“Omnia praeclara, rara” – Tutte le cose belle sono rare [Cicerone, De Amititia, 79]
A ottobre quando si pianificano le gite invernali si fa anche a gara a chi la spara più originale. Quest’anno Stefania lancia l’idea di andare sull’Etna e invita a pensarci su, ma non troppo; infatti bisogna prenotare subito prima che i prezzi dei biglietti aerei salgano. Si forma quindi un gruppetto: Stefania, Anna, Sara, Pier, Sibilla, Gigi, Guido, Enrico e il sottoscritto. A inizio novembre durante la serata con Hervè Barmasse a Cesano Maderno si vuole coinvolgere qualche ex allievo di razza e Roberto aderisce. Ma appena viene a saperlo Alessandro si aggrega pure lui che però, purtroppo, 15 giorni prima della partenza si infortuna al piede. Sarà idealmente con noi tutto il viaggio e lascerà il posto all’ amico Michi.
L’obiettivo del viaggio di tre giorni in terra di Sicilia era fare la traversata sud-nord dell’Etna facendo campo base al Rifugio Sapienza e appoggiandoci al CAI di Catania, senza capire bene come (anche se la sorpresa si è rivelata poi straordinaria). Ci siamo poi preparati a puntino sulla navigazione GPS sapendo che uno dei rischi era di perdersi a causa delle repentine nebbie. Inoltre abbiamo considerato quello che è l’aspetto di rischio più ovvio: cioè che l’Etna è un vulcano attivo. Cosa tanto ovvia che poi ho visto scialpinisti avventurarsi sul bordo del cratere di sud est a poca distanza dalla bocca che 3 giorni dopo sarebbe esplosa; cosa tanto ovvia che nelle varie relazioni in rete più o meno recenti dove si parla di una semplice gita BS.
Ci raduniamo dunque alle 4 di venerdì 24 da Stefania, dove facciamo conoscenza di Michi (la cui prorompente risata ha rischiato di oscurare quella ormai leggendaria di Gigi e quando i due ridevano assieme era da chiedersi se era l’Etna che aveva ripreso l’attività stromboliana). Decolliamo da Orio al Serio alle 6,30 e atterriamo a Catania alle 8,00. Mi chiedo se l’Italia l’ha unita Garibaldi oppure Ryan Air considerato che andata e ritorno con gli sci appresso costa solo 130 euro.
Scesi dall’aereo la prima battuta “brianzolona” è di Enrico: “Bergamo-Catania: un’ora e mezza; Balisio-Brioschi: tre ore, ma a caminà…..”.
Fuori dall’aeroporto ci attende Claudio del Cai Catania debitamente furgonato. Carichiamo su tutto e prendiamo anche una Panda a noleggio
Da quel momento è come se fossimo stati catapultati in un sogno, tanto che faccio fatica ancora adesso a capire se quanto accaduto in quei tre giorni siciliani fosse realtà o immaginazione (e non è stata solo una mia sensazione). La disponibilità dei “colleghi siculi ” ci ha mandato tutti al tappeto: va bene la comune militanza nel CAI, va bene che contribuivamo alle spese del pulmino, va bene tutto, ma l’ospitalità siciliana ci ha praticamente ubriacato e abbiamo avuto momenti in cui è stato veramente difficile mantenere la lucidità per mettere insieme una semplice scaletta delle cose da fare nella giornata.
Si comincia con la prima tappa fuori dall’aeroporto dove ci fermiamo per un bel cannolo alla ricotta
Proseguiamo quindi verso Nicolosi e poi verso il rifugio Sapienza con paesaggio che man mano diventa sempre più lunare e dove Claudio ci descrive nell’esatta successione cronologica le varie colate. Ci sono pure abitazioni inghiottite.
Sulla strada alcuni venditori di bob e moon boot e catene ci ricordano i primi assalti di massa alle montagne delle nostre parti negli anni ‘70.
Al rifugio Sapienza la voglia di sci ci prende immediatamente e così si decide per la “Montagnola” con 700 m di dislivello.
