sono rimasti piuttosto sotto le terga del cavallo, con tutte le conseguenze per le ore trascorse in auto.

Molti di noi, appena scesi dalla macchina, han dovuto prendere un pennarello e ri-disegnarsi la Riga-del-Kulo!!!

Un grazie come al solito a tutti coloro che hanno partecipato, perché crediamo si siano divertiti, perché han reso possibile una gestione rapida dei percorsi e perché hanno garantito il rispetto e la tradizione che ormai accompagnano la gita di Settembre di un bel binomio: Desio & Montevecchia.

E comunque….il bello esiste!

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I 33 Trentini: Stefy, Patrizia, Anna, Francesca, Roberta, Angeletta, Elena, Annalisa, Anna, Katia, Lucia (merito anche a lei di aver percorso itinerari escursionistici alternativi percorrendo la Valle del Vajolet e la Val Duran da Pera a Mazzin), Sara, Luciana, Federica, Sibilla, Pier, Alessio, Antonio Inox, Enrico, Erik, Lele, Massimo, Marinelli, Max T, Pier di Desio, Boris, Bob, AleNuzzo, GigiM, Davide, Gianluca, Andrea e Patajean.

by® Patajean

 

 

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