Aggiriamo i “crateri silvestri” e ci alziamo su neve via via sempre più grigia per via delle ceneri del vulcano.
Tira un vento forte e il sole splende sia pure con una notevole foschia tipica dello scirocco.
Davanti a noi lo sbuffo dei crateri sommitali e a destra la desolata valle del bove, grande sfogo per le colate laviche.
La discesa è appagante su neve trasformata, anche se non proprio uniforme, e si snoda tra piccoli crateri quasi come un toboga.
Le previsioni meteo per l’indomani non erano proprio rosee e quindi passiamo la serata da un sito all’altro attaccandoci a quello più benevolo. Enrico dice di lascar perdere e di confidare nel colonnello Bernacca che già una volta al Pizzo Arpiglia ci ha assistito.
Sabato ci incontriamo con Antonio che ci avrebbe accompagnato nella traversata del vulcano.
Tipo di poche parole, a inizio gita, inesauribile a fine gita, incommensurabile nel post gita. Ma andiamo per gradi. Risaliamo le piste e dopo un’ora e cinquecento metri di dislivello il vento da sud ovest si porta via ogni nuvola facendoci godere del desolato contrasto bianco-nero (neve-lava)
interrotto periodicamente dal fragore di una bocca sul cratere di sud est che cominciava a lanciare lapilli anticipando la colata che sarebbe iniziata due giorni dopo.
Fa specie considerare che la traversata sarebbe stata impossibile solo una settimana dopo per la presenza di un insormontabile ostacolo prodottosi solo in pochi giorni
Proseguiamo aggirando a sinistra i i crateri sommitali evitando di salire sull’orlo.
Benchè molti lo facessero, la guida Antonio non sembrava tanto dell’idea, anche perché nel frattempo stava arrivando la nebbia. Oltrepassiamo zone dove è evidente l’azione del calore sotto il manto di neve e pensiamo quindi a evitare pericolosi ponti che potrebbero crollare.
Tolte le pelli ci lanciamo in discesa con neve dal ghiacciato a un gessoso inusuale dalle nostre parti.
Abbassandoci il tempo si ristabilisce al bello. Antonio lascia il tracciato classico per imboccare un canale più a est e lì inizia un discesone su firn riscaldato al punto giusto. I colori in controluce sono bianco e nero. Tra urli e
…marie, giungiamo raggianti Piano Provenzana.
Miiiiiiiiiiiiiiiii, CHE SKIADA BAGAI, aaaaaaaaaaaah!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Claudio è venuto a recuperarci con il pulmino e noi già pensiamo ad un tranquillo rientro di un’oretta al Rifugio Sapienza.
Nient’affatto. Dopo due chilometri di discesa Antonio scatena il dibattito sulla gita del giorno dopo: dal Rifugio Citelli ci sono dei canali bellissimi che si fanno con tre orette a disposizione. Quindi: un’ora e mezza per arrivarci, un’ora e mezza rientrare, cambiarci, trasferirsi a Catania, visitarla, mangiare al ristorante ed essere all’aeroporto alle 19. Si inizia a mettere insieme la scaletta: partenza dal Sapienza e ritrovo con Antonio al bivio per Zafferana e Milo. Già, ma a quel punto viene fuori che non abbiamo il pulmino perché Claudio è impegnato con la compagna in giorno di riposo e si libera solo alle 17 per portarci in aeroporto. Poi manca anche il pulmino che è impegnato in un’altra gita. Antonio per nulla scoraggiato urla: “Claudio, dicci a Stefania di parlare con Gigi (il boss del CAI Catania, ndr)” e Claudio che stava guidando: “Stefania (che era seduta di fianco) non è mica sorda!!!, adesso lo chiama! E Antonio: “ma perché Gigi non risponde?”; poi chiama la moglie perché se non c’è il pulmino si possono mettere insieme delle macchine. Poi convince la moglie a guidare. Insomma arriviamo a Zafferana Etna in stato confusionale dove Antonio ci porta in un’elegante pasticceria in abbigliamento non proprio adeguato.
Alcuni di noi si gustano l’ennesimo cannolo mentre Michi predilige la “cartocciata” di spinaci.
Al momento di pagare Antonio chiede lo sconto dicendo alla cameriera di parlare con “Angelo”, suo amico. La cameriera dice che non c’è nessun “Angelo”. In ogni caso dopo esserci ampiamente rifocillati usciamo pagando 4 euro a testa. Si riprende a discutere della logistica del giorno dopo, mentre qualcuno sbircia sulle previsioni meteo non proprio incoraggianti. Nel frattempo Antonio ci chiede se vogliamo andare a vedere il castano centenario o la grotta di lava o tutt’e due (già, perché la giornata è stata molto noiosa finora). Si decide per la caverna e a un certo punto Antonio urla a Claudio, che ha un soprassalto, di fermarsi. Scendiamo e a lato della strada entriamo in un inquietante anfratto da dove si spalanca un tunnel naturale di lava lungo 200 metri. Ci avventuriamo con le frontali e le luci dei telefoni rimanendo incantati dalla formazione rocciosa. La lava incandescente aveva scavato un tunnel a sezione circolare. Poi, diminuendo il flusso aveva iniziato a scorrere a pelo libero e una volta fermatosi e solidificatosi, aveva formato il piano dove stavamo camminando
Ripreso il viaggio rientriamo al rifugio Sapienza non avendo capito nulla di cosa si sarebbe fatto il giorno dopo. Radunatici, decidiamo per fare una gita breve verso la Valle del Bove; del resto le previsioni erano pessime e non valeva la pena fare tanti trasferimenti con il rischio di non fare la gita del rifugio Citelli.
Mentre già ci pregustavamo un cena tranquilla ecco che saltano fuori le maschere di carnevale e in particolare “Biancaneve” (o meglio ”Belle”) subito ritratta con il nostro orgoglioso Pier. “Jonny Depp” animava poi un esilarante sketch in pasta siculo-brianzola
La mattina seguente arriva nei corridoi dell’albergo un urlante Antonio alla ricerca di “Pierooooooooooooooooooo!!!” cui doveva consegnare i limoni appena colti. E già: adesso Sara dovrà utilizzarli per fare il limoncello.
Sciamo per un paio d’ore con Antonio e l’amico Salvo
dopodichè decidiamo di spostarci a Catania. Decliniamo l’invito di Antonio che ci aveva proposto di andare ad Acireale dove c’era un carnevale tipo Viareggio, ma purtroppo non si poteva far tutto. In ogni modo ringraziamo di cuore Antonio perché in due giorni ci ha regalato la Sicilia.
Ma se Antonio lancia, Claudio raddoppia.
Prende il pulmino, sale anzitempo alle 12,30 al Rifugio Sapienza e alle 14,30 siamo a Catania con le gambe sotto il tavolo da “Don Turiddu” dove con 25 euro ci facciamo un’abbuffata post gita scialpinistica a base di pesce.
Per digerire al posto di un delicato Zibibbo (o meglio, in aggiunta allo Zibibbo), Claudio propone un tour de force turistico per la città, a cui non si poteva dire di no. Sembrava che le bellezze della città appartenessero a Claudio e che lui ce le mostrasse con orgoglio.
“Andiamo a scendere la Via Etnea!!”
“Fotografate!”
il teatro romano, il duomo, il Bellini
finchè non concludiamo con la visita alla sede CAI di Catania dal cui balcone ci saluta il Presidente del CAI di Paderno (Gigi).
E con questo saluto di unione e di ringraziamento rientriamo nel nostro bel Orio al Serio ancora increduli per questi tre giorni davvero così belli.
Grazie a tutti
Hanno partecipato: Stefania, Anna, Sara, Pier, Sibilla, Gigi, Guido, Enrico, Roberto, Michele, Alessandro (virtualmente), e i siciliani Claudio, Antonio e Salvo
Alberto